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di
Francesco Farru
Iniziamo
con una dichiarazione forte, senza
tanti giri di parole: Sergio Toppi è il migliore
disegnatore italiano vivente. Sono pochi gli autori che non hanno
assolutamente bisogno di presentazioni, disegnatori il cui segno
inconfondibile parla per loro, artisti il cui tratto risulta
immediatamente riconoscibile ovunque. Ebbene, Sergio Toppi è uno di
questi. Davanti alle sue tavole, ai suoi magici giochi di ombre, al
fascino evocativo dei suoi tratteggi, non si può non restare estasiati.
Ma Toppi non è solo un virtuoso del pennello. Toppi è anche e
soprattutto un innovatore, un’ avanguardia artistica per tutto il
medium fumetto. Un autore che ha letteralmente distrutto la tradizionale
gabbia delle vignette, che ha radicalmente modificato il modo di
intendere un fumetto e persino i tempi di lettura di un albo. Un autore
che ha spinto il fumetto là dove forse non era mai stato, verso nuove e
più complete vette artistiche. Dicevamo dei tempi di lettura: come già
accennato nelle opere di Toppi (perlomeno in quelle come autore
completo) non c’è la benché minima traccia della classica
suddivisione della pagina in vignette, la narrazione non segue vie
sicure e lineari: la tavola “esplode” davanti al lettore, le
vignette si frantumano in un unico affascinante mosaico. E in questo
mosaico, in questo perfetto mosaico, tutto è studiato per ammaliare,
per avvinghiare il lettore. La cura meticolosa di ogni particolare, la
perfetta ripartizione degli spazi, gli impressionanti dosaggi di bianchi
e neri, di luci e di ombre, e soprattutto la “verticalità”-vero
marchio di fabbrica dell’autore milanese- portano il lettore a
dilatare a dismisura i tempi di lettura, quasi a perdersi dentro la
tavola. Perché è questa la verità: in una tavola di Toppi, come in
una piccola sindrome di Sthendal casalinga, ci si può quasi
letteralmente perdere. E ci si può benissimo perdere, ad esempio, in
una tavola di Sheraz-de, la prima delle storie contenute sul
volume di Repubblica dedicato all’arte di Sergio Toppi. Libera
reinterpretazione dell’epopea de Le Mille e una Notte,
Sheraz-de rappresenta una delle punte più alte della produzione
artistica del maestro: un vero gioiello grafico ma soprattutto una
storia carica di suggestioni e ricca di
pathos, che ci immerge in un fiabesco medio oriente, tra re,
sultani e magiche atmosfere.
Chiude
l’albo un altro capisaldo della vasta produzione di Toppi: Il
Collezionista. Opera meno
ambiziosa e spettacolare di Sheraz-de, il Collezionista è uno dei rari
tributi di Toppi alla serialità, ma non per questo è meno importante e
spettacolare. Un volume imperdibile insomma, giusto tributo a uno dei più
grandi artisti delle nuvole disegnate che il nostro paese possa vantare.
(11/5/2004)
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