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Medda e la chiusura di Legs: tempus fugit di Daniele D'Aquino
“Mentre
scrivo queste righe è in edicola il numero 101 di Legs Weaver. A meno di un improbabile salvataggio all’ultimo
minuto, Legs arriverà al numero 113 e poi chiuderà. Come altre serie,
d’altronde. E’ questione di mesi anche la chiusura di Jonathan Steele
e Mister No.” Inizia
così l’editoriale che Michele
Medda ha diffuso dal suo
sito internet e che in questi giorni sta scatenando le ire
di molti lettori (qualcuno, con scatologica ironia, lo ha definito un
editoriale di Medda…). Lo sceneggiatore sardo si lancia in un sermone
fatalista e bigotto sul tempo che passa, su “un mondo che cambia troppo,
troppo in fretta” e sul fatto che “abbiamo bisogno di certezze in
questo mondo”. Medda
scrive che “Le chiusure - anche quelle dolorosamente premature,
indipendenti dalla volontà degli autori - fanno parte del gioco, e sono
un rischio calcolato fin dall’inizio”. E si continua con una sequela
di banalità e incomprensibili discorsi sui cambiamenti che sono avvenuti
nella nostra vita negli ultimi dieci anni. Abbiamo la stessa macchina? La
stessa fidanzata? La stessa casa di allora? No? Allora non dobbiamo
meravigliarci che anche i personaggi a fumetti cambino e le loro avventure
finiscano. (???) E
verso la fine una nota romantica, “un fumetto che cessa le pubblicazioni
non cessa comunque di esistere. Se volete tenerli, gli albi resteranno là
sullo scaffale. E ogni volta che li riaprirete Legs, Jonathan Steele e
Mister No torneranno a farvi compagnia, tali e quali come ve li
ricordavate.” Neanche
uno straccio di autocritica,
un’assunzione di responsabilità.
Secondo Medda, Legs e le altre testate bonelliane chiudono perché
“niente è eterno, tantomeno un fumetto” e quindi bisogna accettare
questa ineluttabile verità. Dà
fastidio inoltre il tono dell’articolo, da zio saggio che si rivolge
agli ingenui nipotini: “i lettori di fumetti restano disperatamente
abbarbicati a questo curioso concetto di eternità. Vorrebbero andare
avanti tutta la vita a leggere le storie di uno stesso personaggio.
Naturalmente, sempre divertenti, intriganti, e soprattutto originali. E la
testata dedicata a quel personaggio non dovrebbe chiudere mai.” Già,
i lettori di fumetti, questa strana specie che Medda esorta ad essere più
razionale, questa specie così infantile da credere ancora negli eroi di
carta, ma abbastanza scaltra da riconoscere una serie di qualità da una
mediocre. Ah, non ci sono più gli sceneggiatori di una volta…
(29/4/2004)
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