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Il successo di Magico Vento di Daniele D’Aquino Da molti è considerata la migliore serie in casa Bonelli (concordo) e comunque non c’è dubbio che il livello delle storie sia migliorato numero dopo numero fino a raggiungere vette narrative raramente toccate dagli altri bonelliani. Gran
parte
del
merito
va
ascritto
al
creatore
e
sceneggiatore
di
Magico
Vento,
quel
Gianfranco
Manfredi
autore
eclettico
e
prolifico
che
passa
con
disinvoltura
dal
romanzo
al
fumetto,
dal
cinema
alla
canzone.
Manfredi
ha
saputo
dare
nuova
linfa
al
western,
contaminandolo
con
elementi
orrorifici
e
fantastici,
senza
rinunciare
tuttavia
ai
capisaldi
del
genere. Ammetto
di
non
aver
mai
amato
i
western,
eppure
le
ambientazioni
di
MV
riescono
sempre
ad
affascinarmi:
da
un
lato
c’è
un
grosso
lavoro
di
documentazione
e
ricostruzione
storica,
dall’altro
la
rielaborazione
in
chiave
immaginaria
delle
tradizioni
indiane
e
della
vita
di
Frontiera.
Il
risultato
è
uno
sfondo
ideale
per
le
avventure
di
Ned Ellis. Va
fatto
un
plauso
a
Manfredi
per
la
caratterizzazione
dei
vari
personaggi,
anche
quelli
secondari
risultano
molto
realistici
e
quasi
mai
si
riducono
a
semplici
macchiette. Davvero
particolare
il
protagonista,
ex
soldato,
accolto
dai
Sioux
e
diventato
uno
sciamano
con
il
dono
della
visione;
l’espediente
dell’amnesia
e
del
passato
che
lentamente
riaffiora
rappresenta
una
scelta
azzeccata
che
aggiunge
mistero
e
interesse,
nonché
molti
spunti
narrativi. Secondo alcuni il successo di una collana di fumetti è decretato anche dai comprimari e la figura di Willy Richards sembra confermare questa opinione. L’ironico giornalista che assomiglia ad Edgar Allan Poe è essenziale per la serie ed è in pratica un vero e proprio co-protagonista. La
continuity
inoltre
rende
le
storie
ancora
più
avvincenti;
Manfredi
sta
gestendo
molto
bene
questo
filo
logico
che
lega
i
vari
albi
(soprattutto
il
rapporto
tra
Ned
e
il
suo
arcinemico
Howard
Hogan),
ma
senza
esasperarlo
e
ingarbugliarlo
come
spesso
accade
nei
Comics
Marvel. Dopo
i
primi
numeri
in
cui
la
necessità
di
presentare
i
personaggi
e
il
loro
mondo
comprometteva
un
po’
la
qualità
delle
storie
(comunque
sempre
godibili),
lo
scrittore
marchigiano
ha
aggiustato
il
tiro,
sfornando
albi
sempre
più
belli. Le
sue
sceneggiature
sono
brillanti
e
ben
strutturate,
quasi
sempre
le
sequenze
iniziano
nella
prima
vignetta
e
si
concludono
nell’ultima,
evitando
fastidiosi
stacchi
di
scena
all’interno
della
pagina.
E
poi,
cosa
più
importante,
Manfredi
sa
raccontare
e
ha
il
ritmo
dell’avventura,
capacità
sicuramente
non
comuni. Se
il
successo
di
MV
è
dovuto
in
gran
parte
al
suo
creatore,
non
si
deve
però
trascurare
l’importanza
dei
disegni.
Lo
staff
è
uno
tra
i
più
validi
della
Bonelli
con
artisti
del
calibro
di
Milazzo,
Ortiz,
Frisenda,
Mastantuono,
Sicomoro:
stili
diversi
accomunati
da
una
stupenda
interpretazione
delle
atmosfere
della
serie.
E
già
che
siamo
in
tema
di
elogi,
non
posso
fare
a
meno
di
complimentarmi
con
il
curatore
delle
rubriche,
ovvero
lo
stesso
Manfredi,
che
smessi
i
panni
dello
sceneggiatore,
risponde
in
seconda
di
copertina
alle
domande
dei
lettori
e
due
pagine
dopo
nel
Blizzard
Gazette
approfondisce
alcuni
temi
affrontati
nelle
storie.
Rubriche
intelligenti,
gradevoli
e
interessanti. Ma,
vi
chiederete,
questo
Magico
Vento
non
ha
proprio
alcun
difetto?
Beh,
a
voler
cercare
il
pelo
nell’uovo
una
piccola
pecca
ci
sarebbe:
le
coste
degli
albi!
Sono
tutte
di
colore
diverso
e
rendono
la
libreria
un
po’
troppo
variopinta... Mitakuye Oyasin (18/02/2002)
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