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Fabio Civitelli di Giampaolo Giampaoli
Fabio Civitelli è uno dei disegnatori storici di Tex Willer. Ha dedicato oltre venti anni di carriera al mitico ranger del Texas. La sua collaborazione con la serie firmata da G. L. Bonelli è iniziata nel 1984 sul numero 293, pubblicato con il titolo “Gli ostaggi”, e prosegue tutt’oggi con continuità. Questo lungo percorso di maturazione professionale è stato caratterizzato dalla costante collaborazione con il soggettista e sceneggiatore Claudio Nizzi, con cui Civitelli da tempo ha stabilito anche un solido rapporto di amicizia.Il noto disegnatore è stato tra gli artefici dell’evoluzione grafica avvenuta nella saga di Tex, dando il suo contributo per un lento ma graduale innalzamento dei livelli qualitativi delle tavole. Tutto questo è stato possibile solo attraverso un lento processo di ricerca e di riflessione, che Civitelli ha ricostruito a noi di AmazingComics.it durante una chiacchierata amichevole.
Quanto è cambiato nei testi di Tex negli ultimi anni?
Il susseguirsi di vari disegnatori, che hanno interpretato il personaggio secondo i loro gusti grafici e la loro concezione del fumetto, inevitabilmente ha riversato il suo effetto sulle sceneggiature. Ma l’evoluzione del personaggio non è stata né causale né interamente affidata agli scrittori. Sopra tutto e tutti si è sempre posta la casa editrice, che ha cercato di indirizzare il cambiamento su direttive ben precise, finalizzate a preservare alcuni caratteri insostituibili del noto ranger. D’altronde nessuna serie classica, nemmeno quella del grande Tex, può essere immune da una graduale evoluzione. Penso che in futuro, con l’arrivo di ancora nuovi autori, il processo continuerà. Da parte mia concordo con l’editore nel preservare le caratteristiche fondamentali del personaggio, ossia gli aspetti grafici e i caratteri comportamentali che hanno reso Tex l’eroe di tante generazioni di lettori.
E a livello grafico cosa è cambiato?
Per quanto interessa il lavoro dei disegnatori, credo che l’evoluzione più significativa sia avvenuta nella qualità delle tavole. Ciò è stato possibile grazie ai tempi di lavoro più estesi, che permettono una rifinitura maggiore anche dei particolari. La decisione di allungare le scadenze di consegna è venuta proprio dalla casa editrice. Se pensiamo ai ritmi estremamente serrati di produzione a cui si sottoponeva Aurelio Galleppini e alla qualità che raggiungeva, credo che attualmente nessuno sarebbe in grado di eguagliarlo. Oggi le tavole presentano una rifinitura maggiore dei particolari delle armi e dell’abbigliamento e un’ambientazione storica più puntuale. L’innalzamento qualitativo permette di rispondere positivamente alle richieste di un pubblico estremamente esigente. Quando iniziò a lavorare su Tex a quale modello grafico si ispirò? “I nuovi arrivati per muovere i primi passi su Tex devono ispirarsi o al modello di Ticci o quello di Galeppini. Quando mi fu chiesto di scegliere non ebbi esitazioni. Ero da sempre un estimatore del grande disegnatore senese. Ticci rivela una concezione grafica del fumetto che condivido in pieno. Ma attenzione! Non dimentichiamo che sia lui che Galep si sono ispirati a loro volta alle tavole di Alex Raimond, il maestro per eccellenza di molte generazioni di disegnatori.
Quale genere di rapporto ha instaurato con Claudio Nizzi?
Dopo tanti anni di amicizia e di lavoro nutriamo una fiducia reciproca. Ci controlliamo a vicenda, ma sempre mantenendo una profonda stima l’uno per l’altro. Dietro la sua attenta supervisione ho ideato alcuni soggetti a cui Nizzi ha dedicato delle sceneggiature, che per me è stato un grande piacere disegnare. Il nostro lavoro in coppia è iniziato con Mister No, poi con Tex il rapporto si è consolidato. Attualmente ho iniziato una nuova collaborazione con Gianfranco Manfredi e spero di stabilire presto anche con lui uno stretto feeling.
Conosce gli altri disegnatori che collaborano alla serie di Tex?
Per rispondere a questa domanda è necessario fare prima una considerazione: sul personaggio dell’indimenticabile G. L. Bonelli hanno lavorato tre generazioni di disegnatori. Ai tempi di Galep oltre a lui si succedevano alle matite Letteri, Ticci, Muzzi e Niccolò. Attualmente, però, i collaboratori sono molto più numerosi e devo ammettere di non conoscerli tutti. Ho costanti e amichevoli rapporti con Villa, Fusco ma soprattutto proprio con Ticci. Con quest’ultimo relaziono più frequentemente poiché ho un rapporto professionale anche con sua moglie, che cura il lettering delle mie storie da diversi anni. Tra i giovani dell’ultima generazione ho avuto la possibilità di avvicinare i fratelli Cestaro, inoltre seguo con interesse la produzione dei miei amici Rossano Rossi, Marco Bianchini e Marco Santucci, che stanno proprio in questo periodo realizzando la loro prima storia, scritta da Boselli.
A suo avviso il fumetto può uscire dalla crisi di vendite?
Superare questo momento negativo non sarà per niente semplice. Si attende la nascita di un personaggio che possa dare linfa nuova al fumetto italiano, magari suscitando l’interesse del grande pubblico come a suo tempo ha fatto Dylan Dog. Pensate che negli anni Ottanta il mercato dei comics in Italia era più o meno nelle attuali condizioni e Sclavi, interpretando con il suo genio i sogni dei giovani di allora, riuscì ad incrementare le vendite. Risultati del genere, però, non si raggiungono da un giorno all’altro. Per questo la Bonelli si sta impegnando con le nuove mini serie e le storie autoconclusive a trovare la formula editoriale vincente.
La redazione di AmazingComics.it ringrazia Fabio Civitelli per l'incredibile gentilezza e disponibilità che ha dimostrato nei nostri confronti
(14/01/2007)
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