|
|
Devil
giallo
di
Francesco
Farru
Tra
i molti e riconosciuti meriti dell’Editoriale Corno (su tutti
quello –fondamentale- di avere per prima portato in Italia i supereroi Marvel)
si nascondono anche difetti, errori, e scelte quantomeno discutibili. Se a
distanza di anni molte di queste “ingenuità editoriali” (penso
soprattutto alla pagina della posta, esplicitamente infantile, tutta un
“è più forte Hulk o la Cosa?”) possono essere tranquillamente
perdonate, altre meritano, ancora oggi, qualche appunto critico. Tra le
scelte editoriali che sicuramente rientrano sotto questa categoria ci sono
i vari “tagli” (non tanto di episodi quanto di singole pagine per pure
esigenze di formato), i rimontaggi (ad esempio la firma di Stan Lee
che spesso veniva rimontata
in modo che le due iniziali facessero supporre una “paternità” di Luciano
Secchi, al secolo Max Bunker, vero “padre e padrone” della
Corno) e certe astruse (e talvolta incomprensibili) ricolorazioni. Grazie
a queste “licenze” che si prendeva la Corno gli occhi dell’Uomo
Ragno spesso si ritrovavano inspiegabilmente gialli (!) e, per non
“sconvolgere” i lettori, si pensò bene di ricolorare il costume di Devil
(giallo nei primissimi episodi) presentandolo fin da subito col suo
classico rosso. Non è soltanto una questione cromatica ma, senza nessuna
velleità di aprire polemiche quantomeno anacronistiche, bisogna
riconoscere che quelle “pennellate” di rosso non nascondevano solo il
colore del primo costume del cornetto ma anche un lato importante del
personaggio e del lavoro originale dei vari Stan Lee, Bill
Everett, Wally Wood, Jack Kirby e Joe Orlando. Un
lavoro a cui Jeph Loeb e Tim Sale con la loro miniserie “Daredevil:
Yellow”, serializzata prima su Wiz e ora riproposta in volume,
rendano invece il giusto tributo. Il periodo del Devil giallo durò solo
una manciata di numeri, molto presto Matt Murdock si infilò il
costume da “diavolo rosso” con cui tutti lo conosciamo.Era un
cambiamento grafico e, allo stesso tempo, anche narrativo. Chi conosce
l’etimologia del sostantivo inglese “daredevil” infatti sa bene del
suo duplice significato : “scavezzacollo” e “diavolo temerario,
coraggioso”. Se quest’ultima definizione calza a pennello al Matt
Murdock di oggi, quello plasmato negli anni dalle cure di autori
decisamente “oscuri” come Gene Colan e Frank Miller, è
indubbio che la prima è quella più attinente al Daredevil delle origini,
un personaggio allora molto più solare, borioso, forse ingenuo e
nettamente “soap-operistico” . Ma la Corno non è stata la sola a
tentare di nascondere, di far dimenticare, questo primo cornetto. Solo
pochi anni fa infatti Miller in persona, col suo capolavoro “The
Man Without Fear” (la riscrittura ufficiale delle origini di Devil)
ha diciamo “glissato” su questo periodo della vita di Murdock.
Intendiamoci : Miller non nega affatto (al contrario degli albi Corno)
l’esistenza di un Devil “giallo”, è solo che, da subito (e forse
molto più credibilmente) ci presenta un eroe tormentato, cupo, talvolta
rabbioso, riducendo ai minimi termini il lato più leggero di quei primi
anni del nostro eroe. L’opera di Loeb e Sale non ha ne la portata, ne la
forza e ne le ambizioni del lavoro di Miller e Romita Jr. Non si
preoccupa affatto di andare a riscrivere la genesi di Devil. Come tutte le
altre miniserie “colorate” (Spider Man : Blue e Hulk : Grey)
è un divertissemant fuori continuity che ha il solo, preciso e dichiarato
scopo di prendere il lettore e ricatapultarlo indietro negli anni in un
clima forse (mai?) dimenticato. “Divertissemant fuori continuity” è
una definizione che non deve ingannare: non sto cercando affatto di
sminuire il lavoro di Loeb e Sale ma solo di inquadrarlo per quello che è:
un ottimo prodotto appositamente studiato per una vera e propria
“Operazione Nostalgia” (personalmente molto gradita). Operazione
nostalgia che, per i fan più fedeli, parte nel modo più commovente
possibile : “Karen, amore mio, ti scrivo anche se non ci sei più, la
mia speranza è vivere meglio il presente ricordando il passato……” .
Sono insomma i ricordi di Matt, angosciato dopo i luttuosi eventi di
“Guardian Devil”. E lui il narratore, la voce fuori campo, è lui che
scava nella sua memoria ricordando il periodo “giallo” . E le sue
tristi parole stridono meravigliosamente con le belle e solari
illustrazioni. E’ questa una delle migliori intuizioni di Loeb e Sale :
sottolineare quanto Devil sia cambiato negli anni affiancando ai toni cupi
e malinconici della voce narrante delle tavole solari , sapientemente
colorate in stile “retrò”, dove tutto è ancora tipicamente “anni
‘60”, dove fanno capolino villains bislacchi (su tutti il Gufo), dove
il triangolo amoroso Foggy-Karen-Matt la fa da padrone, dove il
nostro eroe, il nostro “scavezzacollo”, il più delle volte combatte
col sorriso sulle labbra . Siamo insomma lontani anni luce dai tempi di Bullyseye,
di Elektra, di Kingpin, di Born Again e di Guardian
Devil. Quelli che Matt ricorda sono insomma più gli anni del Devil
“scavezzacollo” che dell’ “uomo senza paura”. Sarà un caso che
“Yellow” in americano vuol dire anche pauroso ?
P.S.=
Anche se per “svegliarli c’è voluto un film, spezziamo una lancia a
favore della Panini che dopo anni torna ad investire sulle ristampe (già
annunciati Devil: Born Again, X-Men : Children of the Atom e Fantastic
Four 1,2,3,4) e speriamo in futuro di vedere molto altro, a “mamma
marvel” il materiale certo non manca .
DEVIL
GIALLO (brossurato, 144 pag, colore, 10 €
, Panini Comics) testi di Jeph Loeb; disegni di Tim Sale VOTO :
7/10
(12/5/2003)
Special
thanks alla redazione di elektra.too.it,
che
ci ha concesso di presentare questo articolo
originariamente
pubblicato sulla loro rivista.
|