|
|
|||||
Napoleone #34: "Gli alieni sono tra noi" di Daniele D'Aquino
Numero dopo numero, bimestre dopo bimestre, Napoleone si sta affermando come uno dei migliori prodotti bonelliani. Merito
sicuramente di papà Ambrosini, che ha saputo creare una serie
originale e stimolante, ma anche di tutti i bravi collaboratori di cui si
è attorniato, tra cui spicca Paolo Bacilieri, alla sua terza prova
da autore completo dopo gli ottimi “Quando muoiono le balene” (#22) e
“Le lacrime di Frankenstein” (#28). “Gli
alieni sono tra noi” (brossurato, 98 pp. in b/n, € 2.20) è una storia
divertente e sopra le righe, in cui si intrecciano due trame tra loro
indipendenti che hanno come punto in comune il nostro biondo albergatore. La
prima, quella che dà il titolo all’albo, è chiaramente ispirata a “Essi
vivono” di John Carpenter (regista omaggiato nel nome della clinica)
e ruota attorno alla paranoica figura di Boudleaux Bryant, ex agente
segreto canadese, convinto che gli alieni si stiano infiltrando nel nostro
pianeta, sostituendosi agli esseri umani. La
seconda vicenda, perfettamente inserita nell’altra, è incentrata su una
diabolica vendetta meditata per anni e portata quasi a compimento. Sopra
questi intrecci Bacilieri costruisce una sceneggiatura brillante, ricca di
personaggi, alcuni quasi caricaturali (la coppia, il cameriere, lo stesso
Boudleaux), altri più di spessore (Allegra - gradito ritorno il suo - e
Nadia). Colpisce
soprattutto la caratterizzazione di Nadia e il suo rapporto con Napoleone,
raccontato con grande realismo. La scena del litigio poi (tavv. 80-85) è
davvero intensa. Un
unico appunto: nell’ultima pagina Allegra, guardando attraverso gli
“occhiali smaschera alieni”, scopre che anche Boudleaux è uno di loro.
Ciò però contraddice la prima vignetta a pag. 56, in cui in realtà il
baffuto ex agente segreto risultava umano (troppo umano, come direbbe
Friedrich). La
convincente narrazione viene sublimata da disegni sbalorditivi. Ormai
tutti conosciamo il suo stile peculiare e inconfondibile, ma ogni volta
non si può fare a meno di rimanere piacevolmente impressionati. Le
tavole traboccano particolari, il tratteggio fittissimo sostituisce spesso
i neri pieni e il risultato sono pagine lussureggianti, di sicuro impatto. Bacilieri
inoltre è bravissimo a catturare le emozioni dei personaggi, curando
molto l’espressività della mimica facciale e della gestualità. Sorpresa,
dolore, rabbia: ogni sentimento viene cristallizzato nell’inchiostro. Da
elogiare anche il montaggio della tavola, così insolito e
innovativo. Disposizione e grandezza delle vignette variano di pagina in
pagina, piccoli quadrati si alternano a strisce più o meno strette,
stravolgendo la cosiddetta gabbia bonelliana. E non si può più
parlare di gabbia, poiché i personaggi evadono dalle vignette, superano i
bordi, invadono gli spazi bianchi. Una composizione che impreziosisce
ancora di più lo straordinario lavoro di Bacilieri. Delude invece la copertina di Ambrosini, poco allettante e troppo seria rispetto al tono leggero dell’albo. (2/4/2003)
|
||||||