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F - Motori in pista di Steven Lurex
La storia di Gunma, che prende il via nel suo paese natale, smorza i toni nella prima fase, regalando una narrazione irregolare e pacata, dedita se non altro ad introdurre la fisionomia ed i connotati generici della storia. Ben diverso è il prosieguo della vicenda, dove, una volta stabilite le parti, si smette di scherzare per diversi capitoli, ed il serio impegno proprio di ogni manga a sfondo drammatico impazza libero di lasciare il segno (non è Rocky Joe, anche se alcuni punti in comune si identificano qua e là….Igiri per esempio ricorda molto Rikishi!). Intendiamoci, pur regalando momenti intensamente tragici, i toni ballonzolano da pacati e umoristicamente gustosi (non in stile Gigi, che era pur sempre demenziale) a serie interazioni cerebrali con il mondo delle corse, di cui Rokuda si dimostra degno conoscitore (ma attenzione, resta pur sempre un manga, non aspettatevi il 100% del realismo), quindi gli amanti di una storia ad una sola corsia, potrebbero trovare leggermente fastidioso il passaggio progressivo da una situazione all’altra. In F si piange, si ride, ci si amareggia e si sospira. Dai contenuti decisamente adulti, ma non per la presenza di volgarità e nudi, bensì per un serie di situazioni difficilmente gestibili dalle esperienze di chi ha pochissimi anni alle spalle, questo fumetto un esempio di grande stile e voglia di raccontare una storia senza fossilizzarsi su un unico genere (i personaggi semi deformed ricorrono anche qui però). Giunto al 13 numero e già retrocesso solo alle fumetterie causa vari fattori, la testata avrebbe senz’altro meritato almeno una lettura, una che fosse accurata e non il semplice sfogliare il fumetto, non vedere crani sbattere al suolo ed accantonare la cosa come noiosa e superflua. I problemi legati allo scarso successo sono identificabili in alcuni errori della casa editrice (che di per se ha peccato d’arroganza in partenza, ma ben venga se il risultato è quello di poter leggere manga come F) in particolare nel non specificare accuratamente che F, non era un clone del blasonato Dash Kappei, che F proprio non aveva punti di incontri rilevanti con il caro Gigi, se non un autore che ha avuto il buon gusto e la fortuna di passare alla storia per almeno due creazioni valide. Detto dalla casa editrice stessa, e dai lettori accorati, tale appello potrebbe risultare come un grido d’aiuto, ma il consiglio spassionato che può dare un lettore neutrale, è quello di regalare una seria e concreta possibilità ad un fumetto che in fondo lo merita, e che viene penalizzato anche dalla mancanza del classico cartone della nostra infanzia a fargli da traino.
(14/07/2003)
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