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Napoleone #32: “Moosbrugger l’assassino” Franz Moosbrugger, un pluriomicida giustiziato a Vienna nel 1913, Kaspar Klainz, un assassino detenuto in una clinica psichiatrica, il dottor Freidenthal, un misterioso psichiatra proprietario della suddetta clinica: questi i personaggi attorno a cui ruota la trasferta viennese di Napoleone. Tutto inizia da una mostra dell’espressionista tedesco Max Beckmann, poi la storia si dipana mantenendosi sempre in bilico tra realtà e fantasia, presente e passato, e cattura il lettore con il suo procedere quasi criptico, tra sogni e identità nascoste. I temi trattati sono attualissimi: il rapporto tra medicina e diritto, lo scopo della detenzione, il confine tra alienazione e sanità mentale. Come si fa a dimostrare senza ombra di dubbio se un individuo è capace di intendere e di volere? E’ possibile curare una persona malvagia? L’albo, nonostante qualche caduta nella retorica e nella didascalia, offre interessanti spunti di riflessione. Ai pennelli troviamo un Pasquale Del Vecchio in grande forma, che traduce in immagini leggibili ed espressive la sceneggiatura di Ambrosini. Molto belle le tavole storiche-oniriche, impreziosite da un sapiente uso del retino. E ricordiamoci che “Moosbrugger non è un uomo, è un paesaggio in rovina. Un posto situato dietro l’uscio di casa, appena oltre la soglia. Accedervi è semplicissimo per chiunque, tornare indietro, invece, è molto più difficile, soprattutto per chi una casa non l’ha mai avuta.” (4/12/2002)
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