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Gea
di
Alessandro
Calamari
Luca
Enoch
è
decisamente
un
recidivo,
oppure
ha
una
gran
passione
per
le
ragazzine.
Dopo
Sprayliz,
la
graffitista
tutto
pepe
dalle
alterne
vicende
editoriali,
ecco
spuntare
per
la
gioia
dei
fan
la
bionda
Gea.
Piccola,
minuta,
decisamente
estroversa
e
dinamica,
tuttavia
Gea
si
differenzia
profondamente
dalla
bruna
Liz,
e
non
solo
per
il
colore
dei
capelli.
Intanto,
come
abbiamo
detto,
Gea
è
meno
dotata
fisicamente
ed
è
anche
più
acerba:
non
ha
che
quattordici
anni,
va
in
scooter
e
suona
la
chitarra
elettrica
in
un
gruppo
rock
o
preteso
tale
(in
realtà
non
sanno
bene
neppure
loro
quale
genere
di
musica
suonare).
Appare
invece
più
capace
intellettualmente,
dato
che
al
liceo
dove
studia,
riporta
sempre
ottimi
voti.
Questo,
però,
non
la
mette
al
sicuro
dalle
grinfie
dell’assistente
sociale
della
scuola,
Luciana.
Gea
ha
perso
infatti
i
propri
genitori
in
circostanze
misteriose
e
ormai
li
rivede
solo
nei
suoi
sogni.
A
mantenerla,
provvede
un
anonimo
"zio"
(lei
almeno
lo
chiama
così,
ma
nessuno
l’ha
mai
visto).
Insomma,
Gea
è
praticamente
un’orfana
e
la
legge
vorrebbe
che
fosse
adottata
o
finisse
in
un
istituto,
data
la
sua
giovanissima
età.
A
salvarla,
finora,
è
solo
il
fatto
che
tutti,
compresi
i
suoi
amici,
ignorano
che
Gea
vive
sola
nel
grande
fabbricato
dove,
oltretutto,
si
tengono
le
prove
del
gruppo
e
allegri
birra-party.
Con
Luciana,
che
vorrebbe
avere
il
piacere
di
vedere
per
una
volta
almeno
uno
dei
genitori
di
Gea,
lei
”scantona”
spiegando
che
il
padre
costruisce
dighe
ed
è
sempre
in
viaggio,
mentre
la
madre
recita
in
una
compagnia
di
canto,
di
fama
evidentemente
internazionale,
visto
che
anche
lei
non
c’è
mai.
Sembra
qui
di
risentire
la
storia
di Kate,
l’amica
di Liz,
lasciata
spesso
sola
a
casa.
A
entrambe,
però,
la
cosa
non
sempre
dispiacere
più
di
tanto.
Un
altro
particolare
distingue
Gea
dai
suoi
coetanei:
è
fotofobica,
costretta
a
portare
ovunque
un
paio
di
occhiali
scuri;
inoltre,
sembra
sia
incapace
di
distinguere
i
colori,
perciò
va
sempre
in
giro
vestita
di
scuro.
La
sua
vita,
insomma,
sembra
già
decisamente
complicata,
eppure
non
è
tutto
qui.
Gea
è
un
"guardiano",
destinata
a
proteggere
la
Terra
dagli
esseri
che
vengono
da
dimensioni
parallele,
quelle
creature
fantastiche
che
popolano
le
nostre
leggende.
Per
fronteggiarli,
usa
una
spada,
inserita
nel
manico
di
una
chitarra
(idea
nient’affatto
originale:
un
altro
personaggio
bonelliano,
Zagor,
vede
fra
i
suoi
protagonisti
il
divertente
menestrello
Guitar Jim,
che
nella
sua
inseparabile
chitarra
tiene
invece
nascosta
una
pistola).
Con
la
spada,
ovviamente
magica,
Gea
è
in
grado
di
trasferire
le
creature
che
sconfinano
da
noi
in
una
sorta
di
limbo,
ma
sarebbe
meglio
definirlo
eden,
dove
potranno
aspettare
la
giusta
congiuntura
astrale
per
ritornare
nelle
rispettive
dimensioni.
Satiri,
blemii
e
altro
popolano
il
mondo
di
Gea,
le
cui
mirabolanti
avventure
sembrano
rispettare
il
classico
canone
bonelliano
che
vuole
i
personaggi
delle
rispettive
serie
calati
in
dimensioni
fantastiche,
un
mondo
dove
realtà
e
magia
convivono
da
sempre.
Basti
pensare
ai
vari
Dylan
Dog,
Martin
Mystere,
Magico
Vento
o
Jonathan
Steele,
o
a
Dampyr,
di
prossima
pubblicazione,
l’ennesimo
fumetto
horror,
questa
volta
confezionato
da
Boselli.
Tuttavia,
Enoch
non
sembra
trovarsi
propriamente
a
suo
agio
in
questo
suo
tentativo
di
fondere
il
reale
con
l’immaginario.
La
vita
di
tutti
i
giorni
di
Gea,
fra
la
scuola,
le
prove
del
gruppo,
le
catastrofiche
corse
sui roller-blades,
gli
amici,
costituiscono
un
mondo
nettamente
distinto
dalla
dimensione
onirica
in
cui
la
nostra
si
muove
quando
sulla
fronte
del
suo
gatto
Cagliostro
appare
una
stella.
Qui,
Gea
agisce
in
perfetta
solitudine,
non
può
rivelare
a
nessuno
il
suo
segreto.
E
poi,
finita
la
missione,
può
tornare
dai
suoi
amici.
Due
entità
distinte,
dunque,
anche
se
non
per
Gea
e
per
gli
umani
che
incappano
in
qualche
magica
creatura.
Così,
un
gruppo
di
ragazze
possono
essere
reclutate
giocoforza
per
garantire
la
continuità
della
stirpe
dei
satiri.
Nella
serie,
per
ora
solo
semestrale,
dato
che
Enoch
fa
tutto
da
solo,
testi
e
disegni,
non
mancano
richiami
all’attualità
e
a
problemi
sociali,
visti
in
forma
più
drammatica
che
in Sprayliz.
Per
esempio,
la
pena
di
morte,
nel
primo
numero.
Enoch
prende
decisamente
partito
contro,
e
gli
è
indifferente
il
fatto
che
il
condannato
sia
colpevole
o
innocente.
Motivo?
Negli
USA,
dove
la
serie
sembra
ambientata,
troppo
spesso
l’esecuzione
di
un
condannato
o
l’eventuale
grazia
dipendono
dalla
situazione
politica
del
momento
e
dagli
umori
della
popolazione.
Così,
il
governatore,
che
solo
può
emettere
la
grazia,
gira
invece
in
basso
il
pollice
per
assicurarsi
la
rielezione
e
si
indispettisce
quando
l’iniezione
letale
non
sortisce
alcun
effetto
sul
condannato,
in
realtà
una
delle
creature
magiche
di
cui
abbiamo
parlato.
E
la
sofferenza
del
condannato
poi,
quando
l’ago
invece
funziona
e
i
testimoni
possono
godersi
i
suoi
ultimi
spasmi
d’agonia,
dove
la
mettiamo?
Infine,
sappiamo
che
devono
passare
anni
prima
che
un’esecuzione
venga
messa
in
atto,
fra
rinvii,
appelli
e controrinvii.
E
allora...
-
Dove
va
a
finire
la
riabilitazione?
Perchè
non
accettare
che
una
persona
sia
cambiata
dieci,
venti
anni
dopo
un
crimine?
-
D'accordo,
ma
se
tu
fossi
una
parente
di
quei
poveracci
che
ha
ammazzato?
-
Ma
che
c'entra?
Stiamo
parlando
di
giustizia
o
di
vendetta
personale?
Il
dibattito
è
aperto.
C’è
anche
un’evoluzione
nel
mondo
di
Gea.
Già
col
secondo
numero,
entrano
in
scena
nuovi
personaggi,
un
paraplegico
dalla
spiccata
simpatia
che
entra
nel
gruppo
come
nuovo
batterista
e
il
suo
amico
Sigfrido,
un
pezzo
di
marcantonio
che
gioca
in
una
squadra
di
hockey
su
ghiaccio
e
fa
parte
di
una
comunità
gay.
Il
mondo
è
bello
perchè
è
vario,
no?
Per
quanto
riguarda
il
discorso
tecnico,
è
certo
innovativo
il
disegno
di
Enoch
che,
partito
dal
disegno
classico-umoristico,
è
ora
approdato
a
un
mix
fra
manga
e
disegno
all’occidentale,
di
grande
spessore.
Non
più
prigionieri
nella
gabbia
delle
vignette,
che
peraltro
rimane,
i
personaggi
sembrano
quasi
vivere
di
vita
propria.
Ne
siamo
certi,
Gea
ci
riserverà
ancora
molte
sorprese,
perciò
restate
sintonizzati
su
questo
canale.
Ne
vedremo
delle
belle.
(29/6/2001)
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