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I bonellidi di Daniele D’Aquino
A partire dal ’93, per un po’ di anni le edicole furono invase da numerose serie italiane di formato bonelliano, accomunate da una breve vita editoriale e una qualità non eccelsa: Demon Hunter, Nick Turbine, Dick Drago, Bad Moon, sono solo alcune di quelle testate che qualche addetto ai lavori ribattezzò spregiativamente “bonellidi” (o bonelloidi). I giudizi delle riviste del settore non furono benevoli e tutti si accanirono senza troppi complimenti verso quelle pubblicazioni considerate, a ragione, di serie B. Azzardando un paragone, i bonellidi costituiscono nel fumetto quello che i poliziotteschi e le commediacce sexy anni 70 rappresentano nel cinema, bersagliati dalla critica ma apprezzati dagli amanti del trash. Chissà, fra qualche anno magari diventeranno dei cult, come “Roma a mano armata” o “ L’insegnante”... Fatto
sta
che
una
decina
di
quegli
albi,
acquistati
all’epoca
per
curiosità
(lo
so,
lo
so,
nessuno
è
perfetto),
li
ho
ora
qui
davanti,
riesumati
casualmente
con
mia
grande
sorpresa
da
pile
di
Dylan
Dog
durante
un
riordinamento
della
collezione.
Sinceramente
avevo
dimenticato
di
possederli
ancora
e
sfogliandone
le
pagine
impolverate
ho
provato
quasi
nostalgia
(!!!)
per
quel
periodo
in
cui
c’era
chi
osava
sfidare
la
corazzata
Bonelli
con
storie
a
volte
ingenue,
spesso
davvero
orribili.
Mettere
però
tutti
i
bonellidi
sullo
stesso
livello
non
sarebbe
giusto,
in
fondo
anche
la
bruttezza
ha
le
sue
sfumature
e
volendo
fare
una
sorta
di
classifica
tra
i
4
sopraccitati,
partirei
da
quello
secondo
me
meglio
(meno
peggio?)
realizzato,
ovvero
Bad
Moon,
serie
di
fantascienza
creata
da
Claudio
Bruneri
Fusi,
edita
dalla
Xenia.
Disegni
abbastanza
validi
(nello
staff
anche
Beniamino
Del
Vecchio),
sceneggiature
discrete:
su
Nathan
Never
si
è
visto
di
peggio,
tuttavia
ciò
non
ha
risparmiato
a
Bad
Moon
una
chiusura
prematura
dopo
appena
7
numeri. Peccato,
nonostante
gli
evidenti
difetti
e
limiti,
costituiva
tutto
sommato
una
lettura
piacevole. Sempre
edito
dalla
Xenia
e
qualitativamente
parlando
gradini
sotto
a
Bad
Moon,
piazzerei
Demon
Hunter,
il
più
longevo
con
i
suoi
3
anni
e
passa
di
permanenza
nelle
edicole,
quasi
un
record
per
un
prodotto
nel
complesso
mediocre. Il
protagonista
è
un
poliziotto
di
Manhattan
che
grazie
ad
una
pietra
fusa
nella
mano
ha
il
potere
di
trasformarsi
in
un
demone
pronto
a
combattere
la
mostruosa
stirpe
che
minaccia
la
nostra
esistenza.
Horror
spicciolo,
trame
lineari,
molta
azione,
grande
ricorso
a
vignettone
e
splash-page,
rapporto
(troppo)
diretto
con
i
lettori,
questi
gli
ingredienti
di
una
serie
volutamente
mirata
ad
un
target
adolescenziale. I
disegni
si
mantengono
su
un
livello
appena
sufficiente
e
su
queste
pagine
esordirono
alcuni
futuri
bonelliani
(Ernestino
Michelazzo,
Simona
Denna...),
che
a
Via
Buonarroti
hanno
migliorato
notevolmente
il
loro
tratto.
Per
dovere
di
cronaca
c’è
da
ricordare
anche
la
pubblicazione
di
un
albo
gigante,
segno
che
per
un
periodo
le
vendite
non
dovevano
essere
niente
male. Scendendo
ancora
lungo
la
scala
qualitativa,
edito
dalla
B.B.D.
Press,
ecco
Nick
Turbine
(che
nome...),
uno
psicologo
che
diventa
giustiziere
della
notte
per
vendicare
l’uccisione
della
moglie
e
lo
stupro
della
figlia. Tra
i
bonellidi
è
sicuramente
il
più
violento;
in
pratica
ogni
storia
è
costituita
esclusivamente
da
sparatorie,
aggressioni,
regolamenti
di
conti,
sangue
a
fiumi. E
se
all’assenza
di
un
intreccio
aggiungiamo
disegni
legnosi
e
scadenti,
si
spiega
perché
le
avventure
di
Nick
Turbine
durarono
solo
pochi
mesi. A
concludere
questa
breve
carrellata
non
poteva
mancare
il
“re”
dei bonellidi,
il
fumetto
considerato
quasi
unanimemente
il
più
brutto
mai
pubblicato:
Dick
Drago! La
volontà
degli
autori
di
sfruttare
il
successo
di
Dylan
Dog
(qualcuno
parlò
di
plagio)
è
palese
sin
dall’inizio:
stesse
iniziali,
stessi
colori
di
copertina,
stessa
impostazione
grafica. Il
quinto
senso
e
mezzo
dell’Indagatore
dell’Incubo
è
qui
sostituito
da
un
non
meglio
precisato
potere
paranormale
che
si
manifesta
con
lo
scintillio
degli
occhi
del
protagonista (sigh). In
Dick
Drago
tutto
è
terribilmente
malfatto,
soggetti,
sceneggiature,
disegni.
Non
si
salva
niente.
I
dialoghi
sono
involontariamente
esilaranti,
le
chine
sembrano
passate
con
una
pennellessa,
le
storie
riuniscono
in
un’accozzaglia
priva
di
senso
tutti
i
luoghi
comuni
sull’horror
(con
titoli
come:
“Le
tombe
della
luna
piena”). Dick
Drago
durò
solo
pochi
numeri
(chissà
come
mai!),
anche
se
ci
fu
un
curioso
quanto
vano
tentativo
di
salvare
in
extremis
la
serie,
cambiandole
il
nome
in
Dick
Demon,
svecchiando
il
look
dei
personaggi
e
introducendo
un
nuovo
staff
di
disegnatori
dal
tratto
più
dinamico.
Se
non
ricordo
male
uscì
solo
il
numero
zero... I
bonellidi
si
sono
estinti
insieme
a
Demon
Hunter,
anche
se
ogni
tanto
qualche
rivista
che
ambisce
a
seguirne
le
“gloriose”
orme
fa
capolino
nelle
edicole
italiane,
superando
raramente
il
giro
di
boa
dei
10
numeri.
Con
la
crisi
del
fumetto
che
spesso
non
consente
la
sopravvivenza
neanche
a
prodotti
di
buona
qualità,
però
sono
sempre
di
meno
(per
fortuna)
gli
editori
sani
di
mente
che
arrischiano
un’esperienza
simile. Tutti gli amanti dei bonellidi (bonellidiani?), che come me trovano in quegli albi un irresistibile fascino kitsch, si dovranno quindi accontentare di cercare i vecchi numeri nel reparto usato delle librerie specializzate o negli stand delle varie kermesse fumettistiche. Sono sicuro che saranno contentissimi di venderveli... (17/01/2002)
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