Maxi Dog: tri stor is megli che uan?

di Daniele D'Aquino

 

Dylan Dog (c) Sergio Bonelli EditoreInvariata la formula di questo sesto Maxi Dylan Dog (brossurato, 292 pp. in b&n, € 5.00): tre storie autoconclusive, tutte disegnate dai prolifici Montanari & Grassani. Invariata purtroppo anche la qualità complessiva, ovvero medio-bassa. Si inizia con “Il capobranco”, il migliore episodio del volume, anche se non ai livelli cui ci ha abituati Paola Barbato. La brava sceneggiatrice qui ripesca il personaggio di Dea (vista ne “L’ultimo plenilunio”) e vi costruisce attorno una godibile avventura animalista. Subito dopo è la volta di “La donna venuta dal nulla”, scritta da Robin Wood. Il creatore di Dago è alla sua terza “ospitata” dylaniata, dopo l’Albo Gigante e l’Almanacco della Paura (ora gli manca solo uno Speciale e poi si è fatto tutti i fuori serie…). Quelle due prove sinceramente non mi avevamo entusiasmato e con questa le cose non vanno molto meglio; qualche spunto interessante c’è, ma prevalgono la sceneggiatura sgangherata e i dialoghi decisamente banali. Inoltre sembra che Wood non abbia ancora acquisito familiarità con l’Indagatore dell’Incubo: forse pensa a Martin Hel mentre scrive Dylan Dog?

Il malloppone si chiude con “Futuro imperfetto”, storia mediocre che per le sue caratteristiche forse si sarebbe adattata meglio a un personaggio come Martin Mystère. I testi sono di Pasquale Ruju.

Passando ai disegni, Montanari & Grassani non sono certo tra gli artisti più amati della serie, ma nonostante il loro stile presenti innegabili lacune (su tutte la rigidità del tratto), va apprezzata comunque la grande immediatezza e pulizia delle tavole.

Molto bella la copertina di Stano.

 

(11/7/2003)

 

   

 

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