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Storia
del
vostro
vicino
di
casa
supereroe
di
Francesco
Pone
“Amazing
Fantasy”
era
una
serie
in
chiusura,
nel
1963.
La
Marvel
era
Marvel
da
poco,
e
da
poco
si
era
affacciata
nel
mondo
dei
fumetti
supereroistici
con
“Fantastic
Four”.
Quella
serie
fu
la
prima
scossa
che
fece
tremare
l’indiscussa
leadership
della
DC
Comics
di
Batman
e
Superman;
ma
il
colpo
definitivo
fu
il
numero
15
della
suddetta
Amazing Fantasy.
Fino
ad
allora
aveva
presentato
le
classiche
storie
di
mostri
con
cui
la
Marvel
era
a
stento
sopravvissuta
negli
anni
precedenti:
ma
nell’ultimo
numero
Stan
Lee
volle
fare
un
esperimento.
E’
semplice,
col
senno
di
poi,
ricostruire
quello
che
dovette
essergli
passato
per
la
mente.
Non
fece
altro
che
osare
di
piu’
di
quanto
avesse
fatto
con
Fantastic Four.
E
allora
prese
Peter
Parker,
un
ragazzino
gracile
e
mingherlino,
il
classico
“secchione”
del
liceo.
Orfano
e
senza
un
soldo,
allevato
da
due
amorevoli
zii,
in
un
esperimento
scientifico
viene
punto
da
un
ragno
radioattivo
e
acquista
dei
superpoteri.
Per
la
prima
volta
nei comics,
il
“dono”
dei
superpoteri
non
spetta
ad
un
vincente,
ma
ad
un
adolescente
pieno
di
dubbi
e
paure,
incapace
di
fare
la
scelta
giusta.
Il
primo
cliche’
fu
spezzato.
L’adolescente
(che,
tra
l’altro,
e’
il
tipico
lettore
di comics,
e
questo
Lee
lo
sapeva
bene)
non
decide
di
usare
i
suoi
poteri
per
aiutare
l’umanita’,
ma
per
fare
denaro,
per
prendersi
da
Uomo
Ragno
le
rivincite
che
Peter
Parker
desidera.
Il
secondo
cliche’
e’
spezzato.
Ma
le
ultime
pagine
di
questa
semplice
storia,
disegnata
dal
classico
Steve
Ditko,
furono
la
vera
fortuna
dell’Uomo
Ragno.
Un
giorno
Peter
incontra
un
poliziotto
che
insegue
un
criminale
che
lascia
scappare.
Pochi
giorni
dopo,
quello
stesso
criminale
uccide
suo
zio.
La
responsabilita’
e
il
senso
di
colpa
entrano
per
sempre
nel
cuore
del
ragazzo:
decide
di
usare
i
suoi
poteri
per
fini
non
piu’
personali,
coniando
la
celebre
frase
“Da
grandi
poteri
derivano
grandi
responsabilita’”.
Fu
un
successo.
Questo
supereroe
sfortunato,
che
si
deve
rammendare
da
solo
il
costume,
costretto
a
badare
alla
zia
malata
di
cuore,
a
sbarcare
il
lunario
vendendo
foto
di
se
stesso
nei
panni
dell’Uomo
Ragno
ad
un
giornale
che
non
fa
che
denigrarlo,
pieno
di
problemi
con
le
ragazze,
fa
breccia
nel
cuore
dei
giovani
americani
e,
ben
presto,
di
tutto
il
mondo.
L’arrivo
del
disegnatore
John
Romita
senior
poi,
e
l’ingresso
di
Peter
all’universita’,
segnarono
la
definitiva
consacrazione
della
serie
Amazing
Spider
Man,
nata
dalle
ceneri
di
Amazing Fantasy.
Con
Romita
l’atmosfera
si
fece
piu’
pop,
e
i
problemi
del
“Peter
uomo”
salirono
alla
ribalta,
facendo
da
contrappunto
ai
problemi
di
“Peter
eroe”,
che
si
trova
sempre
piu’
spesso
a
fronteggiare
avversari
drammatici
e
tridimensionali.
Vengono
introdotti
personaggi
storici
come
Gwen
Stacy,
di
cui
Peter
si
innamorera’
perdutamente,
e
Mary
Jane
Watson,
destinata
a
svolgere
un
ruolo
fondamentale
nella
sua
vita.
La
galleria
dei
suoi
nemici
si
arricchisce
ad
ogni
numero,
personaggi
dai
nomi
altisonanti
come
il
Dr Octopus,
l’Avvoltoio,
il
Goblin
o
il
Camaleonte
restarono
impressi
nella
memoria
dei
lettori
per
la
loro
infinita
umanita’.
Lee
e
Romita
acquistarono
così
il
merito
di
creare
una
solidissima
base
su
cui
moltissimi
autori
successivamente
potessero
lavorare,
sviluppando
e
aggiornando
quel
mosaico
che
e’
la
“vita”
di
Peter Parker.
Naturalmente,
assieme
al
successo,
si
accompagno’
ben
presto
una
proliferazione
delle
serie
del
Ragno,
che
dall’unica
Amazing
Spider
man
si
moltiplico’
in
serie
come
“Peter Parker,
the
Spectacular
Spider
Man”
(e
un
altro
tabu’
fu
sfatato:
quello
di
intitolare
una
serie
non
al
supereroe,
ma
all’uomo),
cui
presto
segui’
“Web
of
Spider
Man”.
Nel
frattempo,
la
serie
principale
era
stata
abbandonata
da
Stan
Lee
a
favore
di
un
giovane
diciassettenne
(!)
di
nome
Gerry
Conway:
che
con
la
sfacciatezza
tipica
dei
giovani
apri’
una
lunga
serie
di
lutti
personali
per
Peter Parker:
la
sua
morte
di
Gwen
Stacy
resta
uno
dei
momenti
piu’
alti
della
storia
dell’Uomo
Ragno.
In
realta’,
gli
autori
che
in
trent’anni
hanno
collaborato
alle
serie
del
Ragno
sono
di
certo
di
piu’
di
quanti
si
possa
nominare.
Peter
David,
a
meta’
degli
anni
‘80,
porto’
Spidey
tra
i
vicoli
bui
di
New
York,
ad
affrontare
storie
di
ordinaria
follia
e
nemici
di
fattura
totalmente
diversa
dai
classici super-villain:
la
criminalita’
organizzata,
la
droga.
Jean
Marc
DeMatteis
affondo’
la
sua
ricerca
nella
psiche
di
Peter
e
del
suo
nemico Goblin.
Questi
esplora
i
suoi
sensi
di
colpa,
ed
il
suo
modo
unico
di
reagire
ad
essi
in
celebri
saghe
come
“L’ultima
caccia
di
Kraven”
e
“Il
bambino
dentro”.
Oppure,
per
citarne
solo
un
altro,
Roger
Stern,
che
in
coppia
con
l’ancora
non
celebre
John
Romita
Jr
realizzo’
la
splendida
storyline
su Hobgoblin,
carica
di
mistero
e suspance.
Eppure,
in
qualsiasi
contesto
fosse
inserito,
Peter
riusciva
sempre
a
restare
un
personaggio
ben
riconoscibile,
sempre
con
la
battuta
pronta,
e
la
volonta’
di
farcela
nonostante
tutto
e
tutti;
questa
caratteristica
lo
rese
immune
dalle
successive
rivisitazioni
del
concetto
di
supereroe,
che
seguirono
la
pubblicazione
di
serie
come
Watchmen
e
Il
Ritorno
del
Cavaliere
Oscuro.
Oggi
Peter
e’
cresciuto,
sebbene
gli
autori
Marvel
facciano
di
tutto
per
nasconderlo.
Se
andassimo
ad
esaminare
la
sua
vita,
la
troveremmo
senz’altro
piena
di
forzature
e
incongruenze,
piena
di
eventi
superflui
e
spesso
infantili:
numerose
morti,
resurrezioni,
scambi
di
persona,
fino
all’ormai
tristemente
celebre
“saga
del
Clone”,
che
se
non
altro
ebbe
il
merito
di
far
rendere
conto
i
dirigenti
della
Marvel
che
ci
si
stava
muovendo
nella
direzione
sbagliata.
Ma
a
conti
fatti,
sono
le
belle
storie
che
restano:
e
di
belle
storie
che
parlano
di
Peter Parker,
ce
ne
sono
tantissime.
E
con
l’attuale
gestione
della Marvel,
targata
Quesada,
non
possiamo
che
aspettarci
il
meglio,
con
autori
del
calibro
di
Paul
Jenkins
e
John
Stracwynzky.
Piu’
volte
il
sottoscritto
ha
abbandonato
la
serie,
sempre
con
un
misto
di
tristezza
e
rassegnazione,
ed
ogni
volta
con
la
promessa
di
tornare
all’ovile
quando
i
tempi
si
fossero
fatti
meno
bui.
Attualmente,
Spider
Man
e’
il
personaggio
piu’
rappresentativo
della
Casa
delle
Idee,
per
molti
versi
piu’
degli X-Men,
forse
a
causa
del
suo
essere
“superuomo”
piu’
che
“supereroe”,
della
simpatia
che
tutti
abbiamo
provato
per
lui
quando
lo
vedevamo
arrabbattarsi
dietro
una
zia
malata,
mille
conti
da
pagare,
la
scuola,
e
la
responsabilita’
di
essere
Spider
Man.
Ci
siamo
dimenticati
dei
nostri
problemi,
leggendo
dei
suoi:
e
ne
siamo
sempre
usciti,
proprio
come
ha
sempre
fatto
lui.
La
storia
dell’Uomo
Ragno
ci
dimostra,
in
fin
dei
conti,
come,
per
quanto
le
cose
cambino,
esse
restano
sempre
le
stesse:
ed
e’
con
lo
stesso
cuore
dell’adolescente
di
anni
fa,
che
l’uomo
di
oggi
riesce
a
seguire
le
sue
avventure.
(6/06/2002)
Questo
articolo
è
stato
originariamente
presentato
sul
numero
datato
Aprile
2002
di
"Dimensione
Fumetto"
ed
è
pubblicato
col
consenso
dell'autore
e
dei
responsabili
della
rivista.
Info.:
mangafanzusa@hotmail.com
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www.dimensionefumetto.it
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