Almanacchi bonelliani (del giorno dopo)

di Daniele D’Aquino

 

(c) Sergio Bonelli EditoreIl capostipite è stato Martin Mystère con il suo Almanacco del Mistero, seguito dall’Almanacco della Paura, della Fantascienza, del Giallo, dell’Avventura, del West, volumi annuali patinati che ai fumetti uniscono dossier, monografie, recensioni.

Sulle rubriche nulla da eccepire, sono sempre ben curate, nonostante il poco spazio disponibile non favorisca gli approfondimenti.

Il vero problema sono i fumetti, che, tranne poche eccezioni, si attestano su una preoccupante mediocrità. Sembra che gli Almanacchi siano divenuti ormai il deposito di storie troppo deboli per apparire nelle serie regolari, quasi che gli articoli possano compensare la qualità non eccelsa di sceneggiature e disegni.

Prendete ad esempio l’ultimo Almanacco della Paura; nonostante ci sia Wood alla macchina da scrivere, il risultato è una trama scombiccherata, resa graficamente da un Piccatto sotto tono, molto più a suo agio su Magico Vento (saranno le chine di Spadavecchia a giovargli?).

E che dire degli Almanacchi della Fantascienza, che da anni ci propongono storie scialbe e mal disegnate?

Ritengo che € 4.39 siano troppi per qualche redazionale e un centinaio di tavole che non rimarranno certo negli annali del fumetto!

Un aumento del livello qualitativo è doveroso. Inoltre, perché non differenziare le storie all’interno dell’Almanacco da quelle della serie regolare?

Un'idea può essere quella di ricorrere a disegnatori che non si sono mai cimentati nel personaggio, come succede nel Texone. Oppure presentare storie brevi, che altrimenti non potrebbero trovare una collocazione, soprattutto ora che sono stati soppressi gli albetti degli Speciali e, nel caso di Dylan Dog, l’Albo Gigante è stato trasformato in  un’unica lunghissima avventura.

Ricordate “La cantina”, “C’era una volta…”, “Margherite”, “Il vicino di casa”, “L’incubo dell’indagatore”? Piccoli capolavori che nell’attuale impostazione editoriale non avrebbero spazio.

Infine un’ultima considerazione: gli Almanacchi sono tra gli albi più comprati dai lettori saltuari; non credo sia una buona forma di pubblicità presentare loro storie mediocri che non li invogliano certo all’acquisto di altri numeri.

(15/04/2002)

 

   

 

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