John Doe (c) Recchioni / Bartoli / Eura Editoriale

 

Le immagini di questa intervista sono tratte da UBCfumetti

 

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Marco Cedric Farinelli

a cura di Stefano Perullo

 

Tavola da John Doe n°3 disegnato da Marco Cedric FarinelliCiao Marco e benvenuto sulle pagine virtuali di AmazingComics.it. Come è ormai mia consuetudine ti invito a presentarti ai nostri lettori parlandoci un po' di te. Chi è Marco Cedric Farinelli?

 

Sono nato a Londra , donde il mio secondo nome "british", trentasette anni fa… figlio unico di un diplomatico, ho trascorso i venticinque anni successivi a gironzolare per l'Africa, fermandomi in Italia giusto per le sessioni di esame presso la facoltà di Giurisprudenza di Roma e per svaligiare i negozi di dischi di qualsiasi cosa fosse anche solo lontanamente imparentata con l'Hard Rock (e con i Deep Purple in particolare)… quindi a ventisei-ventisette anni mi sono stabilito nella città eterna per prepararmi ad entrare in diplomazia, ma…

 

A che età ti sei detto: "Da grande farò il disegnatore di fumetti!"?

 

Premesso che i fumetti, o meglio la BD (giravo soprattutto l'Africa francofona), mi piacevano da sempre, per assurdo quella frase non l'ho mai declamata: prima di cedere a un sano realismo assecondando le speranze familiari, da grande volevo dedicarmi allo studio della comportamento animale… iniziai a disegnare proprio per illustrare i miei studi su Agamidi (dei lucertoloni africani) e felini… quindi continuai a farlo per divertimento. Sempre per divertimento, e per uscire un po' di casa mentre preparavo il concorso per la carriera diplomatica, cominciai a frequentare una scuola di fumetto dove insegnava uno dei miei idoli, Massimo Rotundo… dopo un solo anno venni messo al lavoro dai miei docenti, sia come disegnatore che come loro assistente nell'insegnamento… quasi senza accorgermene avevo compiuto il gran passo!

 

I genitori in genere ai propri figli prospettano carriere da statista o da avvocati rampanti, questa tua decisione che tipo di reazioni suscitò in famiglia?

 

mmmm… non ne furono certo entusiasti… considera anche che una svolta del genere presa di fatto ad un età non più giovanissima, dopo corsi di laurea, lingue e diplomi vari fatti con un solo disegno specifico, in famiglia fece un discreto botto… le acque si calmarono soltanto quando videro che si trattava di un lavoro che affrontavo con impegno e professionalità, non di una follia dettata dal desiderio di "fuggire" da ipotetiche difficoltà. Quella che non si rimise mai dal trauma fu la mia fidanzata di allora…

 

Come hai appreso le basi de disegno? Sei un autodidatta o hai seguito un corso di studi presso una delle tante scuole di fumetto disseminate per l'Italia?

 

Autodidatta. Come detto poco fa, ho frequentato un corso di fumetto, è vero, ma questo mi è servito più per i contatti che vi ho acquisito che per l'insegnamento in sé… il livello medio di una classe, nella mia esperienza, condiziona troppo verso il basso l'insegnamento, rendendolo inutile per quelli che magari hanno i numeri giusti.

 

Da quanto tempo lavori professionalmente nel campo dei fumetti? Ricordi qual è stato il tuo primo lavoro?

 

Le matite di 12 delle 22 pagine di Orfeo e Euridice, primo volume della collana i Grandi Miti Greci a Fumetti della DeAgostini… sette anni fa. All'opera avrò contribuito con una settantina di tavole.

 

Tavola da John Doe n°3 disegnato da Marco Cedric FarinelliI tuoi primi passi nel mondo del Fumetto (se non erro) li hai mossi nel campo dell'autoproduzione con la FACTORY. Perché un giovane aspirante disegnatore decide di tentare l'autoproduzione anziché proporsi come collaboratore di una casa editrice?

 

Furono i "secondi" passi… quelli compiuti in autonomia dalla studio (attualmente inesistente o quanto meno inoperativo da anni… almeno che io sappia) della mia vecchia scuola di fumetto. L'autoproduzione può avere tanti perché… la voglia di raccontare una storia in cui nessuno crede, di dimostrare di avere una professionalità di cui altri possono essere poco convinti, il desiderio, perché no, di guadagnarci (qualche anno fa era possibile, oggi è un lusso riservato a pochi…)… ma anche di mettere in piedi un gruppo di lavoro in grado di autopromuoversi al meglio e all'interno del quale fare circolare tecnica ed esperienza. Nel mondo del fumetto e della critica italiano la Factory è stata a mio avviso molto sottovalutata… dei nove che eravamo, chi non era professionista lo è diventato, e chi già lo era ha fatto carriera. L'unico che si è perso per strada, si fa per dire, è diventato un creativo di moda…

 

Dopo i tuoi primi lavori sei approdato alla EURA entrando a far parte del progetto JOHN DOE; come è avvenuto questo "incontro ravvicinato" con l'editore romano?

 

Era già da un paio d'anni che orbitavo intorno all'Eura dando una mano a RRobe con le matite (in alcuni casi il mio stile più rotondo viene anche fuori…). Quando è scattata l'operazione JD, si può dire che già mi trovavo in una posizione privilegiata per tentarne l'abbordaggio.

 

In una recente intervista Roberto "Rrobe" Recchioni (uno dei due co-creatori della serie) ci ha rivelato che ti occuperai delle matite del quarto numero di JD. A che punto sei con i lavori?

 

A un terzo… mi si prospettano quattro mesi MOLTO interessanti!

 

Sfogliando le pagine del "dossier John Doe" ho notato che per l'albo a te affidato ti occuperai solo delle matite, mentre le chine sono state affidate a Luca Bertelè. Come è nata questa collaborazione?

Nel comicdom nostrano la scelta di non occuparsi direttamente di chinare le proprie matite appare abbastanza anomala (se si escludono Montanari e Grassani non ci sono molti altri autori che lavorano in coppia) come è scaturita questa decisione? Credi che questa collaborazione avrà un seguito in futuro?

 

Non ho mai amato inchiostrare… per non so quale strano motivo, una volta ultimate le matite mi sento scarico, come se avessi esaurito il processo creativo... ritornarci su mi annoia, col risultato che finisco col rendere un pessimo servizio al lavoro svolto fino a quel momento. Di conseguenza mi sono sempre avvalso di inchiostratori, preferendo semmai compensare la minore somma percepita a tavola (discorso poco artistico ma molto pratico) con un più alto numero di tavole prodotte nel mese. Questa specifica collaborazione proseguirà? Me lo auguro… Luca (altro ex-Factory, a proposito) è un disegnatore completo, sebbene più versato verso il genere umoristico, e la sua interpretazione delle mie tavole non è affatto passiva… nel rivederle, che dico inchiostrate, abbellite da lui provo sempre un grande stimolo a ritornare al tavolo da disegno… mi fa sentire bravo! Detto questo, di tratta di un connubio che si sta perfezionando… prendi ad esempio il succitato "dossier"… quelle due tavole sono state la nostra prima collaborazione in assoluto, da allora molte cose sono già cambiate.

 

Ci puoi svelare qualche retroscena dell'avventura che stai curando? Un accenno di trama? L'ambientazione? Il titolo?

 

Umm…. Lei chi è, scusi? Come ha avuto la mia E-Mail?

 

Vignetta da John Doe n°3 disegnato da Marco Cedric FarinelliUna domanda che angustia molti lettori: Chi è John Doe?

 

John chi? Temo che abbia sbagliato indirizzo…

 

JD sarà, almeno a quanto pare dalle poche indiscrezioni sin ora trapelate, ambientata negli USA. Di che tipo di documentazione ti servi per disegnare una serie che è ambientata in una realtà differente dalla quella tua quotidiana?

 

Gli States ce li abbiamo in casa… film, telefilm, fumetti particolarmente realistici, depliant di agenzie di viaggio… internet! Documentarsi non è particolarmente difficile, e devo dire che sia Roberto che Lorenzo ci aiutano fornendoci già in partenza molto materiale specifico.

 

Apparentemente il personaggio di John Doe ha un volto modellato sulle sembianze di Tom Cruise. Come ti regoli per disegnarlo? Ti documenti con delle foto della stella Hollywoodiana oppure, dopo averne studiato il viso e sviscerate le principali caratteristiche, procedi "a memoria"?

 

In realtà Cruise è stato un punto di partenza, più un referente per l'ispirazione che per la realizzazione vera e propria. Tant'è che Roberto mi ha rimproverato di essere stato troppo a cercare la rassomiglianza a scapito dell'impressione che il personaggio deve comunicare. Se all'inizio avevo molte foto davanti a me, adesso disegno in relativa libertà. Ritengo che nel giro di pochi numeri il personaggio avrà finito con l'acquisire una sua specificità più "fumettistica"…

 

Rimanendo in materia di sembianze di attori cinematografici … Dylan Dog ha il volto di Ruppert Everett, Ken Parker quello di un giovane Robert Redford, Magico Vento quello di Daniel Day Lewis ecc. … secondo te aiutare il lettore ad identificare il personaggio di carta in uno di celluloide è una mossa vincente (dal punto di vista commerciale) o è semplicemente un sintomo di manifesta (ed auto-riconosciuta) inferiorità del medium fumettistico rispetto a quello cinematografico?

 

Mah… forse né l'uno né l'altro… quando si ha a che fare con molti disegnatori, indicare un attore, magari in un film specifico, semplifica di molto le comunicazioni… in alcuni casi forse anche con i lettori, non so… o forse non mi va di ammetterlo. Personalmente è una pratica che non amo, e nella mia ottusità fatico a riconoscergli una vera valenza.

 

Parallelamente alla carriera di disegnatore ti occupi della cura editoriale di alcune testate della DC Comics edite dalla Play Press. Come riesci a far coesistere queste due attività?

 

In questa mia prima esperienza non benissimo… tant'è che fino a Natale ho preferito dedicarmi integralmente alla Play Press, portandomi avanti di mesi col lavoro onde potermi adesso dedicare quasi esclusivamente alla realizzazione di JD. In futuro il problema non dovrebbe più porsi… per la realizzazione del numero successivo avrò più tempo a disposizione… inoltre ridurrò un po' la mole di lavoro Play (in alcuni momenti dell'anno scorso ho curato tre TP al mese… in futuro mi assesterò mediamente sui 9 a semestre). Ho altresì del tutto smesso di realizzare storyboards cinematografici… attività redditizia, ma troppo saltuaria. Per motivi meramente economici ero stato tentato di rinunciare piuttosto alla DC ma… la passione ha prevalso.

 

Copertina del I volume di Green Arrow (c) DC / Play PressCi puoi rivelare qualche indiscrezione riguardo i programmi editoriali della Play Press? Che cosa bolle in pentola per il secondo semestre di questo 2003?

 

A mio parere il piccolo evento sarà il riallineamento tra le collane in corso di pubblicazione che si verificherà in estate, in corrispondenza di Joker Last Laugh…. Le serie, salvo novità, saranno le quattro di Supes, le due principali di Bats (l'esclusa al momento è Gotham Knights), Wonder Woman, JLA, Green Arrow, la Doom Patrol… un piccolo tesoro su cui costruire le future programmazioni. In pratica l'unica serie non allineata con le altre sarà lo Spectre di DeMatteis, che in fondo è una collana abbastanza a sé stante. Probabile infine una chance per il nuovo Hawkman e per Selina. Continuo a deplorare l'assenza del Flash di Johns e Kolins… ma non demordo!

 

Secondo te, ci sono speranze di rivedere gli eroi della DC Comics di nuovo nelle nostre edicole?

 

Assolutamente sì. La storia delle edicole ci insegna che come presenza al loro interno il genere supereroistico ha conosciuto alti e bassi incredibili… adesso siamo in fase di bassa, ma non appena il mercato darà segno di ripresa o di potenziale interesse, sono certo che la Play-DC saprà cogliere il momento. Di certo è un argomento che internamente è stato ed è oggetto di costante valutazione.

 

Come è suddivisa la tua giornata lavorativa? Quanto tempo dedichi al disegno, quanto alla cura editoriale degli albi della Play?

 

Non saprei… comincio disegnando, passo alle traduzioni quando sono stanco… è un'attività che mi rilassa. Dopo un'oretta mi rimetto a disegnare… e così via. Certi giorni la matita non scorre, ed allora mi dedico ai redazionali… diciamo che non mi annoio (anche grazie al sottofondo Heavy Metal che normalmente accompagna le mie attività).

 

Da un punto di vista puramente creativo, qual è il tuo approccio al foglio da disegno? Cominci con lo schizzare sulla tavola le indicazioni dello scrittore, procedendo via via ad affinare gli schizzi oppure hai un metodo diverso?

 

Schizzo velocemente su un fogliaccio che già riporta la squadratura finale… poi ci torno su, possibilmente senza perdere tempo a cancellare, quindi ricalco al tavolo luminoso le masse sul foglio definitivo usando molto leggermente una matita azzurra, sul cui tratto infine ritorno con la mina nera definendo il tutto. Quindi sistemo gli sfondi ricorrendo, ove necessario, ai punti di fuga. In questo modo evito di pasticciare troppo sul definitivo… cosa che metterebbe in crisi l'inchiostratore.

 

Domanda a beneficio degli aspiranti disegnatori: quali sono i tuoi strumenti di lavoro?

 

Fabriano ruvida, mina azzurra e matite H o 2H. ma a nessun aspirante suggerirei di utilizzare questi materiali… troppo freddi. Se io ricerco detta freddezza, è anche per far sentire chi mi inchiostra libero di intervenire secondo il suo estro, senza imporgli troppi condizionamenti.

 

Che consigli ti sentiresti di dare ad un aspirante disegnatore?

 

Consiglierei di imparare ad osservare (il disegnarli discende di conseguenza) gli oggetti che ci circondano… telefoni, divani, monitor, tastiere… ai fini di una storia sono importanti quanto un muscolo o un mantello. Quindi di realizzare tavole, non pin-ups, dedicando alla regia e alla narrazione per immagini lo stesso tempo che si dedica ad imparare le basi del disegno.

 

Oltre a John Doe, quale altro progetto c'è nel tuo futuro? Altri progetti?

 

Dico, mi volete morto?

 

Credo proprio che sia tutto, vuoi aggiungere qualcosa?

 

Sì… che qualcuno tolga di mezzo le moviole calcistiche. Scherzi a parte… che mi ritengo fortunato nel far parte di un mondo lavorativo molto piacevole (mentre preparavo la tesi ho anche frequentato ambiti legali… brrrr!), e dove la collaborazione è moneta frequente. È un ambiente in cui ho a più livelli ricevuto più di quanto sia riuscito a ricambiare… penso in particolare a Rotundo e Morales agli inizi, per proseguire con Rrobe (soprattutto), Lorenzo (Bartoli, ndr) e Walter Venturi adesso, a Pasquale Ruggiero in altri campi… ma sto facendo torto a moltissimi altri. Non vorrei sembrare una sorta di Vispa Teresa, di capitoli "neri" ne ho avuti, eccome… ma mai in misura tale da offuscare un'opinione sostanzialmente positiva che ho del settore. A volte per vedere il sole bisogna soltanto aver voglia di uscire di casa…

 

Grazie!

 

Grazie a te…

 

Le immagini di John Doe utilizzate in questa intervista

sono tratte da www.ubcfumetti.com

 

(13/6/2003)

 

   

 

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