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Medda e la chiusura di Legs: tempus fugit

di Daniele D'Aquino

 

Legs (c) Sergio Bonelli Editore“Mentre scrivo queste righe è in edicola il numero 101 di Legs Weaver. A meno di un improbabile salvataggio all’ultimo minuto, Legs arriverà al numero 113 e poi chiuderà. Come altre serie, d’altronde. E’ questione di mesi anche la chiusura di Jonathan Steele e Mister No.”

Inizia così l’editoriale che Michele Medda ha diffuso dal suo sito internet  e che in questi giorni sta scatenando le ire di molti lettori (qualcuno, con scatologica ironia, lo ha definito un editoriale di Medda…). Lo sceneggiatore sardo si lancia in un sermone fatalista e bigotto sul tempo che passa, su “un mondo che cambia troppo, troppo in fretta” e sul fatto che “abbiamo bisogno di certezze in questo mondo”.

Medda scrive che “Le chiusure - anche quelle dolorosamente premature, indipendenti dalla volontà degli autori - fanno parte del gioco, e sono un rischio calcolato fin dall’inizio”. E si continua con una sequela di banalità e incomprensibili discorsi sui cambiamenti che sono avvenuti nella nostra vita negli ultimi dieci anni. Abbiamo la stessa macchina? La stessa fidanzata? La stessa casa di allora? No? Allora non dobbiamo meravigliarci che anche i personaggi a fumetti cambino e le loro avventure finiscano. (???)

E verso la fine una nota romantica, “un fumetto che cessa le pubblicazioni non cessa comunque di esistere. Se volete tenerli, gli albi resteranno là sullo scaffale. E ogni volta che li riaprirete Legs, Jonathan Steele e Mister No torneranno a farvi compagnia, tali e quali come ve li ricordavate.”

Neanche uno straccio di autocritica, un’assunzione di responsabilità. Secondo Medda, Legs e le altre testate bonelliane chiudono perché “niente è eterno, tantomeno un fumetto” e quindi bisogna accettare questa ineluttabile verità.

Dà fastidio inoltre il tono dell’articolo, da zio saggio che si rivolge agli ingenui nipotini: “i lettori di fumetti restano disperatamente abbarbicati a questo curioso concetto di eternità. Vorrebbero andare avanti tutta la vita a leggere le storie di uno stesso personaggio. Naturalmente, sempre divertenti, intriganti, e soprattutto originali. E la testata dedicata a quel personaggio non dovrebbe chiudere mai.”

Già, i lettori di fumetti, questa strana specie che Medda esorta ad essere più razionale, questa specie così infantile da credere ancora negli eroi di carta, ma abbastanza scaltra da riconoscere una serie di qualità da una mediocre.

Ah, non ci sono più gli sceneggiatori di una volta…

 

(29/4/2004)

 

   

 

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