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Figlie di un'editoria minore di
Gianluca
Umiliacchi Premessa:
“fanzine” (ingl. vc.
dell’ingl.
d’America, propr.
‘rivista
per
appassionati’,
comp.
di
fan
e (maga)zine)
s.f. inv.
Rivista,
per
lo
più
realizzata
in
economia
e
a
bassa
tiratura,
destinata
agli
appassionati
di
un
settore
(musica
rock,
fantascienza,
cartoni
animati,
ecc.).
[tratto
da
“vocabolario
della
lingua
italiana”
-
Lo
Zingarelli
1997] Si
può
ritenerlo,
di
certo,
un
progetto
molto
ambizioso
la
catalogazione
di
una
cultura
del
sottobosco
sociale
fatta
di
esperienze
diverse,
e
nel
contempo
identiche,
senza
cadere
nella
retorica
o
peccare
di
saccenteria.
Però,
a
volte,
anche
i
progetti
ambiziosi,
se
supportati
da
coscienza
critica
e
coraggio,
in
parte
riescono. “Poveri
ma
Liberi”
è
il
primo
catalogo
di
fanzine
realizzato
in
Italia
(Ed
Stampa
Alternativa,
Roma),
che
tenta
di
presentare
il
percorso
di
un
ventennio
(1977
-
1997)
di
cultura
underground
attraverso
le
500
testate
proposte. Ad
una
prima
visione,
il
piccolo
volumetto
(edito
nella
Collana
Millelire),
si
presenta
come
un
lungo
elenco
di
indirizzi
ma,
con
una
più
attenta
e
profonda
analisi
si
può
scoprire,
senza
troppa
fatica,
una
sintesi
di
informazioni
dati
e
chiarimenti
che
in
altro
modo
sarebbe
stato
difficoltoso,
se
non
proprio
impossibile,
rintracciare.
Si
resta
affascinati
e
letteralmente
storditi
dall’impressionante
mole
di
fanzine
prodotte
nel
corso
di
questi
vent’anni,
dai
prodotti
ciclostilati
della
metà
degli
anni
‘70,
fino
alle
recenti
netzine,
multimediali
e
interattive,
proposte
virtualmente
tramite
internet.
Purtroppo,
dato
l’esiguo
spazio
disponibile
per
il
catalogo,
molti
dati
non
hanno
avuto
la
possibilità
di
essere
riportati,
e,
ovviamente,
sia
per
questo
motivo
che
per
altri
si
può
senza
alcun
dubbio
affermare
che
questa
realizzazione
non
pretende
si
essere
ne
esauriente
ne
completa. E’
evidente
l’utilità
di
questa
prima
e
scrupolosa
ricerca
che
mette
in
luce
uno
spaccato
della
storia
di
questa
cultura
troppo
spesso
non
considerata
perchè
non
coincidente
con
gli
interessi
del
mercato
ufficiale.
Ne
danno
dimostrazione
le
Istituzioni
statali
che,
ancora,
non
hanno
compreso
l’importanza
della fanzine.
Importanza
che
la
fanzine
riveste
tramite
il
proprio
diverso
percorso
che,
in
questo
senso,
si
pone
come
risorsa
per
la
società,
per
la
comunicazione
in
particolare,
che
solo
da
questi
prodotti
può
trarre
gli
elementi
per
la
costituzione
di
una
comunicazione
“alternativa”
e
“libera”.
Prodotti
come
portatori
di
culture
che
costituiscono
risorsa
non
solo
per
il
singolo,
ma
per
tutta
la
società.
Tutto
ciò
non
può
essere
rappresentato
dalla
proposta
di
un
prodotto
innovativo,
sia
nei
contenuti
che
nelle
modalità
e
nei
percorsi;
lo
si
può
realizzare,
invece,
stimolando
e
favorendo
l’incontro
delle
diversità.
In
questo
senso
vengono
escluse,
ne
si
cercano,
fanzine
di
massa
standardizzate,
uniformizzate
e
omologate,
arrivando
ad
evitare
la
comunicazione
ufficiale,
omologata
essa
stessa,
che
spegne
e
annulla
le
differenze.
La
fanzine
genera
una
provocazione
sociale,
consistente
nel
fatto
che
il
prodotto
è,
per
il
fatto
stesso
di
esistere,
integrata
nella
società,
partecipe
corresponsabile
del
media
comunicativo,
di
attraversare
e
farsi
attraversare
dalla
comunicazione
senza
esserne,
in
molti
casi,
influenzata.
Lo
stimolo
per
la
realizzazione
di
questo
primo
lavoro
trova
le
sue
radici
dalle
medesime
basi
e
partono
dalle
stesse
neccessità
che
danno
corpo
alla
formazione
delle fanzine;
ovvero,
l’impossibilità
di
accettare
che
le
proprie
idee
e
la
propria
storia
siano
sempre
gli
altri
a
deciderla
e
a
scriverla. (18/11/2001)
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