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Ken, le origini del mito di Matteo Losso
La serie animata di “Ken il guerriero” per più di una generazione è stata un vero e proprio mito. Diversamente da tanti altri cartoon, quello di Kenshiro fortunatamente non è arrivato nel nostro paese passando attraverso il “filtro censorio” applicato da Rai e Mediaset, ma è stato importato da un network di piccole televisioni private, che ne hanno mantenute inalterate tutte le caratteristiche, anche l’estrema violenza di base che ha immediatamente attirato l’attenzione del pubblico. Trainato dal massiccio riscontro dell’anime in TV, il manga del personaggio è stato il pioniere del genere nel nostro paese, esordendo nel 1990 sulle pagine della rivista “Zero” della Granata Press per poi essere ristampato più volte in volumi monografici anche dalla Star Comics. Dopo quattordici anni arrivano in Italia anche le avventure inedite di Kenshiro, distribuite nelle edicole dalla Panini Comics sotto il marchio Planet Manga. Si tratta in realtà di un prequel alla serie che abbiamo conosciuto e ci narra la storia di un antenato di Kenshiro, che porta il suo stesso nome. L’ambientazione non è più il “western post-nucleare” della serie originale, visto che questo “Soten no Ken” si svolge in Giappone negli anni ’30. L’atmosfera originale, futuristica e fantascientifica, viene così sostituita da loschi intrighi che vedono coinvolti la criminalità organizzata ed il mondo della politica. Sebbene il contesto sia completamente differente, le due incarnazioni del protagonista si assomigliano molto e non solo esteticamente. E continua ad essere al centro dell’attenzione anche l’elemento principale delle storie, la divina scuola di Hokuto, con tanto di tsubo (punti di pressione) e nemici che esplodono dall’interno dopo essere stati semplicemente sfiorati. Lo scrittore Yoshiyuki Akamura, noto con lo pseudonimo di Buronson, in questa saga ha inserito parecchie novità, come i siparietti comici legati all'"identità segreta" di Ken, ed ha deciso di far collimare il suo più grande successo commerciale con la passione per le trame “hard-boiled” e le “yakuza stories”, già ampiamente trattate anche in “Sanctuary”. Il disegnatore Tetsuo Hara, invece, torna alla sua creatura più nota con lo stile di sempre e dimostra di essere l’unico vero interprete grafico di Kenshiro, riuscendo ad adattarlo senza stonature al mondo reale ed alla nuova epoca, con uno studio attento e credibile delle ambientazioni e dell'abbigliamento dei personaggi.
(5/5/2004)
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