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L'uomo di latta di Matteo Losso
Nell’introduzione
alle storie, l’editor Giorgio Lavagna riassume perfettamente gli
stimoli che stanno alla base della nuova impostazione, voluta dallo scrittore e
fortemente sponsorizzata dalla dirigenza Marvel, che non ha neppure sentito la
necessità di inserire la serie fra gli albi “Marvel Knights” e “MAX”,
volendone fare un titolo maturo, ma al tempo stesso fortemente ancorato al
Marvel Universe. George, infatti, afferma che... ”E’ arrivato il momento di
dire addio ai supereroi come li abbiamo conosciuti nel ventesimo secolo, sia a
quelli ingenui e felici della Golden Age [...] sia a quelli cupi e psicotici
degli anni Ottanta e Novanta [...]. Qualcosa si è rotto per sempre nel vecchio
meccanismo, e i supereroi, caduti dal loro stato di grazia, si sono ritrovati in
una realtà alternativa che non avevano previsto. Questa.”. Ovvero, la
nostra... la realtà dei focolai di guerra sparsi in tutto il globo, degli
stermini di massa, della corruzione, della violenza quotidiana che nasce nelle
case e si propaga nelle strade, quella realtà già di per se profondamente
segnata dai peggiori istinti del genere umano, senza aver bisogno dei misfatti
orchestrati da super criminali o scienziati pazzi. E’ proprio in questo mondo
reale che Grell decide di catapultare Tony Stark, privandolo spesso e volentieri
dell’aiuto della sua armatura e rendendolo sempre più condizionato dal
precario stato di salute del suo cuore da sempre malato.
Nella
storyline “Miss Nessuno”, invece, Tony Stark passa dal “vero”
campo di battaglia della prima storia, alle tante piccole guerre ed atrocità
che si consumano nelle strade e nelle case delle metropoli di tutto il mondo.
La storia, infatti, è incentrata sul tentato recupero di una giovane
prostituta, vittima di abusi e violenze già in casa del patrigno, ma diventa
velocemente anche un’amara parabola sul pregiudizio, nonchè sui compromessi
inaccettabili e sul senso di impunità a cui l’ambizione ed il potere possono
portare. Sebbene
tra loro molto diverse, in entrambe le storie traspare costantemente un
sottofondo di disperazione ed impotenza, come se nessuno, neppure un
inarrestabile “uomo di ferro”, possa risolvere realmente i problemi delle
persone, ma debba limitarsi ad accettarne le conseguenze e tentare semplicemente
di arginarne i danni, senza poi necessariamente riuscirci. E tutto ciò si
sintetizza nelle tante figure femminili co-protagoniste delle varie storie,
che Grell riesce a delineare in poche battute, facendone immediatamente
personaggi tridimensionali, ma relegandole inesorabilmente al ruolo di
“vittime sacrificali”. Da sottolineare anche come Grell riesca ad
amalgamare queste nuove tematiche mature con l’abituale scenario in cui si
muove Tony Stark, fatto di alta finanza, pubblic relation, party e feste alla
moda, ma costringendo ai minimi storici il ruolo e l’importanza
dell’armatura. A differenza di altre gestioni della serie, infatti, sembra
palese che il vero protagonista non sarà Iron Man, con la sua armatura
scintillante e le sue armi dal potenziale devastante, ma proprio Tony Stark,
l’uomo dentro l’armatura, che, per risolvere i problemi in questo mondo
reale, sarà costretto a privarsi dei suoi vantaggi tecnologici. Per concludere
il discorso, nella prima storia, che festeggia anche la 50° uscita della terza
serie dedicata al character, Grell ripercorre nuovamente le origini del
personaggio, dandone una versione molto moderna ed accattivante.
Comunque sia, i lettori italiani non dovrebbero perdere questo albo: dopo averlo letto avranno sicuramente voglia di leggere le prossime storie di Iron Man prima possibile. Sembra che il vendicatore in armatura sia destinato a tornare nelle nostre edicole nel Giugno 2003, in una nuova mini di 3 sullo stile di “Iron Man Metal”, ma intitolata “Iron Man Tecno-Samurai”: una soluzione molto gradita, specialmente per via dell’ottimo rapporto prezzo/pagine/qualità, con una serie che sembra stia iniziando a raggiungere solo adesso i vertici più alti della sua pur storica produzione. (1/11/2002)
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