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Editori in campagna acquisti di Stefano Perullo
Per comprendere appieno la situazione in cui versa attualmente il mercato dei comics statunitensi dobbiamo accingerci a compiere un piccolo balzo temporale, salire sulla nostra immaginaria macchina del tempo e fare un passo indietro di qualche anno, fino a catapultaci alla fine del ventesimo secolo. La Marvel Comics da parecchi anni attraversa un periodo di grossa crisi dirigenziale; numerosi passaggi di proprietà la hanno indotta a subire dapprima una crisi economica, che la ha spinta sul baratro del fallimento e sotto una infamante amministrazione controllata, poi in un secondo momento in una profonda crisi creativa. In questo frangente passa quasi inosservata una notizia che, nel bene e nel male, è destinata a rivoluzionare il comicdom d’oltre oceano per gli anni a venire: la proprietà della Marvel nomina un nuovo presidente, il suo nome è Bill Jemas ed ha grandi idee. Bill Jemas è un brillante manager proveniente dal settore delle card (le mitiche figurine americane, in cartoncino rigido e non adesive). In pochi anni la sua gestione ha rivoluzionato il mercato delle card e la azienda da lui gestita è diventata leader. Grandi aspettative lo attendono. Bill Jemas è simpatico, disponibile, pronto alla battuta … ha un solo difetto: non legge fumetti. Per sua stessa ammissione Jemas dichiara di non leggere i fumetti della Marvel dai tempi del liceo, in particolar modo Jemas non ama la ferrea Continuità Narrativa presente in dosi massicce nei comics prodotti dall’editore newyorkese e da lui giudicata come un massiccio deterrente per attrarre nuovi lettori. La continuità narrativa rende complessi e di difficile lettura i comics. Con un presidente che la pensa in questo modo, secondo voi, quanto tempo ancora avrebbe potuto restare in carica l’Editor in Chief Bob Harras, principale fautore di questa continuità narrativa? Non molto. Il mancato riscontro positivo di vendite facente seguito al colossal Hollywoodiano X-MEN è stato un ottimo pretesto per defenestrare Harras e sostituirlo con Joe Quesada, disegnatore di grido ed editor per passione. Jemas e Quesada hanno ben chiaro il piano di rilancio dell’editore: far nuovamente meritare alla Marvel l’appellativo di “Casa delle Idee”. Per farlo è necessario che i grandi autori tornino, o inizino, a lavorare, con ampia libertà creativa e decisionale, sulle testate dedicate ai più popolari eroi creati dalla mente di Stan Lee e Jack Kirby. In breve la Marvel Comics strappa grandi autori a tutte le principali concorrenti (Morrison, Ney Rieber, Ennis e Millar lasciano la DC Comics, Waid stralcia un contratto in esclusiva con la CrossGen Comics per scrivere gli FQ, Bendis e Stracwinsky lasciano la Image e siglano contratti in esclusiva) ed il mercato viene inondato da nuove e stimolati incarnazioni di personaggi vecchi e inediti. In breve pare che i due siano riusciti a raggiungere tutti gli obiettivi iniziali e lo scontento di qualche fan di vecchia data sembra un prezzo legittimo per il successo … poi, poco prima dell’estate avviene il tracollo. La DC Comics non può stare con le mani nelle mani. Con il suo occhio vigile monitora il mercato e carpisce quasi al volo la lezione della Marvel. Comprende che il tempo in cui i personaggi principali devono limitarsi a garantire una qualità igienica narrativa costante, senza né picchi né grossi cali qualitativi, deve terminare. Capisce che le grandi irriverenti e rivoluzionarie idee non devono essere limitate ad iniziative editoriali destinate a pochi (Elseworld e linea Vertigo): Grant Morrison quindici anni fa fece irruzione nel Comicdom rivoluzionando un personaggio misconosciuto come Animal Man, cosa succederebbe se adesso gli si affidasse la gestione di una icona dell’immaginario collettivo come Batman o Superman? Per provare a rispondere a questo interrogativo bastano pochi, drammatici per la Casa delle Idee, giorni. La Convention di San Diego, la più importante manifestazione fumettistica degli USA, fa registrare un incredibile esodo di autori dalla Marvel alla DC Comics. Cosa è successo? E’ accaduto che la DC Comics, che ha le spalle ben coperte dal colosso multimediale Warner Bros., ha calato tutti i suoi assi, decidendo di stroncare definitivamente la concorrenza della Marvel attuando la stessa politica vincente attuata di fatto dalla concorrente negli ultimi anni. L’editore guidato da Jemas e Quesada si è improvvisamente trovato nella condizione di dover contemporaneamente gestire l’enorme scontento di alcune stelle ormai stanche della continua ingerenza sulle scelte narrative perpetrata da Jemas e sfociata nel licenziamento di Mark Waid, il canto delle sirene della Distinta Concorrenza e, con tutta probabilità, la impossibilità di concorrere da un punto di vista meramente economico alle offerte fatte ai suoi autori di punta. Attualmente le acque sono molto calme. La DC Comics coccola gli autori che hanno un contratto in esclusiva e studia le soluzioni migliori per accontentare i fans e non venire meno alle promesse fatte agli autori. Di certo a breve saremo sorpresi da grandi novità e, a mio parere, da un approccio narrativo “ultimate marvel style”. La lezione della Casa delle Idee è stata recepita alla perfezione e, credo, entro breve assisteremo ad un alleggerimento della continuità narrativa anche in casa di Superman e Batman. La Marvel si trova nella condizione di fare di necessità virtù. Le serie della linea tsunami, che offrono un discreto restyling di vecchi personaggi affidati ad autori non particolarmente affermati, si sono rivelate un discreto successo e indicano un buon sentiero da seguire. E’ necessario però dare ai fans ed alla concorrenza l’impressione di non aver accusato il colpo subito e, anzi, di esserne uscita addirittura rinforzata. Ha una sola opportunità per farlo e non può assolutamente fallire. Bisogna trovare un degno successore a Grant Morrison alla guida della testata più rappresentativa. La scelta del successore si profila come il grande evento del 2004. In rete si accavallano previsioni e sale la febbre. Chi sarà il successore? Di certo si sa chi non lo sarà. Mark Millar ha detto che non scriverà gli uomini-x, ed ha aggiunto che quando ha saputo il nome è rimasto esterrefatto. Neil Gaiman ha declinato l’offerta. Mentre ci struggiamo per riuscire ad immaginare con quale mossa ci stupirà la Marvel, sorge spontaneo chiedersi cosa stiano facendo gli altri editori. La Image Comics ha abbandonato ogni volontà di presentarsi come editore compatto. Si è trasformata in una sorta di cooperativa di studi associati, una vera e propria cornucopia di prodotti estremamente differenti tra loro ma altrettanto estremamente interessanti e stimolanti. Ben lontana dal progetto originale ma molto più affascinante. La Dark Horse continua sulla solita tranquilla strada che coniuga il miglior fumetto d’autore nazionale ed internazionale ai molto più redditizi adattamenti ispirati a colossal cinematografici e televisivi. La CrossGen Comics guadagna lentamente quote di mercato. La produzione di questo editore, quasi sempre di buon livello ed ispirata ai generi narrativi più disparati possibili e immaginabili, ha saputo crearsi un discreto numero di seguaci e può contare su un continuo incremento delle vendite. Ultimamente si parla di una crisi finanziaria che sembrerebbe gettare un velo di incertezza sul futuro dell’editore di Tampa. Di certo, c’è da dire, che tra non molto tutti i titoli si intersecheranno nel più classico degli espedienti narrativi, un crossover che, se sfruttato bene da un punto di vista sia commerciale che narativo, potrebbe decretare la definitiva consacrazione della CrossGen nel cuore dei fan. (29/9/2003)
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