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Enzo Troiano a cura di Matteo Losso
Credo di aver chiaccherato per la prima volta con Enzo Troiano agli inizi degli anni '90. Era di certo una mostra mercato (Lucca Comics?) ed io ero un timido liceale appassionato di comics che si aggirava tra gli stand della manifestazione assetato di schizzi originali, albi autoprodotti, tirature limitate e scambi di opinioni con altri fan. Enzo, invece, era già "dall'altra parte dello stand" e sfornava disegni in quantità per promuovere la bella serie "Engaso", pubblicata dal marchio indipendente napoletano Micro Art. Inutile dire che già a quei tempi era bravissimo e che vari albi di "Engaso" (ed un paio di suoi schizzi) da allora fanno gelosamente parte della mia collezione... Dopo circa dieci anni ho avuto il piacere di incontrare nuovamente Enzo. Questa volta è successo agli inizi di Luglio, durante la manifestazione "Comics on the beach", quando, durante una lunga conversazione questa volta "alla pari" (eravamo entrambi espositori!), sono rimasto folgorato dalla bellezza delle sue tavole. Se l'artist era bravo ai tempi di Engaso, adesso i suoi lavori sono addirittura strepitosi ed i suoi fumetti spiccano sempre più per originalità, cura e per la grande personalità del tratto. Parlare con Enzo nei giorni della mostra è stato molto piacevole ed ho pensato di dividere con voi questo privilegio: ecco perchè, con una serie di contatti via email, Enzo mi ha concesso questa lunga intervista e mi ha inviato decine di immagini FANTASTICHE per corredarla. E sono proprio le immagini, così belle, ricche e variegate (ci sono persino due tavole dedicate a Kenshiro ed a Lupin III!), a spiegarvi meglio di qualsiasi altra cosa qual'è il vero valore di Enzo Troiano...
Innanzi tutto vorrei chiederti di tracciare un quadro della tua lunga attività di disegnatore ed illustratore, dagli inizi ai nostri giorni, per coloro che ancora non ti conoscono, ma anche per chi ha già avuto modo di apprezzare qualcuno dei tuoi lavori e vuole sapere tutto di te!
Io
ho iniziato tardi, avevo circa ventitré anni, quando
mi sono avvicinato al fumetto. Intendiamoci sono sempre stato un lettore
di comics, in particolare dell’Uomo Ragno e di Nick Carter, ma
il primo approccio come disegnatore lo avuto dopo aver letto un Dylan Dog,
precisamente il n°5 “Gli uccisori”. La curiosità che il fumetto
bonelliano aveva fatto nascere in me, fu poi consolidata dalla lettura dei Corto
Maltese che mi diedero lo stimolo finale alla decisione di scegliere di fare
il disegnatore di fumetti. Naturalmente all’inizio le difficoltà furono
enormi, aldilà di un talento donatomi dalla natura, non potevo contare su
nient’altro. Allora a Napoli non esisteva alcuna scuola per disegnatori di
fumetti, nessun club o circolo che si dedicava a tale materia, nessun fumettista
professionista disponibile all’insegnamento. Quindi armato di buona volontà
comprai alcuni libri che parlavano delle tecniche del fumetto, cominciai a
riprendere tavole di professionisti, e a creare subito personaggi miei, devo
affermare che questa è una prerogativa che ho avuto sin dall’inizio e che
denotava subito personalità e un futuro nel campo del cosiddetto fumetto
d’autore. I
primi lavori li ho fatti per lo “Sport Sud” erano vignette e
caricature sportive, poi ho illustrato dei libri, ho lavorato per due mensili
sportivi “IL Foggia” e “ Super Sport 2000” come vedi tutte
pubblicazioni che poco hanno a che fare con il fumetto, ma a Napoli non c’era
altro. Intanto
cominciavo a girare le mostre italiane più importanti Lucca, Prato, Bologna
e raccoglievo consensi e complimenti da personaggi di cui avevo solo sentito
parlare come Gianni Brunoro, Rodolfo Torti, Ottavio De Angelis,
Bernardi della Granata Press, complimenti ed anche critiche costruttive
naturalmente. Poi
un giorno a Napoli era il 1990 credo, fui avvicinato da una fanzine “Rejects”
che stava reclutando alcuni fumettisti, n’entrai subito a far parte ed ebbi
anche l’occasione di conoscere Giuseppe Ricciardi, oggi disegnatore di Brendon
giovanissimo ed allora già molto bravo. Nello
stesso periodo inviai alcuni miei disegni, senza troppo impegno, alla Star
Comics. Dopo circa due settimane mi telefonò Ade Capone che
elogiando i lavori che avevo inviato, mi proponeva di entrare a far parte dello
staff di Lazarus Ledd. Poi accaddero alcuni fatti strani ad esempio
furono confusi i miei disegni con quelli di altri autori e il risultato fu che
anziché entrare nello staff da subito, venni inviato da Roberto DeAngelis
a pulire il segno e migliorare il tratto. Con Roberto ho condiviso un anno di
perfezionamento e duro lavoro ma le prove che inviavo ad Ade Capone sembravano
non soddisfarlo mai. In quel periodo ebbi anche l’opportunità di fare prove
per Billiteri allora pubblicato dall’Intrepido, ma con l’autore vi erano
continue incomprensioni. Intanto mi accorgevo che, anche se involontariamente ed
in tutta buona fede, Roberto DeAngelis mi stava cambiando completamente il modo
di disegnare con un operazione di spersonalizzazione del segno cara alle case
editrici italiane, che per chiare operazioni di marketing, tentano ad appiattire
ed a standardizzare i disegnatori. I miei lavori stavano perdendo
l’espressività, la potenza e bellezza che li avevano sempre contraddistinti.
Allora presi una decisione dolorosa e che sapevo mi sarebbe costata, lasciar
perdere Lazarus Ledd e tutto quello che aveva comportato. Dopo circa un anno ci ritrovammo con Giuseppe Ricciardi (Brendon)Antonio Marinetti (Nick Raider), i gemelli Raul e Gianluca Cestaro (Nick Raider), Francesco D’Ambra, Armando Borelli, Franceso Casillo, Antonio Cuomo e fondammo una seconda fanzine “Cyberpunk” mai uscita, ma si stavano gettando le basi per il futuro salto di qualità cioè “Engaso 0.220”. Con l’uscita di Engaso l’attenzione che si concentrò sullo staff fu enorme, pressioni sui disegnatori che venivano avvicinati da fanzine per intervistarli, case editrici importanti che gli proponevano collaborazioni. Io in particolare venni contattato da Luigi Picatto, una squisita persona oltre che un bravo disegnatore, che mi propose di fare prove per Brendon, allora ancora un’idea dello sceneggiatore. Ma ancora una volta la mia spiccata personalità nel modo di disegnare venne vista come una cosa negativa e tutto sfumò. Sono state molte altre le occasioni di lavoro e di collaborazione, penso a Francesco Meo che mi voleva nello staff di Conan per la Marvel Italia, penso alla King Comics che originariamente aveva come art director Claudio Castellini che mi scelse come uno dei disegnatori di “Adam”, penso a Giulio Cingoli che mi voleva nello staff per la realizzazione del cartone animato che si vedrà credo l’anno prossimo, Joe Padan su testi di Dario Fo insomma tante opportunità che purtroppo misteriosamente non si sono mai realizzate. Poi sono venute le pubblicazioni più importanti che mi hanno stimolato a perfezionarmi anche come illustratore.
La tua aspirazione è di essere un autore completo o preferisci affidarti ad uno sceneggiatore per completare le tue doti grafiche?
Non
ho alcun pregiudizio nel collaborare con uno sceneggiatore, se è bravo,
intelligente, elastico e sa rispettare il lavoro del disegnatore, credo che sia
addirittura un arricchimento per un lavoro. Due teste funzionano meglio di una
sola. Però devo affermare che eccettuata Emilia Perri, con cui sto
lavorando ad un progetto dal titolo “Helrod”, gli altri sceneggiatori
li ho trovati sempre un po’ troppo limitati di vedute. Non
parliamo poi degli sceneggiatori despoti e che lasciano poco spazio alla
fantasia del disegnatore, spesso concependo tavole brutte e poco leggibili e non
accettando per nulla i suggerimenti di chi disegna, con quelli proprio non
riuscirei a lavorare e posso dirti, senza fare nomi che me ne sono capitati
davanti d’ottusi ed incompetenti, anche famosi. Credo che il loro problema sia soprattutto di non accettare che il disegnatore è molto più “star” di loro, e vogliono compensare questo dato di fatto, dovuto al gusto dei lettori non certo al fatto che sia così o alla volontà dei disegnatori, con atteggiamenti assurdi che purtroppo stanno portando conseguenze nefaste al mondo del comics italiano.
Preferisci lavorare partendo da una sceneggiatura dettagliata o da un plot che ti dia maggiore libertà?
Preferisco un plot che mi dia quanta più libertà possibile, anche di inserire e creare personaggi magari non concepiti inizialmente, questo non per narcisismo stupido, ma semplicemente per arricchire maggiormente il fumetto e renderlo più interessante in funzione del lavoro insomma. D'altronde basta guardare il successo dei Manga o del comics americano planetario, rispetto al nostro fumetto, proprio perché hanno queste caratteristiche di ricchezza e modernità dei personaggi, rispetto ai nostri sicuramente molto più datati. I manga poi sono maestri in questo modo di lavorare, tant’è vero che i loro fumetti sono concepiti, disegno e sceneggiatura,dalla stessa persona, che sicuramente avrà tutta la libertà durante il lavoro di apportargli le modifiche che vuole, rendendolo così più ricco, più attuale e più originale. Inoltre devo dirti che questo non è solo il mio pensiero in Francia, dove mi pare che il fumetto viaggi un “tantino” meglio di quanto non faccia da noi, tutte le maggiori case editrici francesi(Glenàt, Castermann, le Soleil ecc.) addebitavano alle case editrici italiane, proprio questo grave difetto di non adeguarsi ai tempi.
Tra gli scrittori con cui hai collaborato chi consideri il più adatto alle tue caratteristiche?
Emilia Perri sicuramente, tra l’altro vincitrice del corso biennale della scuola di Comics di Napoli, ma devo dire che mi sono trovato discretamente anche con gli sceneggiatori della MicroArt Francesco Casillo, Antonio Cuomo, Riccardo Bruno.
Che genere di fumetti leggi abitualmente?
Un po’ di tutto, mi piace molto Martin Mystere, leggo molti manga (capolavori come Video Girl Ai, Akira, Ken il guerriero) ho divorato e trovo ancora bellissimi i primi mitici numeri dell’Uomo Ragno, Alan Ford, di Asterix ho tutta la collezione, molti fumetti d’autore tipo Druna, le storie di Moebius, molti fumetti di Gimenez, Horacio Altuna, Rankxerox, Engaso 0.220 per argomentazioni sociali e novità dei personaggi, di Topolino adoro le storie di DeVita, Cavazzano e Mastantuono ma mi piacciono molte altre cose e citarle tutte sarebbe impossibile.
Quali sono stati e quali sono tuttora i tuoi modelli di riferimento?
Anche questa è una domanda difficile, sicuramente Frazetta, Liberatore, Uderzo su tutti ma ce ne sono molti altri bravi e non citarli sarebbe un delitto, ma come si fa in un’intervista? Posso dirti che ultimamente mi sto appassionando molto ai disegnatori dei cartoni manga, in particolare i disegnatori di Blue Submarine, CowboyBeeBop, i disegnatori dei films di Ken il Guerriero, Akira e Street Fighetrs II, ma in generale adoro tanto tutti i cartoni i Disney, quelli della Warner Bros, della Dream Works, i loro cartoni sono ricchi di disegni espressivi e fantastici per non parlare delle mostruose scenografie. Credo, senza paura di essere smentito, che dietro i cartoni si celino i migliori disegnatori ed illustratori del mondo.
Ora vorrei tirare in ballo un argomento che di certo ti starà particolarmente a cuore: la Micro Art. Lo studio napoletano che ha dato vita ad “Engaso” è una tua creatura e vorrei che tu rispondessi ad una domanda volutamente provocatoria... Nel corso degli ultimi anni si è vista l’ascesa di alcuni gruppi creativi, cui lo staff tutto meridionale di cui ti eri circondato non aveva nulla da invidiare in quanto a capacità. Mi riferisco, ad esempio, all’Innocent Victim o allo Shock Studios, che sono riusciti persino a pubblicare i loro lavori negli USA o addirittura ad entrare a far parte di grandi case editrici statunitensi. A cosa pensi sia da attribuire, invece, il fallimento della MicroArt? Forse gli “studios” settentrionali hanno avuto molte più agevolazioni, a partire dalle infrastrutture? O credi che le ragioni vadano cercate altrove?
Bisogna guardare la questione da due punti di vista. Se parliamo della fine che hanno fatto le testate italiane indipendenti sia le case cui fai riferimento, sia la Micro Art, sia 2700 e altre sono tutte fallite. Le cause naturalmente non si possono spiegare in due righe e non conoscendo come sono andate le cose agli altri, posso dirti che in generale sono concorsi molti fattori a determinarne questo risultato. Se parliamo di cosa hanno fatto i loro autori dopo, mi pare che la Micro Art se non meglio, sia piazzata altrettanto bene poiché Giuseppe Ricciardi, Antonio Martinetti, Raul e Gian Luca Cestaro lavorano per la Bonelli, Roberto Berti ha pubblicato varie storie per la Star Shop, Stefano Tamiazzo pubblica per la Francia, il sottoscritto ha pubblicato per “Heavy Metal” quando ancora quelli dello Shock Studios pubblicavano solo in Italia, quindi il bilancio mi pare di tutto rispetto. Se poi ti riferisci alla continuità con cui quelli dello Shock Studios o Innocent Victim (che tra l’altro conosco, mi piacciono e rispetto) riescono a pubblicare negli Usa, beh potrei risponderti al livello personale che ognuno ha una sua storia e loro pur somigliando tantissimo ai vari cloni-Bisley non hanno trovato difficoltà o sono stati accusati di plagio, per altri pur essendoci meno riferimenti ad autori esistenti hanno trovato brutta gente che hanno deciso di tappargli le ali, e mi fermo qui.
Ed ora vorrei proprio sapere TUTTO quel che c’e’ da sapere sulla tua collaborazione con “Heavy Metal”, la prestigiosa versione d’oltreoceano di “Metal Hurlant”... Per te deve essere stata una grande soddisfazione e sono davvero curioso di sapere come sono andate le cose!
E’ iniziato tutto alla più bella fiera di settore che c’è in Italia: la Fiera del libro per ragazzi di Bologna. Io come ogni anno mi ero recato lì per proporre i miei lavori era il 1996, mi si avvicinò Rafa Martinez della Norma Editorial e mi chiese di rivedere la storia con cui l’anno prima avevo vinto a Prato il concorso per giovani autori classificandomi secondo alle spalle di Cinzia de Felice e davanti ad Alberto Ponticelli. Martinez si mostrò subito interessato e mi propose di diventare mio agente. Naturalmente non me lo feci dire due volte, l’editore di Rojo, Moebius, Caza, Manara e tanti altri autori famosi era una garanzia per me. Dopo una sofferente attesa di circa un anno, la mia storia venne pubblicata da Heavy Metal nel numero di Gennaio del 1988. Non ti dico la felicità, Heavy Metal rimane tutt’ora la più giusta e coerente collocazione per i miei lavori, e se non fosse stato per uno spiacevole episodio indipendente dalla mia e dalla volontà di Heavy Metal che anzi era felice di continuare il rapporto con me e su cui preferisco tacere, molto probabilmente avrei continuato ancora a lungo la collaborazione con loro.
So che stai lavorando da qualche tempo ad una lunga storia a colori che sembra starti particolarmente a cuore. So anche che, prima ancora di essere “calcolato” da qualche casa editrice italiana, hai ricevuto altre proposte da editori stranieri. Puoi dirci qualcosa di più preciso?
“Shinedome” è il suo titolo e avrebbe dovuto pubblicarla già tre anni fa, Heavy Metal. E’ una storia divisa in tre episodi da 46 tavole ognuna. La sua creazione risale al 1993 quando io e lo sceneggiatore Francesco Casillo ne creammo un primo plot, e le prime tavole. Poi la perfezionammo negli anni e l’abbiamo presentata più volte alla fiera del libro di Bologna fino a quanto la Glenàt nel 1995 non ci propose di pubblicarla con loro. Poi stranamente e senza alcun motivo apparente, Glenàt nella persona di Dominique Burdot si tirò indietro. Senza mollare io ho continuato a portarla avanti sicuro della bontà del prodotto, intanto Francesco Casillo prima per gli impegni con la Micro Art, e poi perché impegnato in un lavoro in Nigeria, mi lasciò solo ed io perfezionando e cambiando alcune cose iniziali, in aspetti importanti addirittura stravolgendo la storia iniziale, inserendo nuove idee e nuovi personaggi, la completai. Martinez come la vide decise di presentarla ad Heavy Metal che diede subito l’ok alla pubblicazione, tutto sembrava fatto, finchè non è intervenuta una situazione assurda ed infame, promossa da un mio collega-amico, di cui per lui mi vergogno anche di fare il nome e tutto si è arenato. Posso solo assicurarti che ho fatto intervenire uno dei migliori studi legali d’Italia che si occupa di diritti d’autore, ebbene non avevano mai visto una situazione tanto assurda quanto ingiusta e priva di ogni fondamento. Malgrado io avessi solo ragione non c’è stato verso di perseguire questa persona ed il suo losco editore, che furbescamente non avevano messo nulla per iscritto e hanno fondato tutta la loro strategia su amicizie e sporchi mezzucci contraddittori. Per darti in ogni caso un’idea della dimensione del lavoro, posso assicurarti che oltre ai complimenti di tutti quelli che hanno visto Shinedome, di molti addetti ai lavori che si sono meravigliati di non aver ancora visto questa storia pubblicata ricordo in particolare i complimenti di Milazzo, Altuna, Crisse, Buscema, Castellini, Moebius, D.Bigliardo e in particolare di Tanino Liberatore che ad una fiera dedicata ad Andrea Pazienza a Napoli mi ha fatto tanti complimenti osservando che in alcuni punti avevo superato la sua maniacalità per la cura dei particolari. Penso che dopo un parere così autorevole davanti a centinaia di testimoni ci sia poco da aggiungere. Per concludere posso rivelarti una cosa, una volta tanto c’è stata una casa editrice italiana che ha apprezzato “Shinedome” e voleva pubblicarlo, Alessandro Editore nella persona di Alessandro e della moglie Marina, che hanno capito il valore del lavoro ma non hanno avuto il necessario coraggio per rischiare l’investimento, ma non è detto che ci ripensino.
Cosa c’è nel tuo futuro d’autore di comics? Ed infine, una domanda d’obbligo... C’e’ qualcosa che non ti ho chiesto e che vorresti far sapere ai nostri lettori?
Nel futuro sicuramente il lavoro per promuovere e pubblicare “Shinedome”. Poi due storie “Helrod” ed “Eracle 91”, la prima simile come tecniche e lavoro a Shinedome (tutta rigorosamente a mano) l’altra con tecniche miste fondali a mano, personaggi colorati al computer e oggetti 3D. Una nuova ed eccitante sfida per me. Per quanto riguarda qualcosa che vorrei far sapere ai lettori che non mi hai chiesto, e beh ci sarebbero tante cose anche perché a me piace parlare del mio lavoro. Comunque vorrei consigliare due cose ai lettori di comics: 1) Siate più esigenti con gli editori, soprattutto nostrani, perché rifiutando di pubblicare molti disegnatori e sceneggiatori bravi vi sottraggono la possibilità di vedere tanti autori capaci e tanti bei fumetti da leggere. 2) Non abbandonate questo settore che oggi sembra, almeno in Italia, subordinato a video games e Film, perché la capacità di far sognare e fantasticare che hanno i fumetti, è poco riscontrabile in altri settori. Infine se mi consenti, vorrei pubblicizzare il mio sito personale che dovrebbe essere on-line entro il prossimo mese: www.enzotroianocomics.com, visitatelo per avere un quadro più approfondito dei miei lavori.
Grazie Enzo e... alla prossima!
Tutte le immagini riprodotte in questa intervista sono © dell'autore. (26/10/2001)
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