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Wolverine di Claremont / Miller di Fabio Volino
Con questa storia, però, il tutto divenne ancora più marcato ed ulteriormente descritto. E’ la storia che ha sancito un carattere fondamentale di James/Logan: quello di samurai rinnegato, senza un vero e proprio padrone e sempre in cerca di una nuova battaglia e di non perdere il proprio onore di guerriero. Ma è anche un uomo che sa amare e rispettare profondamente una donna: nello specifico l’indimenticabile Mariko Yashida, forte d’ animo quanto e forse più di lui, che sa sobbarcarsi sulle sue spalle il peso di una pesante eredità, quella della propria famiglia in sfacelo, e riportarla agli antichi splendori, anche a costo di sacrifici personali. Chris Claremont è qui al suo meglio: probabilmente l’ unico sceneggiatore ad aver colto il vero spirito di Wolverine, lo trascina in una lotta che non è solamente fisica, ma soprattutto interiore, volta a placare la bestia che è dentro di lui e che aspetta sempre di emergere. Una battaglia che è anche una questione d’ onore, che lui porta avanti nel rispetto del proprio avversario (sentimento non ricambiato, ma è proprio questo che distingue Logan, eroe atipico ma pur sempre eroe, dai suoi avversari). A dimostrazione che questo sceneggiatore, quando ha un disegnatore con cui si sente a suo agio, riesce a limitare la sua proverbiale verbosità (vi sono addirittura pagine prive di dialoghi e questo credo sia veramente una cosa eccezionale), a realizzare graficamente questa miniserie è stato nientemeno che Frank Miller. Intendiamoci, il Miller degli esordi, che a quell’ epoca iniziava ad allontanarsi dalle influenze derivate da Jack Kirby e Gene Colan per cominciare a delineare un suo particolarissimo ed inimitabile stile. Ne risulta dunque un tratto in certi punti acerbo, ma mai affrettato e comunque piacevole da vedere. L’unico peccato è che non sia stato premiato da una decente inchiostratura. In sintesi un’ opera che può ben definirsi miliare, per ciò che ha rappresentato, rappresenta e rappresenterà. Non se ne fanno più di questo tipo, ormai.
(17/2/2003)
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