Le generazioni di Martin Mystère

di Daniele D'Aquino

 

Martin Mystère (c) Sergio Bonelli EditoreFra le testate bonelliane Martin Mystère è sicuramente quella che ha prodotto il maggior numero di spin-off, cross-over e pubblicazioni speciali: ricordo Zona X, Storie da Altrove, i team-up con Dylan Dog, Mister No e Nathan Never, Il mystero delle nuvole parlanti…

A questa pletora di albi va ad aggiungersi “Generazioni” (brossurato, 244 pp. in b/n, € 4.80), che chiude alla grande i festeggiamenti per il ventennale del BVZM.

La storia, scritta da un ispirato Carlo Recagno, riunisce ben tre detective dell’impossibile: il Docteur Mystère (l’avventuriero ottocentesco a cui Martin deve il suo cognome), il MM del 21° secolo che noi tutti conosciamo e il Martin robotico del 22° secolo, coevo di Nathan Never.

Per la verità ci sarebbe da aggiungere anche un quarto personaggio, ovvero il Mystère del 26° secolo (!), che fa la sua apparizione nelle tavole finali.

L’idea di base grazie alla quale Recagno riesce a collegare narrativamente epoche così diverse è una anomalia nel continuum spazio-temporale che assume la forma di un ebdecaedro (solido a diciassette facce). Chiunque ne venisse in possesso potrebbe manipolare il tempo con il semplice pensiero e provocare sconvolgimenti inimmaginabili.

Si scatena così una rocambolesca caccia al tesoro lungo i vari secoli, in cui è coinvolta anche una guest star come Charles Dickens.

L’albo è piacevole, pieno zeppo di citazioni mysteriose e sorretto da una sceneggiatura brillante. Recagno gestisce al meglio i numerosi intrecci tra passato, presente e futuro, liquidando l’annoso problema dei paradossi temporali tipico di simili avventure con una battuta di uno dei personaggi: “…quando si tratta di paradossi temporali la cosa migliore da fare è pensarci il meno possibile, se ci si vuole evitare un gran mal di testa!”

Ai pennelli troviamo quattro disegnatori, uno per ogni secolo in cui si svolge l’azione: Alessandrini (XXI), Esposito Bros. (XXII), Filippucci (XIX), Vercelli (XXVI).

Quattro stili diversi, quattro colonne della serie che assicurano una prova nel complesso molto convincente. Non poteva esserci davvero migliore iniziativa per concludere le celebrazioni dell’anniversario.

Probabilmente una delle migliori storie del BVZM.

 

(29/4/2003)

 

   

 

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