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La chiusura di Gregory Hunter Gregory
Hunter non ce l’ha fatta. Già da
tempo si vociferava di una chiusura della serie dovuta alle basse
vendite e così dopo appena un anno e mezzo di vita il Ranger dello
Spazio si congeda dai suoi lettori, con un malloppone di 340
pagine contenenti due storie scritte e
disegnate da Gigi Simeoni. La
conclusione vera e propria della saga c’è stata però nell’ultimo
numero della serie regolare, il 17
(ha portato bene, non c’è che dire…), con tanto di saluto finale da
parte di tutti gli autori trasformati in personaggi a fumetti. Devo
ammettere di aver comprato solo i primi numeri di Gregory Hunter, che
non avendomi appassionato granché, sono stati un forte deterrente per
l’acquisto dei successivi. Si vedeva già da subito che qualcosa non
andava. Il progetto di Serra di
creare un Tex del futuro e di
far tornare in auge la fantascienza Anni Sessanta
era piuttosto ambizioso. E’ dura leggere in un fumetto uscito nel 2001
una didascalia che descrive ciò che sta accadendo nella vignetta
sottostante…va bene “l’operazione retrò”, ma qui si esagera! E
poi la caratterizzazione del protagonista e dei comprimari che lasciava
qualche perplessità, il tormentone
(insopportabile) degli screzi tra Gregory e Badger,
i dialoghi spesso ridicoli e ampollosi, non volgevano certo a favore
della testata. L’anacronistico
tentativo di Serra di riproporre un eroe classico era destinato al fallimento. Peccato però, perché non tutto era da
buttare, anzi. Idee buone ce n’erano, la serie aveva molte potenzialità,
il parco disegnatori era all’altezza…se solo Serra avesse corretto
un po’ il tiro, cambiato in corsa qualcosa. Invece
no. E proprio qui sta il punto. Più che di limiti di Gregory Hunter
parlerei dei limiti di Serra,
che vistosi libero di pubblicare quel personaggio giacente nel cassetto
da vent’anni, si è lasciato prendere dalla megalomania, trasformando
la sua creatura in un giocattolone
dove far confluire tutto il suo background letterario-fumettistico. Paradossalmente
il suo personaggio si muove meglio in altre mani. Lo
dimostra questo ultimo albo in cui Sime,
lungi dallo sfornare un capolavoro, riesce però a smussare i difetti
della serie, realizzando due divertenti avventure. L’ex
hammeriano non è nuovo ad esperienze di autore completo ed
emulando
Ambrosini ed Enoch, qui firma soggetto, sceneggiatura, disegni
e copertina. E fa tutto bene. Le
storie sono ben congegnate, le gag riuscite e il suo tratto versatile
coniuga perfettamente ironia ed azione. Chissà,
forse se anche le altre storie avessero avuto lo stesso livello
qualitativo, la serie non avrebbe avuto un simile epilogo… Rimane
una speranza: che questo canto del
cigno, supportato da buone
vendite, faccia cambiare idea ai vertici della Bonelli, consentendo la
sopravvivenza di Gregory Hunter magari proprio sotto forma di Maxi, un
volume con cadenza annuale contenente 2-3 storie autoconclusive slegate
dalla continuity. Staremo a vedere. (6/11/2002)
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