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Dylan Dog # 233: "L'ospite sgradito" di Daniele D'Aquino
Dopo alcuni numeri mediocri, finalmente un albo che non si riduce ad un semplice riempitivo. D’altronde in questi anni Michele Medda non ha quasi mai deluso, regalando ai lettori dylaniati storie molto personali e stimolanti. Questo mese lo sceneggiatore sardo si è ispirato a “Il grigio”, monologo di Giorgio Gaber e Sandro Leporini che racconta l’ossessione di un uomo per un ospite inatteso, un topo, incarnazione di tutte le sue paure e dei suoi disturbi. Il piccolo roditore porterà il protagonista sull’orlo della follia e solo accettando quella presenza come emblema delle sue contraddizioni l’uomo riuscirà a guardare il mondo da una diversa angolazione e ad affrontare i problemi con uno spirito nuovo. Su questo spunto Medda imbastisce una sceneggiatura impeccabile, degna di segnalazione per almeno tre motivi... Il perfetto alternarsi di situazioni dai toni narrativi differenti (visionario, riflessivo, grottesco, metafisico), scandito da stacchi netti a fine pagina. La presenza di Dylan dall’inizio alla fine dell’albo; Medda segue l’Indagatore dell’Incubo per tutte e 94 le tavole (e in quasi la metà lo lascia sulla scena da solo), facendo a meno anche di Groucho, che esce dalla storia dopo una ventina di pagine. Lo spessore e l’umanità che animano Dylan e che ultimamente latitavano su queste pagine. Uno dei rischi maggiori in un’avventura simile è quello di cadere nel moralismo, come spesso è successo a Sclavi (probabilmente è il suo unico difetto) e soprattutto a Ruju (sicuramente non è il suo unico difetto). Medda invece si mantiene lontano da facili predicozzi e preferisce focalizzare il proprio interesse sull’individuo Dylan e sul suo rapporto con l’intruso, utilizzando in modo opportuno l’espediente narrativo dello straniamento. Il compito di tradurre in immagini dei testi così particolari spetta a uno dei disegnatori più particolari della scuderia Bonelli, Angelo Stano, che in questa settima prova sulla serie regolare abbandona quasi del tutto lo stile espressionista degli esordi, conservando tuttavia la solita efficacia nel veicolare al lettore emozioni e atmosfere. In particolare Stano è molto abile nel rappresentare l’espressività di Dylan, testimoniando graficamente la crescente ossessione per l’intruso che culmina nello scontro finale e nei due primi piani di pag. 94 e 95. Di fronte a tale bravura, alcune vignette un po’ troppo naif e la cover anonima diventano peccati veniali. In conclusione una storia non convenzionale, ottimamente scritta e disegnata. Al Signor G sarebbe piaciuta.
Dylan Dog ™ & © Sergio Bonelli Editore
(26/03/2006)
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