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Spider-girl di
Matteo
Losso
Sapete
chi
è
la
piccola
May
Parker?
Forse
avete
vissuto
al
fianco
di
Peter
e
Mary
Jane
i
lunghi
mesi
della
sua
gestazione
ed
insieme
a
loro
avete
imparato
ad
amarla
prima
ancora
che
nascesse.
E
forse
sperate
ancora
che
Norman
Osborn
abbia
in
realtà
rapito
anche
lei,
oltre
che
la
rediviva
Zia May,
ma
purtroppo
bisogna
rassegnarsi
al
suo
tragico
destino:
nel
“Marvel
Universe”
ufficiale,
non
c’è
posto
per
“Mayday”.
Una
figlia,
per
un
personaggio
che
mira
ad
un
target
di
adolescenti,
è
davvero
troppo
impegnativa
e
“fuori
posto”. Ma
fortunatamente
in
una
delle
infinite
curvature
dello
spazio
tempo,
c’è
un
mondo
in
cui
May
è
nata
senza
alcun
problema
ed
è
cresciuta
tra
le
amorevoli
cure
dei
genitori,
con
gli
stessi
valori
e
nella
stessa
casa
in
cui
Zio
Ben
e
Zia
May
allevarono
Peter
da
bambino:
questo
mondo
è
quello
di
“MC2”,
ovvero
“Marvel
Comics
2”.
Si
tratta
di
uno
dei
tanti
futuri
ipotetici
del
Marvel Universe,
ma
è
molto
più
“fruibile”
e
vicino
di
tanti
dei
suoi
predecessori:
non
è
troppo
lontano
ed
irriconoscibile
come
quello
del
“2099”,
né
è
apocalittico
e
“rivoluzionario"
come
quello
di
“The
Age
of
Apocalypse”,
bensì
è
una
naturale
evoluzione
del
mondo
e
delle
persone
che
già
ben
conosciamo
a
sedici
anni
di
distanza
dal
“presente”. E’
in
questo
contesto
che
seguiamo
le
gesta
di
May
“Mayday”
Parker,
brillante
studentessa,
ottima
giocatrice
di
basket,
amata
dai
genitori
e
ben
voluta
dai
suoi
amici
e
dai
compagni
di
scuola.
E’
una
ragazza
come
tante
altre,
con
i
problemi
tipici
di
qualsiasi
giovane
della
sua
età,
ma
ad
un
certo
punto
scopre
che
suo
padre,
anni
addietro,
era
l’Uomo
Ragno
(prima
di
perdere
una
gamba
nello
scontro
finale
con
Goblin
/
Norman Osborn)
e
che...
anche
nelle
sue
vene
scorre
il
“sangue
del
Ragno”!
Sarà
la
“maledizione
degli
Osborn”
a
cambiare
radicalmente
la
sua
vita,
dato
che,
per
salvare
suo
padre
dal
desiderio
di
vendetta
del
nuovo
Goblin,
il
“piccolo”
Normie
(ancora
più
folle,
a
prima
vista,
sia
del
nonno
Norman
che
del
padre Harry),
May
sarà
quasi
“costretta”
ad
indossare
il
costume
del
defunto
zio
Ben
(il
clone,
of course)
e
ad
assumere
i
panni
della
sensazionale
Spider-Girl!
E
questo
sarà
solo
l’inizio
della
sua
carriera
da
super-eroina... Il
personaggio
ha
esordito
sulle
pagine
di
“What if...?”
(vol.2)
#105,
di
Tom
DeFalco,
Ron
Frenz
e
Bill
Sinkiewitcz
(in
Italia
su
“L’Uomo
Ragno”
#274
-
Marvel
Italia),
ma
l’albo
ha
avuto
talmente
successo
da
essere
immediatamente
ristampato
come
“Spider-Girl”
#0
e
da
fornire
l’idea
di
base
per
l’MC2,
progetto
di
cui
la
serie
regolare
di
“Spider-Girl”,
scritta
sempre
da
DeFalco,
ma
disegnata
da
Pat
Oliffe
e
inchiostrata
da
Al
Williamson
(presentata
regolarmente
su
“L’Uomo
Ragno”
dal
#275
in
poi
-
Marvel
Italia),
è
la
vera
colonna
portante. Uno
dei
pregi
della
serie,
oltre
che
presentarci
storie
ben
scritte,
ben
disegnate
ed
appassionanti,
è
di
essere
una
vera
e
propria
“finestra”
su
un
futuro
Marvel
che,
pur
non
essendo
“ufficiale”,
sembra
quasi
“vero”,
con
personaggi
ottimamente
caratterizzati
e
che,
soprattutto,
hanno
subito
un
evoluzione
molto
“logica”
e
credibile.
Sulle
pagine
di
“Spider-Girl”,
infatti,
abbiamo
conosciuto
i
Fantastici
Cinque,
i
Nuovi
Vendicatori
o
Darkdevil
e
ci
siamo
divertiti
a
scoprire
le
versioni
“invecchiate”
di
Kingpin
(che
controlla
le
sue
innumerevoli
attività
criminali
dall’interno
di
un
carcere:
forse
sarà
un
pentito...!!!),
Phil
Urich
(il
Goblin
buono,
mentore
della
nostra
eroina)
o
Flash
Thompson (cicciottello
allenatore
della
squadra
femminile
di
basket),
senza
dimenticare
i
“nuovi”
Peter
&
Mary Jane:
una
coppia
sempre
più
matura,
affiatata,
quasi
in
simbiosi,
che
deve
fare
i
conti,
però,
col
passare
degli
anni
e,
allo
stesso
tempo,
col
passato
che
prepotentemente
sembra
riemerge.
E
“Spider-Girl”
ed
i
suoi
autori
danno
il
meglio
di
se
proprio
in
questo
senso,
grazie
all’incredibile
caratterizzazione
dei
personaggi
e
delle
dinamiche
interne
di
una
famiglia,
con
atteggiamenti,
situazioni
e
reazioni
assolutamente
realistiche
e
coinvolgenti,
sia
dal
punto
di
vista
dei
dialoghi
che
dei
disegni,
con
primi
piani
molto
azzeccati
e
figure
dalla
gestualità
davvero
espressiva.
Al centro di “Spider-Girl”, in ultima analisi, non ci sono i poteri e gli scontri con i super-criminali di turno, non c’è la corsa all’avvenimento sensazionale, né la ricerca di disegni e colorazione “iper-cool”. Il fulcro della serie è l’adolescenza, analizzata attraverso la figura di May, una sedicenne combattuta tra tensioni e segreti che la allontanano dai genitori, primi amori e conflitti interiori. Come il mondo “cambia” attorno alle persone durante il periodo più importante della loro vita (l’adolescenza, per l’appunto), così si modifica la vita di May alla scoperta dei suoi strabilianti poteri e delle responsabilità che comportano. Improvvisamente cambiano il suo atteggiamento, il suo corpo, il suo rapporto con i genitori, con i ragazzi, con gli amici, con i compagni di scuola, con lo sport, con lo studio. Tutto è più importante ed allo stesso tempo difficile e nulla sembra (è?) più uguale a prima, secondo una “parabola” assolutamente naturale. “Spider-Girl” e tutte le “trasformazioni” che questa nuova “identità” comportano per May, perciò, sono come una sorta di “lente deformante”, che amplifica ed esaspera i tratti generali dell’adolescenza, mostrandoci gli sconvolgimenti che porta nella vita di una teen-ager e delle persone che le vivono accanto. La serie, naturalmente, non è un trattato di psicologia adolescenziale, non è “stucchevole”, non si “fossilizza” né diventa stancante e “pesante”. Al contrario, l’azione e le trovate simpatiche e divertenti sono “all’ordine del giorno” e fanno di “Spider-Girl” un fumetto adatto per qualsiasi tipo di pubblico ed ordine d’età. “Spider-Girl”, infatti, muove i suoi passi dalle più geniali intuizioni di Stan Lee e dei suoi successori su “Spider-Man” ed è senza dubbio “Marvel style” allo stato puro. Ma nelle sue pagine c’è anche qualcos’altro, qualcosa di nuovo e totalmente diverso dal classico Uomo Ragno. La nascita di “Spider-Girl” non è solo conseguenza del “da grandi poteri derivano grandi responsabilità” che ha influenzato la vita di Peter dall’assassinio dello Zio Ben in poi. May non ha assolutamente nessuna colpa da espiare, anzi, ha una sua etica, ma il suo senso di responsabilità non è distorto ed amplificato dai sensi di colpa, come, invece, era per suo padre. Per May, Spider-Girl non è “un’ancora di salvezza psicologica” come Spider-Man era (e, forse, tuttora è) per Peter. Spider-Girl è una tappa della sua crescita, una fase della sua vita in cui la bambina May prende finalmente coscienza di sé e diventa una persona, una donna. Un momento unico per accumulare esperienze e crescere. Prima o poi si stancherà di “picchiare le mani” e diventerà un avvocato, una dottoressa, forse una giornalista, ma questo in fondo non importa. Non sarà più Spider-Girl, ma per noi sarà sempre la piccola “Mayday”, “giorno di Maggio”, e difficilmente riusciremo a scordarla.
Tutte le immagini presentate in questo dossier sono © Marvel Comics. (26/10/2001)
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