Maxi Dylan Dog 2006

di Daniele D'Aquino

 

Dylan Dog ™ & © Sergio Bonelli EditorePuntuale come le ondate di afa e l’esodo sulle autostrade, ecco il Maxi Dylan Dog, malloppone estivo contenente tre storie autoconclusive disegnate da Montanari & Grassani.

Quest’anno si è voluto puntare su sceneggiatori “freschi”: Bruno Enna e Giancarlo Marzano, che hanno entrambi al loro attivo due avventure dell’Indagatore dell’Incubo, e Giovanni di Gregorio, esordiente assoluto in casa Bonelli che rivedremo a fine anno su Dampyr.

Si comincia con “Lo ‘scavatombe’”, scritta da Marzano, vicenda dal sapore classico in cui Dylan dovrà vedersela con un serial killer che seppellisce vive le sue vittime. Lo svolgimento è abbastanza convenzionale, ma comunque si lascia leggere piacevolmente e offre un paio di spunti interessanti (la scena del ritrovamento di Evelyn, il movente dell’assassino).

A seguire troviamo “Il passo del gambero”, appartenente al filone delle avventure paradossali. Di Gregorio va a ripescare un vecchio nemico e firma un debutto che nonostante qualche forzatura (passi per Dylan che, sconvolto, non controlla le date, ma la non-morte di Lisa è troppo inverosimile) si rivela la storia migliore di questo Maxi.

Cosa in realtà non difficile, vista la mediocrità di “Jenny Dentiverdi”, in cui Bruno Enna ci narra gli omicidi di un(a) babau uscita da una macabra filastrocca.

Già il titolo, che sembra il nick di qualche gangster (tipo Frank tre dita), non lasciava presagire nulla di buono. L’autore imbastisce una trama sconclusionata, inanella errori di sceneggiatura e grammaticali, si prende troppo sul serio.

Quest’ultimo aspetto, che trova la sua massima espressione nelle scene dell’obitorio e del cimitero, nuoce ancora di più alla storia poiché non è supportato da un’adeguata caratterizzazione dei personaggi. Il “che cosa ho perso” finale di Dylan suona eccessivo, anche ridicolo, visto che Jade non è stata altro che l’ennesima bella di turno, tratteggiata velocemente e in modo superficiale.

Per quanto riguarda i disegni, Montanari & Grassani svolgono il consueto onesto lavoro. Non sono sicuramente tra i migliori artist della scuderia dylaniata, ma a ben pensarci costituiscono la scelta migliore per il Maxi. Per almeno tre motivi.

Primo, la prolificità, che li ha portati a realizzare anche il numero di giugno, in cui Masiero fa tornare Dylan nella Zona del Crepuscolo (sacrilegio!!!).

Secondo, il loro stile, che nonostante alcune legnosità anatomiche possiede sempre grande immediatezza e leggibilità.

Last but non least, l’interpretazione archetipica di Dylan e dei suoi comprimari.

Gli ultimi due, in un blockbuster come questo, comprato anche da molti acquirenti occasionali, sono importantissimi.

In definitiva un Maxi privo di storie memorabili (anzi una proprio da dimenticare) ma che può regalare un paio d’ore di relax sotto l’ombrellone.

 

Maxi Dylan Dog,  292 pp. in b&n, brossurato, giugno 2006, € 5.50, Sergio Bonelli Editore

 

Dylan Dog ™ & © Sergio Bonelli Editore

 

(23/06/2006)

 

   

 

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