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Expocartoon annullata per guerra
Questo
il comunicato stampa diramato con tempismo poche ore dopo l’inizio
dell’attacco anglo-americano all’Iraq. Sinceramente sono rimasto parecchio interdetto da una simile decisione, quantomeno opinabile. Che senso ha? mi sono chiesto. C’è
la guerra, è vero, ma mi sfugge il nesso logico tra il critico
clima mondiale e l’annullamento di una manifestazione fumettistica in un
Paese non belligerante. Ragionando così la vita sociale verrebbe
annichilita!
Invece
Traini&Co. hanno scelto il silenzio. A
questo punto un sospetto diventa sempre più insistente. Si
dice che a pensare male si fa peccato ma spesso si indovina. E allora,
senza peli sulla lingua, penso che tirare in ballo la guerra in Iraq sia
solo un pretesto per evitare il probabile esito negativo della
manifestazione. E a giudicare dalle reazioni su internet, non sono
l’unico a credere ciò. Nel
1999, in piena guerra del Kosovo (e in quel caso l’Italia
era coinvolta direttamente), l’edizione di maggio della kermesse romana
si svolse senza troppi problemi. Come mai? Semplice: allora Expocartoon
aveva ancora i conti in attivo. Poi
ci fu la chiusura, il dileguamento di Traini e la rinascita negli edifici
dell’Eur, architettonicamente affascinanti, ma poco funzionali
soprattutto se paragonati alla sede precedente della Fiera di Roma. Nella
rediviva Expocartoon il lato culturale viene a mancare quasi del tutto,
prevale l’aspetto da mercatino e l’affluenza di pubblico è
disastrosa. Evidentemente
quest’anno gli organizzatori hanno dovuto incassare le defezioni di
molti espositori e così, preventivando una fiera debole e snobbata, hanno
scelto di rifugiarsi in corner, risparmiandosi una dichiarazione di
disfatta. Non solo i politici strumentalizzano la guerra…
(7/4/2003)
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