Gea #8: "Dove scorre l'acqua"

di Daniele D'Aquino

 

Gea (c) Luca Enoch / Sergio Bonelli Editore

Ma quanto è bravo Enoch.
Questa è la prima cosa che ho pensato quando ho finito di leggere l'ottavo numero di Gea, "Dove scorre l'acqua" (132 pp., b/n, € 2.50).
Resta un mistero come faccia l'artista milanese a scrivere e disegnare 250 tavole l'anno mantenendosi su tali elevatissimi livelli qualitativi.
E inoltre, come se non fosse totalmente assorbito dalla sua creatura, Enoch ha trovato anche il tempo di realizzare i testi di "Morgana", miniserie fantasy illustrata da Mario Alberti, pubblicata in Francia dalla Humanoides Associés.
Chapeau.
Ma passiamo alla storia di questo mese, mix di ambientalismo e mitologia greca: una quercia centenaria sta per essere abbattuta per consentire la costruzione di una bretella stradale, scatenando le ire degli ecologisti (capitanati da Sigfrido) che cercano di bloccare i lavori.
Nessuno sapeva però che il luogo dove sorge l'albero era un tempo abitato dalle Ninfe e che la quercia non è altro che un sigillo tra il nostro e il loro mondo.
Gli scavi hanno riportato alla luce una sorgente d'acqua dolce che costituisce un passaggio tra i due piani di esistenza, consentendo alle Naiadi, le ninfe dell'acqua, di spostarsi lungo le condutture dell'acquedotto e seminare morte per la città.
Ovviamente toccherà a Gea, in qualità di Baluardo, cercare di farle ritornare nel loro mondo…
La formula è la stessa collaudata nei numeri precedenti, ovvero unire divertimento e impegno sociale, condendo il tutto con riferimenti più o meno polemici all'attualità (in questo episodio non è difficile leggere tra le righe una critica ai metodi usati dalla polizia durante le manifestazioni dei no-global).
E il meccanismo funziona alla grande.
La sceneggiatura è vivace, straripante, ricca di personaggi.
Lo spazio dedicato alla continuity è ridotto a due brevi intermezzi, in cui Ardat-Lili viene strigliata dalle altre due sorelle della Triade Oscura per essersi fatta uccidere l'Esarca; il resto dell'albo è un susseguirsi di gag e azione senza una minima caduta di ritmo.
Da evidenziare l'erotismo che permea l'intero albo: quello più ironico e diretto tra Gea e Leo e quello più sofferto e poetico tra il pittore e l'Amadriade.
I disegni poi sono straordinari. Tutti ormai conosciamo il suo talento grafico, ma stavolta Enoch si è superato; le tavole sono incredibilmente dettagliate, leggibili, belle da ammirare.
L'elaborazione al computer, parte integrante del suo stile, non è mai invadente e rende il tratto ancora più piacevole e realistico.
L'albo conferma quanto sia speciale l'eroina creata da Enoch all'interno del panorama bonelliano. In quale altra testata possiamo vedere scene come quelle tra Gea e Leo, con riferimenti sessuali così espliciti? Dove troviamo altrove dialoghi così brillanti e una simile freschezza narrativa? Peccato che per leggerne un'altra avventura dovremo aspettare fino al 10 giugno. Ma sono sicuro che l'attesa sarà ampiamente ripagata.

(7/1/2003)

 

   

 

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