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Max Capa a cura di Gianluca Umiliacchi
Presentazione di Maximilian Capa...
Maximilian
Capa (Nino Armando Ceretti), autore inconsueto dell'universo
comunicativo italiano, fin dall'inizio della sua carriera si diletta a
proporre, in una miriade di proprie produzioni e collaborazioni, un nuovo
mondo, diverso e antagonista del reale; lo sballomondo.
C'era una volta l'underground...
L'underground, per il Dizionario Italiano, è il "movimento culturale e artistico anticonformista, che contrasta la cultura ufficiale e i mezzi da essa adottati". A tuo avviso, il movimento underground italiano ha posseduto una sua definizione sociale, ha proposto dei lineamenti definibili, delle caratteristiche riconoscibili? In poche parole, credi che sia esistita una temporale situazione dell'underground italiano?
Piuttosto direi che lo stato di spirito e di fatto underground è una
tendenza informale e non strutturata, tuttavia assai riconoscibile, che
andò dal 1965 al 1975 (anno più anno meno) nei paesi nordici e
protestanti (U.S.A., U.K., Amsterdam, Berlino, etc.). In Italia e Francia
si è latinizzato, passando per il bisogno cronico di "far
politica", pur se non proprio sempre... La cultura giudaico-cristiana
anche se rifiutata ci resta tra le righe.
Alla fine degli anni '60 sei stato tra i primi a dare l'avvio, con il tuo operato, a ciò che si potrebbe definire movimento underground italiano. Quali furono gli stimoli e le spinte che influenzarono questa tua azione?
Chiunque crea o si ribella personalmente compie un atto sovversivo e
implicitamente critico -anche se non voluto- verso una società
circostante che tende ad asfissiarlo con le sue banalità e il rigore, la
trama dell'ordine costituito, gli obblighi del conformismo, le complicità
mortali.
Non hai mai accettato le definizioni precostituite. In una tua risposta chiarisci che "Puzz non è mai stato un foglio alternativo, underground o altre cazzate del genere; Puzz è solo Puzz e nient'altro. Perché questo rifiuto all'etichettatura dei tuoi lavori?
Ogni definizione è per forza riduttiva, e un'etichetta tende a
recuperare, a mettere le cose al loro posto dentro l'ordine costituito. Mi
ricordo d'un titolo del settimanale "Panorama" nel '74 o '75:
"Come stiamo a stampa alternativa?" e poi giù l'inchiesta che
cataloga , etichetta, condiziona, dentro un sistema in cui anche i
pestiferi divengono funzionali. Ma in tutto questo quale era davvero il
posto di PUZZ? Era underground? Alternativo? Controculturale? Fumettaro?
Goliardico? Ultraradicale? Goscista? Ultrasinistro? Anarchico? Pericoloso?
Simpatico? Etc. Il solo modo di restare sovversivi e intelligenti (dunque:
sé stessi) mi sembra sia di non lasciarsi "incarcerare". E' una
conseguenza del gusto innato per la libertà che, la povera..., costa
sempre cara.
I fumetti da te realizzati, anche quelli definibili commerciali perché venivano pubblicati su riviste distribuite in edicole, erano comunque elaborazioni molto diverse da tutto ciò che si proponeva in quel periodo. Non possedevano alcuna caratteristica peculiare del fumetto, nascevano e si esprimevano in un totale disaccordo con gli obblighi sociali. Quali messaggi veicolavano per il lettore?
Mettiamo in campo anche una spiegazione ironica: ero magari incapace di
fare un fumetto come si deve e allora, baravo con le mie stupidate... Ma
intanto, preferirei non troppo parlare di fumetti. Questi sono solo una
parte di quel che ho fatto. Ho sempre preferito il semplice disegno,
basato su un'idea, "cartoon" o vignetta, illustrazione o
personaggio in un manifesto -strano, ambiguo, straordinario, inquietante.
Dopo l'esperienza dell'autoproduzione, fondasti una tua casa editrice, diciamo, dall'aspetto più formale. Questa fu una ricerca di collegamento all'ufficialità?
Può sembrare, ma non è proprio così. L' evoluzione fu ben più
complessa e più terra-terra pure. Le "Edizioni Iguana"
("Apocalisse", "Flash-Back") sono state un grosso
errore strategico. L'intento era impeccabile: disponendo d'un po' di mezzi
e d'un certo credito presso un distributore nelle edicole e un ipografo,
ho pensato di fare due periodici (sulle 30-40.000 copie, uno di
"fantascienza", l'altro di storia "rivoluzionaria" a
fumetti) che fossero relativamente popolari, sufficientemente commerciali
per fissare una base editoriale (e di riuscita...) in modo di poter uscire
nel '78 con un mensile "Puzz" nuova serie, interamente a fumetti
e satirico. L'errore consiste in questo: avrei dovuto fare l'inverso.
Dedicarmi fin dall'inizio al "Puzz" nuova serie: non escludo
minimamente ora che un "Puzz" come lo stavo covando sarebbe ben
rinato dalle ceneri, mi sono reso conto, con il fatidico senno del poi,
che in questo caso questa specie di amore stralunato esisterebbe ancora...
Non scordo pure (queste cose sono ferite inintantigibili) che gli anni
'74-'76 furono tremendi, d'una incessante tensione (certo, anche positiva
e vivibile...) e che avevo un bisogno assoluto di prenderne le distanze e
di passare ad altro. Non si può passare una vita a dormire quattro ore
per notte...
Pensi che oggi, a trent'anni di distanza, tutto ciò che allora si è realizzato non abbia più un motivo per essere divulgato? Credi che alle nuove generazioni non possa interessare il tuo precedente lavoro?
Questo dipende dai gusti di ciascuno, personalmente (lo si colga...) mi
interesso parecchio al catarismo e agli "enigmi" del Machu
Picchu, i quali non datano da ieri. E che adesso mi interessano ancora.
Sono quasi uno "specialista" della Seconda Guerra Mondiale,
migliaia di libri e articoli letti (morbosamente?) su questo soggetto,
l'apice della Storia. Bisogna vedere cosa si vuol intendere per nuove
generazioni, concetto ampio e cavo, e, sopratutto, chi (la persona)
all'interno di queste... In una categoria di gente privilegio sempre
l'individuo, perché io stesso mi ritengo un individuo senza categoria.
Adesso, più che nel passato, tutto tende e impacchettare ogni persona
-soggetto od oggetto- dentro una categoria, e molti, purtroppo, si
precipitano in questa trappola per topi: il fascismo
"democratico" è questo. E pure, mi pare che quel che abbiamo
fatto ed espresso allora, in buona parte resti valido se messo al suo
posto, storicizzato, criticato, spulciato e se non è preso alla lettera.
Vi è stato un dispendio d'energie psicofisiche enorme, di cui non ci si
rendeva conto sul momento (dieci anni...), in preda alla passione, alla
frenesia di fare una cosa e l'altra, di creare disegnare, parlare,
incontrarsi, scoparsi, lanciare idee, aprendo finestre da per tutto. Delle
fiamme del passato restano sovente sopratutto le bruciature...
(19/12/2002)
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