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Sin City di Antonio D'Alessandro
Robert Rodriguez (Dal tramonto all’alba, Spy Kids), grande fan del fumetto, nonché amico di Miller stesso, ha voluto seguire una parola chiave per la realizzazione del film: fedeltà, seppur parziale, che da comunque i suoi ottimi frutti. La trama non segue un vero filo logico e cronologico ed è divisa in quattro parti, ovvero quattro delle storie che compongono l’opera originale: Il cliente ha sempre ragione (tratto dalla raccolta delle storie brevi Alcol, Pupe & Pallottole), Sin City, Un’abbuffata di morte e Quel bastardo giallo. Per chi non conoscesse Sin City, si tratta di una serie di graphic novel totalmente ispirate ai classici del noir, perciò delinea un mondo malato, ma non troppo distante dalla nostra realtà, in cui il potere è in mano alla criminalità e alla corruzione, dove le prostitute non sono fragili e misere donne, ma combattono armate fino ai denti per la loro indipendenza, dove i nostri protagonisti, sebbene lottino per la giustizia, non si possono definire veri eroi dato che nel loro modus operandi non sono certamente dei santi.
Come ho scritto prima, la pellicola rimane molto fedele al concept originale: Il film è girato in bianco e nero, con qualche sprazzo di colore che accentua i particolari, la sceneggiatura è identica a quella del fumetto, sebbene con qualche variazione apprezzabile (stupenda la scena in cui Hartigan si rialza dopo il colpo al cuore) e i dialoghi sono anch’essi quelli originali, scelta che potrebbe essere apprezzata dal fan della serie così come dal neofita, che si potrebbe rendere conto della bravura di Miller nello scriverete testi e dialoghi molto coinvolgenti. La tecnica utilizzata nel film è quella del Chroma Key, ovvero... dopo che gli attori hanno recitato davanti ad uno schermo verde, sono state disegnate le scenografie in digitale, dando la sensazione di essere dentro il fumetto. A proposito dei vari sprazzi di colore: quando compaiono, solitamente rimangono fedeli all’opera (vedi il Bastardo Giallo, colorato, appunto, di giallo), ma Rodriguez ha voluto usare altri colori per evidenziare, ad esempio, il colore del sangue, dei vestiti o di alcune automobili. Interessante anche la scena in cui il poliziotto illumina con una torcia a Dwight e la sua pelle assume un colore reale. Tuttavia non potevano non mancare alcuni difetti, che però non intaccano la qualità del film: se la scelta di alcuni attori è stata perfetta come nel caso di Rourke e di Del Toro, altri attori come Devon Aoki o Powers Boothe, non hanno niente a che vedere con i loro ruoli (personalmente, proprio per quanto riguarda l’Aoki, avrei preferito Chiaki Kuryama, già apparsa in Kill Bill e in Battle Royale).
Stupefacente anche la colonna sonora, curata da Rodriguez stesso: sono tutte musiche azzeccate che danno un vero e proprio senso di noir a tutto il film, andando dal sax ai ritmi tribali. Infine non si può non menzionare la presenza di special guest director Quentin Tarantino, che ha girato la scena della macchina di Dwight e Jackie Boy per la modica cifra di 1 dollaro, in seguito ad un favore fatto da Rodriguez per la composizione della colonna sonora di Kill Bill per stessa cifra. L'aneddoto è curioso e interessante... e fa anche ben sperare, dato che secondo quanto dichiara da Tarantino, per il prossimo film su Sin City, vorrà essere pagato almeno 2 dollari. Concludendo, Sin City è una trasposizione realizzata veramente bene, che soddisferà i fan del fumetto di Frank Miller e potrebbe raccogliere nuovi appassionati, dato che da un'idea assolutamente fedele delle graphic novel. Consiglio questo film anche ai fan di Tarantino che potranno dilettarsi con alcune scene pulp.
Guarda il trailer di "Sin City"
Visita il sito di SIN CITY, il film
Sin City ™ & © Frank Miller
(3/06/2006)
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