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Videogiochi e fumetti sono arte? di Daniele D’Aquino
Domanda
a
bruciapelo:
“Videogiochi
e
fumetti
sono
arte?” Tranquilli,
non
vi
trovate
in
uno
di
quei
quiz
a
risposta
multipla
ora
tanto
in
voga;
qui
avete
tutto
il
tempo
a
disposizione
per
ragionare,
anche
se
purtroppo
per
voi
non
si
vince
niente. La questione potrebbe sembrare accademica o quantomeno futile, in realtà penso che possa offrire qualche interessante spunto di riflessione. Prima
di
tutto
si
deve
stabilire
cos’è
l’arte.
Allora
apro
il
mio
buon
vocabolario
e
scopro,
tra
le
tante
accezioni
e
locuzioni,
che
l’arte
è
un’“attività
umana
che
si
compie
con
l’ingegno,
volta
a
creare
opere
a
cui
si
riconosce
un
valore
estetico
per
mezzo
di
forme,
colori,
parole
o
suoni”
A
me
sembra
che
videogames
e
comics
rientrino
perfettamente
in
questa
definizione.
Essi
sono
anzi
l’unione
di
più
arti:
letterarie,
figurative,
musicali,
cinetiche… Non
voglio
certo
affermare
che
tutti
i
giochi
e
i
fumetti
abbiano
un
valore
artistico,
per
carità,
va
ovviamente
fatta
una
distinzione
qualitativa
tra
le
persone
che
vi
lavorano
(ma
questo
vale
anche
per
cinema,
pittura,
scultura,
musica…);
da
un
lato
ci
sono
gli
artisti
(specie
contraddistinta
da
estro
e
genio)
dall’altra
i
mestieranti
e
gli
artigiani. Ma autori come Sclavi, Pratt, Moebius, Toppi, Miller, Hogarth, Breccia, Zezelj, Magnus, Battaglia, Pazienza, Eisner (la lista potrebbe essere lunghissima) sono artisti! Così
come
lo
sono
Molyneux
(creatore
di
Black&White,
spettacolare
simulatore
di
divinità),
Sid
Meier
(Civilization)
e
i
molti
altri
sviluppatori
ed
ideatori
che
lavorano
nell’ombra
delle
software
house. Purtroppo
in
pochi
la
pensano
così.
Videogiochi
e
fumetti
sono
continuamente
snobbati
dai
mezzi
d’informazione,
dall’intellighenzia
e
da
parte
dell’opinione
pubblica,
che
li
considerano
passatempi
per
ragazzi
e
spesso
li
usano
come
spregiativi
termini
di
paragone
di
forme
culturali
giudicate
più
nobili. Le
uniche
occasioni
in
cui
assurgono
all’onore
delle
cronache
sono
per
sterili
polemiche,
iniziative
speciali
o
illustri
dipartite.
Poi
di
nuovo
giù,
nel
dimenticatoio
mediatico. Molti storcono il naso quando sentono accostare la parola artista accanto ad un disegnatore o un programmatore. Ma
come,
nei
nostri
musei
fanno
bella
mostra
orinatoi
e
feci
inscatolate
(qui
il
naso
oltre
che
storcerlo
bisognerebbe
proprio
tapparlo)
e
vengono
totalmente
ignorati
capolavori
videoludici
e
delle
nuvole
parlanti? Tele
tagliate
e
ruote
di
bicicletta
sono
arte,
mentre
fumetti
e
videogames
sono
considerati
solo
uno
svago
adolescenziale,
un
divertimento
privo
di
dignità
artistica. Sarà
forse
che
i
numerosi
detrattori
hanno
una
visione
romantica
dell’arte,
libera
dal
mercato
e
dall’industria
editoriale?
Credo
che
di
fondo
ci
siano
grettezza
culturale
e
un’arrogante
mentalità
retrograda,
unite
a
tanta
ignoranza
e
luoghi
comuni. Probabilmente infatti molti di questi signori parlano senza cognizione di causa, al massimo avranno giocato ad un solitario sul Pc e letto di sfuggita qualche Topolino in età puberale. Li
invito
allora
ad
entrare
in
una
fumetteria
o
a
prendere
tra
le
mani
un
joystick.
Scopriranno
un
mondo
nuovo. Forse
cambieranno
idea
o
forse
resteranno
della
propria
opinione,
ma
almeno
saranno
liberi
dai
pregiudizi.
(10/05/2002)
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