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I classici del fumetto: Maus
di Daniele D'Aquino
Già
un paio di volte, mentre l’iniziativa di Repubblica era in
corso, ho avuto modo di esprimere da queste pagine virtuali tutto il mio
plauso verso il progetto. Ora che la collana si è conclusa confermo il
giudizio positivo. E’ vero, qualche decisione può essere discutibile,
ma suvvia, non mi sembra sia il caso di mettersi a fare gli schizzinosi
e cercare la pagliuzza in un’iniziativa che ha ridestato
l’attenzione di molti sul fumetto. Dopotutto si tratta anche di una
operazione commerciale ed è comprensibile che abbiano proposto storie
meno classiche, ma che avrebbero incontrato l’interesse di un maggiore
numero di persone. In
questo pezzo vedremo più da vicino tre dei sessanta volumi pubblicati:
Maus di Art Spiegelman, L’arte di Will Eisner e L’arte di
Jiro Taniguchi. Tre grandi maestri, diversi nello stile ma
accomunati dalle intense emozioni che sanno regalarci. Iniziamo
da Maus, una delle opere che più ha scatenato le polemiche dei
lettori. Il motivo è presto spiegato: Maus è diviso in due parti e
Repubblica ne ha pubblicato soltanto la prima, poiché Spiegelman
non ha autorizzato la ristampa completa. A
dire il vero la prima parte (che si conclude nel 1944, con l’arrivo ad
Auschwitz) ha una sua compiutezza e può essere letta a sé stante, però
ciò non toglie che Maus è un romanzo che deve essere letto tutto. Perché
è un capolavoro. Attraverso
la toccante e dolorosa storia di una famiglia deportata, ci descrive uno
dei periodi più tragici della Storia: l’ascesa nazista, le leggi
razziali, i campi di concentramento. E lo fa con una narrazione che
alterna leggerezza e sofferenza, riuscendo a incantarci, a commuoverci,
a farci seguire con partecipazione i ricordi del padre dell’autore. Spiegelman
riesce nell’impresa impossibile di raccontarci l’orrore
dell’olocausto, senza rinunciare alla satira: “Mickey Mouse
è l’ideale più penoso mai esistito…basta con la brutalizzazione
giudaica della gente! Abbasso Mickey Mouse! Indossate la svastica” si
leggeva su un giornale tedesco degli anni Trenta e allora Spiegelman
raffigura gli ebrei come topi (i tedeschi diventano gatti e i polacchi
maiali). Di fronte ad opere simili mi sembra quasi imbarazzante sviscerare tematiche, livelli di lettura, lanciarsi in esegesi approfondite. Basterebbe scrivere “leggetelo, leggetelo, leggetelo”. E leggetelo tutto. Quindi, se avete comprato il volume di Repubblica, sfogliatene le rubriche (sempre molto interessanti) e poi andate ad acquistare la versione integrale, pubblicata da Einaudi a poco più di 12 euro.
Leggi anche: L'arte di Will Eisner - L'arte di Jiro Taniguchi
(13/5/2004)
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