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Demian # 1: "Il ricordo e la vendetta" di Daniele D'Aquino
Un anno dopo Brad Barron, una nuova miniserie di 18 numeri targata Bonelli fa la sua comparsa nelle edicole. Creatore e sceneggiatore di Demian è quel Pasquale Ruju già visto all’opera principalmente su Dylan Dog e in misura minore su Tex, Nathan Never e Dampyr. Ruju è uno di quegli autori spesso bistrattati da lettori e critica (anche su queste pagine virtuali), ma a prescindere dalla qualità delle sue storie gli va comunque attribuito il merito di aver saputo sostenere quasi da solo il peso dell’Indagatore dell’Incubo nel suo periodo più difficile, quello susseguente alla crisi creativa di Sclavi. Ruju ha pagato questa scarsa stima di una nutrita fetta del pubblico dylaniato con la diffidenza verso il suo nuovo personaggio (l’interesse per Demian era sicuramente inferiore rispetto a quello che c’è stato per l’eroe di Faraci o a quello per i futuri progetti di Manfredi e Ambrosini) In molti già erano pronti a stroncarlo quando della miniserie si conoscevano soltanto le fattezze del protagonista e poche righe di presentazione. Devo ammettere che anche io ero un po’ prevenuto, però dopo aver letto questo numero uno mi sono dovuto ricredere. L’albo svolge appieno la funzione di ogni debutto che si rispetti, cioè presentare la location e i personaggi principali, e fornire al lettore delle buone ragioni per acquistare il numero successivo. La prima di quelle ragioni è l’ambientazione, originale ed interessante, una Marsiglia tinta di noir ispirata alle storie di Jean-Claude Izzo, scrittore che viene “omaggiato” in questo albo nella figura di Pierre Rivac. Nei prossimi episodi l’azione si sposterà da Barcellona all’entroterra francese, dalla Corsica alle coste africane, nei luoghi del cosiddetto noir mediterraneo, genere che annovera tra le sue fila autori come Vasquez Montalban, i nostri Camilleri e Carlotto, Yasmina Khadra e il sopraccitato Izzo. Seconda ragione, il protagonista. Sia chiaro, per quanto riguarda la sua caratterizzazione non c’è nulla di nuovo, trovandoci di fronte al classico eroe belloccio dal passato misterioso (a proposito del passato, anche l’antica stirpe dei Chevalier sa un po’ di deja vu, vero Ade?), ma la figura di Demian risulta comunque carismatica e accattivante. Terza ragione: la struttura narrativa. Il racconto si dipana in modo avvincente tra continui flashback, che ci introducono il protagonista attraverso i ricordi dei comprimari. Il ritmo è elevato e i tempi della vicenda sono ben scanditi da una solida sceneggiatura che si incrina soltanto verso la fine, nell’evitabilissimo colpo di scena. Quarta ragione, i disegni. Luigi Piccatto e Giorgio Sommacal svolgono nel complesso un buon lavoro, anche se alcune tavole meno curate (specialmente nel finale) rendono la loro prova un po’ disomogenea. Comunque la raffigurazione del nostro e dei principali personaggi sono molto convincenti, così come le numerose tavole a mezzatinta. Compendiando le ragioni di cui sopra, la miniserie si inserisce nel solco della tradizione bonelliana senza ambizioni di innovazione ma con forti elementi distintivi e si presenta al pubblico con un primo numero che, seppur con qualche sbavatura, si rivela godibile e coinvolgente. Attendo fiducioso i prossimi albi.
Demian #1, 132 pp. in b&n, brossurato, € 3.00, Maggio 2006, Sergio Bonelli Editore
Demian ™ & © Sergio Bonelli Editore
(6/06/2006)
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