Jungle Town, un'occasione mancata

di Daniele D'Aquino

 

Jungle Town ™ & © Faraci / Cavazzano / DisneyJungle Town è un’occasione mancata.

Peccato, perché gli elementi per una buona storia c’erano tutti, a cominciare dagli autori: il talentuoso e prolifico Tito Faraci e quel maestro del disegno umoristico che è Giorgio Cavazzano.

Altro punto a favore è l’idea originale alla base della storia, cioè inserire una trama poliziesca in un universo narrativo popolato da diverse specie animali antropomorfe coscienti della propria animalità; questa percezione dei personaggi, insieme alle marcate diversità tra le razze, costituisce la sostanziale differenza con Blacksad, progetto edito da Dargaud che per tematiche e ambientazione ha qualche affinità con Jungle Town.

Tali elementi positivi purtroppo si sono concretizzati in una storia che avrebbe potuto essere memorabile e che invece non va oltre una piena sufficienza.

La colpa principale di ciò è da attribuire al fatto che Jungle Town era stato pensato come pilota di una serie poi scartata. Quindi la graphic novel che abbiamo tra le mani è il risultato riadattato di un progetto seriale (in un’intervista a Comicus, Faraci ha detto di aver aggiunto qualche tavola e di aver cambiato il finale), lasciato decantare alcuni anni in attesa di un contenitore opportuno per una storia così adulta. Il contenitore in questione è il quarto volume della collana Buena Vista Lab, l’unica testata Disney in cui poter attualmente pubblicare un’avventura con animali antropomorfi che compiono omicidi, discriminazioni razziali e fanno riferimenti sessuali più o meno espliciti.

Questo problema di natura editoriale si riflette in modo palese sullo svolgimento della vicenda, in particolare sul rispetto dei canoni  del genere poliziesco.

Infatti, se da un lato Faraci gioca con i clichè e i leit motiv del genere, interpretandoli in modo brillante, dall’altro la soluzione del caso è sbrigativa e banale, con un deus ex machina che rivela il colpevole. E in un poliziesco che si rispetti (e Jungle Town, nonostante tutti i risvolti sociali, è sostanzialmente un poliziesco) questo è inaccettabile.

Molto meglio le scene di vita quotidiana, in cui lo sceneggiatore ci racconta le vicissitudini delle famiglie dei protagonisti attraverso sketch e dialoghi ben riusciti.

Per quanto riguarda i disegni, Cavazzano (coadiuvato alle chine da Alessandro Zemolin) svolge davvero un ottimo lavoro. Il suo tratto pulito, unito alla forza espressiva con cui anima i personaggi, dà vita a tavole leggibili che valorizzano al meglio lo storytelling.

Nel complesso buona la colorazione, molto “trendy”, ad opera di Luca Bertelè & Manuela Nerolini, ed impeccabili, come sempre su questa collana, la veste grafica e l’apparato redazionale.

In finale ci troviamo tra le mani una storia godibile, ma resta il rimpianto per quello che avrebbe potuto offrirci una eventuale serie e soprattutto il dubbio sul perché un progetto dal potenziale così grande sia stato rifiutato.

 

Jungle Town, 82 pp. a colori, brossurato, Marzo 2006, € 6.90, Disney

 

Jungle Town ™ & © Faraci / Cavazzano / Disney

 

(3/06/2006)

 

   

 

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