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CONTINUITY: GIUSTO ABBANDONARLA? di Fabio Volino
Continuity: croce e delizia dei lettori di fumetti in ogni angolo del mondo. Quella continua ed unica sequenza di eventi che fa sì che ogni singola storia faccia parte di un più ampio universo narrativo. E la cosa a volte crea qualche problema, vuoi perché alcune storie non possono essere narrate, vuoi perché a volte possono limitare la verve di uno scrittore (quante volte un celebre sceneggiatore ha rifiutato di dedicarsi ad un titolo seriale dal momento che non voleva subire troppe pressioni editoriali?). Eppure oggi il vento sembra cambiato: non è certo una novità per voi sapere che Joe Quesada, attuale Editor-in-Chief della Marvel Comics, ha chiesto ai vari sceneggiatori delle sue testate di limitare al minimo i riferimenti di continuity, soprattutto quelli che fanno cenno a storie di molti anni fa, in quanto si ritiene spaventino i nuovi lettori che vogliono avvicinarsi all’Universo Marvel. Questa ultima considerazione meriterebbe certo di essere sviscerata, ma ci riserviamo di farlo in un secondo momento. Perché è un altro il punto che voglio sollevare: il fatto che la continuity sia ormai un elemento imprescindibile del Marvel Universe, anche quando le storie non fanno alcun riferimento a eventi del passato. Perché a mio parere continuity non vuol dire solamente ricordarsi che quel personaggio ha vissuto quella determinata avventura contro quel determinato supercriminale ecc… (anzi, a ben vedere è un elemento marginale), ma significa anche saper usare nel modo più corretto l’enorme bagaglio di personaggi, situazioni e caratterizzazioni sviluppate in questi quarant’anni dalla Marvel. E volgerli a proprio favore (senza stravolgerli troppo) per narrare bellissime storie. Facciamo due esempi oggi celebri: Grant Morrison e gli X-Men, un ciclo straordinario, dove non si fa alcun cenno ad eventi passati. Eppure… lo scrittore scozzese ha attinto a piene mani dalla mitologia mutante (Sentinelle, Genosha, Impero Shi’Ar) per poterci dare una visione assolutamente straordinaria del suo modo di intendere gli X-Men (e la potenza mediatica del fumetto con essa). E tutto questo rispettando in pieno la caratterizzazione dei vari personaggi! Una cosa che però Morrison non avrebbe potuto fare se Stan Lee, Roy Thomas, Chris Claremont non avessero posto le basi narrative delle sue storie. Certo, non intendiamo dire che Morrison sarebbe incapace di scrivere una storia senza questi elementi, però ha deciso di usarli. Perché in essi vedeva qualcosa di valido, che non era stato ancora sfruttato a dovere. Il risultato è sotto i vostri occhi. Straczynski e l’Uomo Ragno: anche qui stesso discorso, tuttavia… su cosa è principalmente basato il suo ciclo? Sull’ origine dell’ Uomo Ragno. E’ strano, se ci pensate: un evento che abbiamo rivissuto mille volte in flashback, richiami, dialoghi… poi arriva uno straordinario scrittore che ribalta la nostra prospettiva. E con una domanda assolutamente logica e coerente! Ma senza Stan Lee e Steve Ditko tutto questo avrebbe potuto essere narrato? Sicuramente no. La forza dei personaggi Marvel non sta solo nella grande catena di eventi che hanno vissuto nel corso di questi decenni, ma nelle loro potenzialità narrative, non ancora pienamente sfruttate a dovere. Finalmente ciò viene attuato: e con elementi di continuity. A mio parere la continuity non deve essere una gabbia: mi farebbe rabbia sapere che un bravo scrittore non può scrivere una storia che ha in mente perché va in leggero contrasto con ciò che è stato narrato in precedenza (e ciò è accaduto purtroppo spesso in passato), come mi irriterei se un nuovo scrittore arrivasse e dicesse:”Alè, tutto quello finora raccontato non è mai accaduto” (e anche questo è disgraziatamente accaduto). Ma se invece di rinnegare si pensasse piuttosto a lasciare da parte ciò che non piace, non prenderlo nemmeno in considerazione, e scrivere la propria storia? La verità, come si suol dire, sta nel mezzo: si possono narrare grandi cose, con riferimenti minimi o anche nulli alla continuity (v. X-Force di Milligan). Poi, se vi è gente che sa usare la continuity in modo saggio, attingendovi a piene mani e facendocela sentire viva come non mai, ben venga tutto ciò (Avengers Forever ne è l’esempio massimo). Perché ciò che conta è la storia. Ma bisogna anche ricordare questo: che non esiste il problema di lasciare da parte la continuity. Perché è impossibile farlo. E i grandi scrittori questo lo sanno. E lo dimostrano ogni mese. E’ questa la vera forza del fumetto.
(29/06/2002)
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