Arriva John Doe!

di Francesco Farru

 

John Doe (c) Recchioni / Bartoli / Eura EditorialeProviamo per un attimo ad immaginare di non aver mai sentito parlare di John Doe, dimentichiamo i due numeri zero, gli sketchbook, le interviste agli autori e tutte le altre anticipazioni forniteci negli ultimi mesi. Proviamo per esempio a calarci nei panni di un classico lettore Bonelli, uno che stamattina, come da consolidata abitudine, si è incamminato verso la sua edicola di fiducia per comprare l’ultimo numero di Tex o l’ultima uscita di Dylan Dog ottava ristampa. E proviamo anche a immaginarci il suo sconforto nell’apprendere che l’albo dell’amato beniamino non è ancora uscito. Che fare? Salutare l’edicolante e girare mestamente i tacchi, oppure mettersi a rufolare in quel mare misterioso di fumetti non Bonelli  in cerca di una lettura alternativa? Normalmente questa seconda ipotesi sarebbe stata scartata a priori. Oggi no. Oggi infatti, nascosto in mezzo a quegli infantili magna (…maghna, magma o come diavolo si chiamano), a quei fastidiosamente coloratissimi supereroi, proprio accanto a quei bei volumi Euramaster (“che però a quel prezzo col cavolo che glieli compro…6 euro ma siamo pazzi!!…ci compro Zagor per tre mesi”) ha visto qualcosa che gli ha attirato l’attenzione: un nuovo numero 1 Bonelli!!! “Evvai -pensa tra se e se- il Sergione nazionale ci ha regalato un nuovo personaggio ….come si chiama? John Doe…bello, come i cadaveri non identificati che ritrova la Scotland Yard dell’ispettore Bloch….sarà mica uno spin-off di Dylan Dog?….anche qui la costina dell’albo è nera…e guarda che bella copertina….diamogli una sfogliata va, vediamo a che attore assomiglia il protagonista……mah..forse è Tom Cruise e… toh! e questa chi è? Julia Kendall da vecchia?……e c’è pure uno uguale all’istruttore di Full Metal Jacket… via lo prendo!”.

Si, potrebbe essere proprio questa la reazione di un non attentissimo lettore Bonelli davanti al numero 1 di Jhon Doe (e probabilmente è quello che autori ed editore sperano) ma John Doe non fa parte della folta scuderia bonelliana . Al contrario esce sotto il non meno glorioso marchio Eura e, sperando che questo non spinga il suddetto lettore a lasciarlo sugli scaffali dell’edicola (ma purtroppo so già che qualche “integralista” si comporterà così) non ha assolutamente niente da invidiare ai vari Dylan, Nathan, Nick, Dampyr, Brendon e compagnia bella.

Ma guardiamolo più da vicino: John Doe, nuova creatura di Roberto Recchioni e Lorenzo Bartoli, si presenta con una bellissima copertina del suo ideatore grafico, Massimo Carnevale (e la prossima cover sembra ancora meglio!) e una confezione generale dell’albo (grafica, logo, colori) anni luce lontana dagli infimi standard Eura (vedi Dago Ristampa). Il suggestivo ed evocativo titolo/citazione scelto per questo primo episodio (“La Morte l’universo e tutto quanto”) non poteva essere più indicativo. La Morte infatti è sicuramente il tema centrale sia dell’albo in questione che della serie, ma non solo: la Morte è anche uno dei personaggi principali (e il parallelismo con l’omonima gaimaniana è naturale quanto scontato) ma, soprattutto, la Morte è il “mestiere” del nostro protagonista . “Mi chiamo John Doe, e che ci crediate o meno… sto solo facendo il mio lavoro” recita una delle più riuscite scene dell’albo, ma non immaginatevi il nostro come un killer a sangue freddo o qualcosa del genere. Niente di tutto questo. John Doe infatti è solo un semplice (si fa per dire) dipendente della “Trapassati INC”, un agenzia dall’intuibile settore d’occupazione. Se con Dylan Dog Sclavi ci ha fatto per tante volte vedere la “burocratizzazione” dell’Inferno, con Jhon Doe la “premiata ditta” Recchioni&Bartoli ci catapulta nella “burocratizzazione” della Morte, qui vista come una vera e propria holding finanziaria con tanto di uffici, dipendenti, segretarie e….falsi in bilancio!.

John Doe (c) Recchioni / Bartoli / Eura EditorialeMa torniamo al titolo dell’albo, “La Morte l’universo e tutto quanto”. Se della morte abbiamo già detto resta, in questa nostra apocrifa interpretazione, da attribuire un significato a quel “l’universo e tutto quanto”. Un significato che, molto probabilmente, è rintracciabile in quella che è la vera e propria “mission” di ogni numero uno: introdurre un nuovo personaggio, la sua ambientazione e tutto il cast dei comprimari . In una parola, un nuovo “universo” narrativo. E com’è l’universo di John Doe? Difficile dare giudizi dopo un solo episodio, ma quello che si può sicuramente già dire è che l’aria che si respira tra le pagine di JD è estremamente intrigante . Buone -e abbastanza originali per un “bonelloide”- le idee di partenza, ottimo il ritmo, serrati e quasi mai banali i dialoghi, interessanti (e ben delineati con poche battute) i personaggi, ma soprattutto un atmosfera generale che affascina. Ma allora, non ha difetti questo John Doe? No, inevitabilmente ci sono anche questi. Il più evidente è un eccessivo citazionismo spesso fine a se stesso (se risultano carini -e dovuti- i rimandi a Vanilla Sky/Abre Los Ojos, più difficile è digerire l’abusato -e francamente kitsh- “piano e mezzo” o le continue citazioni cinematografiche messe in bocca al protagonista) . Altre piccole “tirate d’orecchi” se le meritano la definizione di Entropia (c’è un mio professore che sta cercando gli autori…) o la scena del salto con la macchina, indegna conclusione di una sequenza -quella dell’inseguimento con le automobili- letteralmente mozzafiato. E con questo apriamo il capitolo disegni . Se delle spettacolari cover di Carnevale abbiamo già detto, restano da giudicare le 98 fitte pagine disegnate dal bravo Emiliano Mammucari. E qui rimango leggermente interdetto: tavole belle, veramente ben curate, si alternano a vignette apparentemente  tirate via e, nel complesso, lo stile di Mammucari appare meno “personale” di come visto ne “Il Dono Nero” della Montego. Non so se vi siano stati problemi di scadenze o se semplicemente la mole di lavoro di un albo di questa lunghezza condizioni in qualche modo un artista, quel che è certo è che comunque il più grande rimprovero da fare a Mammucari è quello riguardante la definizione del volto di John Doe, non sempre riconoscibile e quasi mai fedele al “model-sheet”(si dice così vero?) di Carnevale.

Concludiamo con una “nota” positiva per l’interessante apparato redazionale (che strano, ci dev’essere un curioso caso di omonimia tra uno degli autori ed un ex-redattore Magic Press…) ed un consiglio rivolto a tutti (anche e soprattutto agli “integralisti” Bonelli): “Accattativillo!”.

Buon John Doe a tutti.

 

(9/62003)

 

   

 

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