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I classici del fumetto: Zio Paperone di Danilo Puce
Nelle commedie greche e latine il vecchio avaro e prestante un’attenzione maniacale alla salvaguardia del suo oro dalle mani dei ladri, non era solo la rappresentazione di un prototipo di personaggio. Non era la trasposizione sulla scena di un rappresentante della categoria di persone “taccagne”. Era tutta una ben più profonda metafora della vecchiaia, periodo della vita umana privo di stimoli, privo di sogni, privo di ideali, privo di spinte e di fantasia. L’unica cosa che ha la vecchiaia è rappresentato dall’ORO, ed essendo questo l’unico oggetto di cui la vecchiaia è in possesso, verranno messe all’opera tutte le forze per impedire che tale possesso venga sottratto. La rappresentazione dell’anzianità, in contrapposizione con la giovinezza, tipicamente simboleggiata nel giovane squattrinato, privo di soldi ma armato di sogni e speranze. L’oro
come simbolo e come metafora. L’oro che va oltre il valore materiale
ed assume un significato profondo. E’ questa la metafora contenuta in Paperone,
ed è il rapporto fra lui e lo squattrinato nipote a riprodurre le scene
dei teatri del mondo classico. Spiegare
al lettore CHI FOSSE ZIO PAPERONE, nell’introduzione del Volume,
significava non solo dover far capire al lettore che questo semplice
papero è uno dei maggiori protagonisti del fumetto, ad essere
“ricco” (se mi è concesso il gioco di parole) di sfaccettature
psicologiche. Significava non solo far capire che Paperone incarna in sé
il mito tipicamente americano del “self
made man” e del “capitalismo”, ed anche una rappresentazione
dei modelli classici, dell’oro come metafora, del vecchio avaro in
confronto al giovane povero. Considerando
che Martina è uno degli autori più prolifici, e che seppure sia stato
uno dei traduttori delle storie di CARL BARKS, abbia favorito ad
aumentare la rappresentazione negativa di Paperone tipicamente italiana,
era necessario spiegare in questo Volume che Paperon de’ Paperoni non
è affatto un personaggio negativo, ma bensì un personaggio dalla
personalità incredibilmente grande. E allora entra in gioco la scelta delle storie del Volume. Fantastica la scelta della storia di Barks, perfettamente affine allo spirito d’avventura tipico di ZP anche la scelta della storia di Don Rosa, ottima la decisione di inserire Romano Scarpa (uno dei migliori autori che rispetta molto più degli altri la psicologia e lo spirito di ZP), e interessante e buona la scelta della storia di Rodolfo Cimino. Quest’ultima, seppure non mi sia piaciuta tanto, rispecchia in una dimensione onirica e surreale l’ottimo simbolismo del DENARO come ALTER EGO di ZP, come parte della sua vita e pezzo della sua anima. Parte della sua vita, poiché il denaro ZP lo ha guadagnato tutto da solo, onestamente, e di ogni moneta o banconota si ricorda la storia. Pezzo
della sua anima, perché il denaro è il suo destino, il suo scopo, la
rappresentazione dei suoi sogni, dei sogni di quando ancora era un
piccolo lustrascarpe che guadagnava il suo primo decino, in Scozia. I disegni del Volume sono interessantissimi rappresentando perfettamente i diversi Paperoni usciti dalla mano di diversi autori (e persino alcune vignette di Barks eseguite in seguito per riempirne alcune mancanti a “LA STELLA DEL POLO” mostrano un Paperone diverso. Assistiamo quindi ad un’evoluzione grafica dell’autore stesso). Il Paperone di Barks è il Paperone classico, che ci mostra espressività sbalorditive che quasi fungono da specchio dell’anima del personaggio. Classico e riconoscibile è anche il Paperone di Don Rosa, autore che mostra uno stile tutto suo e molto bello nel disegno. Fra gli italiani si può distinguere il Paperone di Romano Scarpa, che non si distacca molto dal Paperone Barksiano nella grande varietà espressiva. Ed anche il disegno del maestro Giorgio Gavazzano, uno dei migliori disegnatori italiani, e non solo di storie di ZP (per le quali, ricordiamo, sta contribuendo all’importante successo internazionale “DRAGON LORD”). Di Barks non troviamo che una storia, ma la vita del fumettista, considerato “uno dei più grandi autori del Novecento”, è sicuramente pregna di importanti elementi per capire l’autore che ha segnato la nostra epoca con uno dei migliori personaggi mai inventati. Ed è a malincuore che viene designato il nome “DISNEY” come autore, in copertina al Volume dedicato a ZP. Non è stato Walt Disney a creare ZP, e nelle storie dedicate ai super-eroi non c’era scritto in copertina “Marvel” o “Dc”. Il Volume avrà avuto ottimi motivi per scrivere “Disney” invece che “Barks”, ma sarà quest’ultima ad essere per sempre “L’Uomo dei Paperi”.
(24/5/2004)
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