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Low
price - Il prezzo del basso prezzo
di
Francesco Farru
Prendete
un bel serpente, avvolgetelo su se stesso e conficcategli in bocca la sua
stessa coda. Fatto? Bravi, ora vi ritrovate tra le mani un classico
“serpente che si mangia la coda”, ovvero l’immagine che, più di
ogni altra, meglio sintetizza la situazione che negli ultimi anni si è
venuta a creare nel mercato del fumetto nostrano: fuga dalle edicole,
arroccamento nelle fumetterie, innalzamento dei prezzi, conseguente
emorragia di lettori, ulteriore aumento dei prezzi, ancora meno lettori e
così via, in una escalation che sembrava inarrestabile. E’un
meccanismo perverso, che purtroppo ha coinvolto più o meno tutte le
scuole fumettistiche, dai comics ai manga, dalla bande dessinée al
fumetto italiano, ma che sicuramente –specie negli ultimi tempi- ha
visto in prima linea il fumetto USA. Casa editrice simbolo di questo
triste trend la Play Press, fuggita ormai da tempo dalle edicole
“nascondendo” Batman, Superman & C. in fumetteria
(tra le pagine di trade papeback dal prezzo non certo popolare); e in
questo senso, anche se con qualche “macchia” in meno, anche altri
editori non possono certo vantare una coscienza pulitissima.
Qualcosa
però, forse, sta lentamente cambiando. Negli ultimi mesi gli scaffali
delle librerie specializzate hanno visto un inatteso ritorno di
pubblicazioni a basso costo. Prima la Dream Colours con tutta la
sua linea CrossGen, poi proprio la Play Press con DC
Universe, infine la Star Comics con Star Book e
l’economicissima Star Magazine New. Non più solo lussuosi (e
costosi) volumi dunque, ma albi spillati, talvolta anche con carta di
qualità inferiore ai soliti standard, albi in tutto e per tutto simili ad
analoghe pubblicazioni da edicola ma riservati al solo circuito librario.
Albi, soprattutto, con prezzi di copertina che vanno dai cinque euro in giù;
cifre che –se rapportate a quelle dei paperback- risultano decisamente
economiche (estremamente economica la rediviva StarMagazine New). E’
presto per dire se si tratti di una nuova tendenza destinata a prendere
piede (anche se la Star ha già in cantiere altre testate analoghe e
sembra che anche in casa Play qualcosa bolla in pentola), quel che è
certo è che si tratta di una novità positiva, che ha alleviato gli
strazi di qualche portafogli restituendo
i comics ad un formato e ad un prezzo più popolare, e che soprattutto ha
portato una ventata di aria fresca in un mercato –quello delle
fumetterie- che sembrava ormai assuefatto alla formula del paperback.
Quello che dobbiamo chiederci, però, è quale sia il prezzo da pagare per
questa (vera o presunta che sia) “svolta economica”. Ciò che salta
subito agli occhi, come già detto, è
la confezione (in alcuni casi davvero sotto la media, vedi gli albi Dream
Colours, per cui è stato scelto un formato ridotto rispetto
all’originale, o la carta di DC Universe, obiettivamente pessima). Ma
questi sono dettagli, particolari ai quali si potrebbe tranquillamente
soprassedere in nome del risparmio. Il punto però è un altro. Il punto
è che la strada per far tornare il fumetto un medium davvero popolare non
può essere ricercata in fumetteria. Non è una questione di prezzi,
fossero anche più bassi non cambierebbe niente: il fatto è che le
edicole restano sempre e comunque un mercato imprescindibile per
realizzare una diffusione che aspiri ad essere veramente popolare. Ed
edicole senza personaggi come Batman o Superman continuano ad essere uno
spettacolo di una tristezza infinita.
(20/11/2004)
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