Il domani di Joe

di Emilia Perri

 

Rocky Joe (c) Asao Takamori"Hai un talento fuori dal comune per la boxe che ti aiuterà a lavare via tutto! Ascolta, Joe... domani... per il domani..."

Danpei Tange, Rocky Joe n.1, p. 120.

Correva l'anno 1968. Il Giappone era in pieno boom economico: nei titoli dei manga e degli anime talvolta faceva capolino la parola "Ashita", ossia "domani" ("Ashita kagayaku" / Domani brillerà di Satonaka Machiko, "Ashita e Attack" / Attacco verso il domani – il nostro “Mimì e le ragazze della pallavolo”). Il domani: il domani sarebbe stato migliore. Anche se il presente era misero e dominato dallo squallore, nel domani si poteva, si doveva avere fiducia. A patto di darsi da fare, di lavorare sodo, fino allo sfinimento, oltre i limiti. Questo il messaggio di speranza, di coraggio, di forza, che circolava nei manga di allora, in particolare nei manga sportivi. E "Ashita no Jo" (Jo del domani), pubblicato in Italia come Rocky Joe in omaggio alla serie televisiva, non fa eccezione, anche se, in più, nell'opera sceneggiata da Asao Takamori, serpeggia costantemente un'inquietudine, un dubbio, che rende la misura del capolavoro: veramente questo domani sarà migliore? Varrà la pena bruciare l'arco della propria esistenza nell'attesa del domani? A ciascun lettore la propria personale risposta.

Rocky Joe (c) Asao TakamoriIn un giorno come tanti, in un quartiere-dormitorio di Tokyo, cammina un nuovo venuto, un ragazzo nei cui occhi brilla una luce selvaggia. Il suo nome è Joe Yabuki, e da bravo attaccabrighe si scontra prima con i teppistelli della zona e poi con un ubriacone, Danpei Tange, chiamato da tutti "vecchio pugilomane" a causa del suo passato da boxeur. Danpei, notato lo scatto del ragazzo, gli propone di imparare la boxe da lui. Ma il giovane non ne vuole sapere di ascoltare le fantasie di un ubriaco e prosegue per la sua strada. Il vecchio pugilomane, però, certo nel suo "fiuto" di scopritore di talenti, non lo molla, giorno e notte. Inizialmente Joe non sa cosa farsene del vecchio Tange, ma poi pensa di sfruttarlo per i suoi scopi: facendo finta di voler diventare un boxeur si fa mantenere da lui e gli spilla dei soldi. In realtà, anziché allenarsi, il ragazzo riunisce i bulli del quartiere e ne fa la sua banda privata, per darsi a truffe sempre più grandi. E' inevitabile: un giorno la polizia lo coglie in fallo e Joe è presto processato e condannato. A causa del suo comportamento violento, il ragazzo passa dal carcere a un riformatorio speciale: qui incontrerà il suo destino, nella persona di Rikishi. Tooru Rikishi è il rivale che il destino vuole per lui, è un pugile professionista: le strade dei due saranno fin d'ora indissolubilmente legate.

Questo il plot iniziale di un'opera considerata tra i capolavori della storia del manga: un'opera in cui il segno fresco, accattivante e dinamico di Tetsuya Chiba si sposa perfettamente con la visione amara, cruda e pessimista di Asao Takamori, vero mostro sacro dei manga negli anni Settanta, già autore di "Tiger Mask" ("L'uomo Tigre") e "Kyojin no hoshi" (Tommy la stella dei Giants). Una narrazione che cattura fin dalle prime pagine e che, pur con tutte le concessioni del caso (le esasperazioni -sia grafiche che narrative- tipiche dei manga dell'epoca), si imprime nella mente in modo indelebile, così come indelebile è il protagonista, vero fino in fondo nella sua ansia distruttiva. A lettura terminata, dopo l'inevitabile finale, una domanda non potrà che affacciarsi nel lettore: quale domani, per Joe?

 

“Rocky Joe” (Ashita no Jo) di Asao Takamori e Tetsuya Chiba

20 numeri, Star Comics, mensile, 4.20 E. Distribuito nelle sole fumetterie.

 

(25/10/2004)

 

   

 

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