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TEX #500: "Uomini in fuga" di Daniele D’Aquino
Mentre mi accingevo a scrivere questa recensione, per una bizzarra associazione di idee, il “500” riportato a numeri cubitali in copertina, mi ha fatto venire in mente la mitica utilitaria della Fiat. Dovrò
andare
da
uno
psicologo,
o
peggio
da
uno
psichiatra? Non
so,
comunque
a
pensarci
bene
tra
Aquila
della
Notte
e
la
500
ci
sono
alcune
cose
in
comune.
Prima
di
tutto
entrambi
sono
entrati
con
forza
nell’immaginario
comune,
raggiungendo
una
popolarità
che
pochi
hanno
nei
loro
rispettivi
campi. Inoltre
tutti
e
due
conservano
quell’ingenuità
stilistica
tipica
del
periodo
in
cui
sono
nati
e
mantengono
intatto
il
loro
fascino
nei
decenni,
dopo
aver
conquistato
milioni
di
persone.
Unica
differenza:
Tex
è
ancora
vivo
e
vegeto,
mentre
della
500
è
uscito
fuori
produzione
anche
il
nuovo
modello… Parallelismi
automobilistici
a
parte
(scelgo
un
freudiano
o
uno junghiano?),
il
numero
cinquecento
è
un
traguardo
storico,
raggiunto
da
pochissimi
personaggi,
segno
che
il
ranger
più
famoso
d’Italia,
che
da
più
di
mezzo
secolo
appassiona
almeno
tre
generazioni
di
lettori,
gode
ancora
di
ottima
salute
editoriale. Per
festeggiare
l’evento,
l’albo
è
stato
affidato
a
due
delle
colonne
della
serie,
Nizzi
ai
testi
e
Ticci
ai
pennelli,
e
come
è
tradizione
in
Via Buonarroti,
tutte
le
tavole
sono
a
colori. La
storia
è
corale,
ricca
di
personaggi
(forse
troppi,
si
rischia
di
fare
confusione),
scorrevole
e
dal
ritmo
serrato. Magari
ci
si
aspettava
una
trama
un
po’
più
particolare,
adatta
per
un
numero
speciale
come
questo,
ma
evidentemente
Nizzi
si
è
conservato
tutte
le
cartucce
per
stupirci
nel
clamoroso
ritorno
di
Mefisto
il
prossimo
mese. Per descrivere i disegni di Ticci basta una sola parola: western. Il suo tratto classico, sporco e la sua rappresentazione della Frontiera incarnano perfettamente l’archetipo figurativo del genere. E
poi
ci
sono
quelle
quattro
tavole
realizzate
ad
acquerello.
Semplicemente
stupende. (17/06/2002)
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