|
|
|||||
Maxi Dog: tri stor is megli che uan? di Daniele D'Aquino
Invariata
la formula di questo sesto Maxi Dylan Dog (brossurato,
292 pp. in b&n, € 5.00): tre storie autoconclusive, tutte disegnate
dai prolifici Montanari & Grassani. Invariata purtroppo
anche la qualità complessiva, ovvero medio-bassa. Si inizia con “Il
capobranco”, il migliore episodio del volume, anche se non ai
livelli cui ci ha abituati Paola Barbato. La brava
sceneggiatrice qui ripesca il personaggio di Dea (vista ne “L’ultimo
plenilunio”) e vi costruisce attorno una godibile avventura animalista.
Subito dopo è la volta di “La donna venuta dal nulla”,
scritta da Robin Wood. Il creatore di Dago è alla sua terza
“ospitata” dylaniata, dopo l’Albo Gigante e l’Almanacco della
Paura (ora gli manca solo uno Speciale e poi si è fatto tutti i fuori
serie…). Quelle due prove sinceramente non mi avevamo entusiasmato e con
questa le cose non vanno molto meglio; qualche spunto interessante c’è,
ma prevalgono la sceneggiatura sgangherata e i dialoghi decisamente
banali. Inoltre sembra che Wood non abbia ancora acquisito familiarità
con l’Indagatore dell’Incubo: forse pensa a Martin Hel mentre scrive
Dylan Dog? Il
malloppone si chiude con “Futuro imperfetto”, storia mediocre
che per le sue caratteristiche forse si sarebbe adattata meglio a un
personaggio come Martin Mystère. I testi sono di Pasquale Ruju. Passando
ai disegni, Montanari & Grassani non sono certo tra gli artisti più
amati della serie, ma nonostante il loro stile presenti innegabili lacune
(su tutte la rigidità del tratto), va apprezzata comunque la grande
immediatezza e pulizia delle tavole. Molto bella la copertina di Stano.
(11/7/2003)
|
||||||