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Dampyr ed il cannibalismo

di Daniele D'Aquino 

 

Gli autori di Dampyr ci hanno abituati troppo bene e così una storia senza infamia e senza lode come questa, che in un’altra serie rientrerebbe nella media, qui ci appare decisamente debole.

L’albo ha l’unico scopo di presentarci un nuovo temibile nemico, che non appartiene alla stirpe dei Maestri della Notte: Thorke, il demone cannibale.

L’antropofagia è tornata in auge grazie alla narrativa e al cinema, ma non penso che Boselli e Colombo vogliano cavalcare la moda; credo piuttosto ci sia l’intenzione di trattare con la solita perizia un tema affascinante ed inquietante, che affonda le sue radici negli albori dell’umanità.

Da sottolineare inoltre che via via i nuovi nemici sono sempre più forti e scaltri, a differenza dei primi numeri, in cui bastava un proiettile “dampyrizzato” per uccidere vampiri millenari.

I disegni di Piccininno, nonostante qualche pecca nell’inchiostrazione, sono nel complesso buoni, ma non riescono a far decollare la sceneggiatura di Colombo, un po’ raffazzonata e dal finale troppo frettoloso.

Per di più l’albo risente dell’assenza di Tesla e Kurjak, che sono ormai molto più di semplici comprimari.

Continuano a non convincermi appieno le copertine di Riboldi. Vada per il soggetto, ma Harlan sembra avere il fisico di un cinquantenne imbolsito! 

(3/12/2002)

 

   

 

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