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“E’ uno strano mondo”. “Facciamo in modo che non cambi”. Planetary, il capolavoro di Warren Ellis di Matteo Losso
Planetary non è una serie fatta di mega-scazzottate o cliffhanger, non cerca l’avvenimento sensazionale a tutti i costi o la morte d’effetto per shockare i suoi lettori. Warren Ellis, lo scrittore, vuole semplicemente raccontare delle storie, vuole scavare a piene mani nell’immaginario collettivo e narrarci la sua versione delle nostre leggende, dei nostri miti, talvolta anche dei nostri incubi. E per riuscirci ha creato una saga assolutamente sbilanciata, in cui l’azione è relegata in un cantuccio ed il grosso della “tensione” è riversato sui dialoghi (davvero splendidi) e sul fascino delle situazioni presentate, nonchè sulla scoperta delle tante citazioni cinematografiche, letterarie o fumettistiche contenute nei vari episodi. Ogni numero di Planetary è dedicato ad un “mistero” diverso, ad una maniera specifica di intendere il fantastico ed il “sense of wonder” e questo si riflette anche sull’impatto grafico. Il disegnatore John Cassaday, infatti, pur mantenendo inalterato il suo invidiabile tratto, storia dopo storia si dimostra sempre più eclettico e riesce ad adattare il suo lavoro alla particolare atmosfera delle storie, modificando totalmente sia la struttura delle tavole che il montaggio delle vignette. Le copertine della serie dimostrano ancora di più quanto questa scelta sia voluta. Ogni cover è impostata basandosi sui modelli di riferimento delle varie storie e, perciò, se una copertina assomiglia a quella di un manga giapponese, un’altra sembra un fotogramma estrapolato da una pellicola di John Woo ed un’altra ancora richiama alla mente un cartonato francese: persino il logo cambia di mese in mese!
(26/10/2001)
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