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Akira Collection di Daniele D'Aquino
Siamo nel 2019, trentotto anni dopo la terza guerra mondiale in cui venne completamente distrutta la città di Tokyo. Ora su quelle rovine sorge Neo-Tokyo, che si prepara ad ospitare i giochi olimpici del 2020. In questo scenario post-apocalittico si sviluppano le vicende di una pletora di personaggi: bande di giovani teppisti, guerriglieri antigovernativi, bambini dai poteri straordinari, leader politici, militari, un’enigmatica sacerdotessa… “Akira” è uno dei capolavori indiscussi della letteratura disegnata. Scritto e disegnato da Katsuhiro Otomo in una decina d’anni, a partire dal 1982, le sue duemila e passa pagine sono state tradotte in tutto il mondo e hanno contribuito a sdoganare completamente i manga in occidente. Lo spunto per parlare di questa pietra miliare del fumetto mi viene fornito dalla sua ultima edizione, “Akira Collection”, pubblicata nei mesi scorsi dalla Panini Comics nella divisione Planet Manga: sei enormi volumi brossurati identici a quelli originali per formato e linea grafica (ma non per senso di lettura). Prima di questa ristampa, in Italia ne erano state pubblicate due edizioni. La prima, targata Glénat (1990-1994), riprendeva quella americana ed era composta da 38 albi a colori. Il fallimento della casa editrice causò la sospensione della collana al numero 36 e ci vollero quasi tre anni prima che la serie fosse portata a conclusione dalla Planet Manga (1997), che stampò gli ultimi due volumi conservando la medesima veste editoriale della Glènat. La stessa Planet Manga l’anno successivo propose una nuova edizione in 13 volumi in bianco e nero, caratterizzata da una migliore traduzione e dalla presenza di immagini inedite in appendice. “Akira” è una saga fantascientifica che ripropone alcuni degli stilemi e delle tematiche affrontate dall’autore giapponese nella sua opera precedente, “Domu”. Anche lì infatti ritroviamo bambini (o adulti con una mente di bambino) dai poteri devastanti e innovative soluzioni grafiche che faranno scuola. Le duecento tavole di “Domu” però sono un raccontino se paragonate all’ambiziosità e alla complessità di “Akira”. Il talento dimostrato da Otomo in questa opera monumentale risiede soprattutto nella sua abilità di story-teller. Sa raccontare, sa intrecciare una miriade di sottotrame mantenendo il ritmo sempre su altissimi livelli, sa giocare con i registri narrativi (commedia, avventura, dramma), sa gestire i rapporti tra i personaggi e la loro evoluzione. A un certo punto della lettura è riuscito a catturarmi così tanto da aver quasi desiderato che quella storia non finisse mai e che le vicende di Kaneda e Tetsuo andassero avanti come in un interminabile romanzo d’appendice. E poi ci sono i disegni. Espressivi, iper-dettagliati, spettacolari. Raramente in un fumetto si è vista una cura così maniacale per i particolari tecnologici e architetturali. Moto, navi, aerei, armi, edifici, sono rappresentati con straordinario realismo, così come le scene d’azione, tripudio di dinamismo e linee cinetiche. Menzione a parte meritano le scene di distruzione (su tutte il risveglio di Akira), vero e proprio orgasmo per gli occhi. Il formato gigante di questa edizione poi rende ancora più stupefacenti i disegni di un’opera che non può assolutamente mancare nella libreria di qualsiasi appassionato.
Akira Collection, 6 volumi brossurati in b/n, vol. 1-3 € 8.00, vol. 4-6 € 9.00, Set. 05 – Feb. 06, Planet Manga
Akira ™ & © Katsuhiro Otomo
(30/4/2006)
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