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Massimiliano Bertolini

di Stefano Perullo

 

(c) Massimiliano BertoliniL'ospite del nostro, speriamo, confortevole salottino virtuale questa settimana è Massimiliano Bertolini. Giovane autore molto versatile e capace, col suo tratto molto pulito, di trasportarci dal cupo futuro in cui si muove NATHAN NEVER all'atmosfera ovattata e melensa che si respira sulle copertine dei romanzi rosa della Mondadori. Ciao Max, nel darti il benvenuto ti sottopongo al solito tormentone con cui hanno inizio le mie chiacchierate: chi è Massimiliano Bertolini?

 

Sono nato a Milano il 6 giugno del '67…Il mio hobby era il disegno! Adesso che è diventato un lavoro cerco di scoprire strade nuove per la mia passione. Da un paio d'anni cerco quindi di fare anche l'illustratore, che in questo momento mi diverte di più. Ah, poi naturalmente c'e' il mio grande amore Roberta, mia moglie.

 

Come è nata la tua passione per i fumetti? Ed a che età ti sei reso conto che oltre ad essere un lettore incallito avresti potuto anche provare a fare dei fumetti in maniera professionale?

 

La mia passione nasce da piccolissimo, sette otto anni, quando scoprii i fumetti della Marvel, allora li pubblicava la Corno. Mi piacevano da morire le atmosfere drammatiche e i superpoteri, ed ero profondamente affascinato dal disegno. Vedevo quelle anatomie che sprizzavano dinamismo e potenza, quegli scenari fantastici…e sognavo ad occhi aperti. Non posso dire con certezza quando cominciai a copiare quei disegni, ma non dovevo avere più di nove, dieci anni.

 

Come hai appreso le basi dell'arte di disegnare? Sei autodidatta oppure hai frequentato qualche corso presso una scuola di fumetti?

 

Ho il diploma scientifico, poi ho frequentato Lingue all'università ma ho mollato a metà, quando ho cominciato a lavorare a Nathan. Avevo circa 25 anni. Sono completamente autodidatta. Quello che so l'ho imparato spinto dalla molla enorme della passione, che mi ha fatto analizzare il lavoro dei miei modelli artistici, Buscema sopra tutti, e poi Adams, Kirby, Romita, e recentemente Alex Ross e Brian Hitch. Quando la gente si stupisce sapendo che ho fatto tutto da solo mi rendo conto che stanno parlando proprio del mio talento, una cosa di cui chi ne è dotato non si rende conto. A me sembra infatti tutto normale, non ho fatto "fatica", certo ho lavorato molto per migliorarmi, ma mi è venuto spontaneo.

 

Riporto testualmente dalla biografia presente sul tuo sito internet: "[…] si presenta speranzoso ad Antonio Serra, co-creatore e curatore della testata. La prima reazione di Serra è un invito a cambiare lavoro (sic!) [...]". Ho avuto modo di parlare con Antonio Serra e so quanto possa sembrare drastico nell'esprimere alcuni suoi giudizi od opinioni. Quale fu la tua reazione a quel "consiglio"?

 

Ci rimasi male, chiaramente. Ma, subito dopo avermi detto così, gli feci vedere delle tavole più vecchie di quelle che avevo preparato di Nathan, quelle per Fumo di China. Lui, vedendo il miglioramento fra una tavola e l'altra, mi disse che sicuramente potevo farcela, entro qualche mese, a sviluppare uno stile professionale. Dopo solo un altro paio di settimane, e altre due tavole, mi diede subito le tavole ufficiali di prova di Nathan. Era stupefatto dalla velocità con cui miglioravo. Io, come ho spiegato, non mi rendevo conto di nulla, a me sembrava di averci messo esattamente lo stesso impegno in tutte le tavole che avevo fatto…E così andammo da Canzio con le mie prove, e lui mi fece entrare nello staff.

 

Nathan Never (c) Sergio Bonelli EditoreQuanto tempo hai impiegato per disegnare le 96 pagine di "Sfida negli abissi" [NN 60]?

 

Per la "Sfida negli abissi" ci misi un anno e mezzo. Era la mia prima storia professionale, considerate che prima di disegnare quella storia, di 94 pagine, avevo fatto, in tutta la mia vita, non più di una ventina di tavole…Ero lento naturalmente. Lo sono ancora, ma meno.

 

Con quale animo affrontasti quel primo lavoro alla Bonelli?

 

Ehhh….Quando Antonio mi chiese se volevo entrare nello staff di Nathan fu come se Artù mi avesse chiesto di diventare uno dei suoi cavalieri. Ero sconvolto. Per Nathan disegnavano gli artisti italiani che più apprezzavo in quel momento: Castellini, Rinaldi, Bastianoni…Avevo tante idee sulla realizzazione della storia, e alcune riuscii anche a realizzarle…alcune inquadrature particolari dal basso, alcune panoramiche urbane, un certo look di Nathan…volevo che fosse bello, oltre che affascinante. Alcune caratterizzazioni di Nathan che avevo visto sugli albi non mi avevano convinto e volevo restituire al viso di Nathan la sua bellezza mascolina.

 

Alla consegna delle tavole di "Sfida negli abissi" ti sentivi completamente soddisfatto?

 

Certo, in quel momento si. Avevo la presunzione tipica dell'esordiente di talento. A rivederle adesso vedo tutti gli errori, specialmente di inchiostrazione. E' normale: disegnavo già abbastanza bene, ma per l'inchiostrazione è necessaria una tecnica che in quel momento ancora non potevo avere…Però se penso che anche Buscema era un grande disegnatore ma un pessimo inchiostratore un po' mi consolo. Peccato che lui ad inchiostrarlo avesse gente come Ernie Chan e Alfredo Alcala, mentre io dovevo far tutto da solo!!

 

Osservando oggi quel tuo primo lavoro, alla luce di una notevole evoluzione grafica del tuo stile, che tipo di emozioni suscita in te?

 

Simpatia e tenerezza verso il me stesso di allora, sono cambiato tanto non solo come disegnatore ma anche come persona. Mi sono sposato, ho una casa tutta mia (almeno quando avrò finito col mutuo…), ho vissuto esperienze e ho responsabilità che neanche mi sognavo allora.

 

Osservando i numeri di copertina degli albi da te disegnati, direi che in media produci un albo ogni 12 mesi circa. Quanto tempo impieghi per realizzare una tavola?

 

In effetti ci metterei, volendo, anche solo otto mesi per una storia. Ma mi sto dedicando anche ad altre cose, come l'illustrazione, appunto. Per una tavola ci metto al massimo un paio di giorni. Se poi sono a colori e' un altro discorso.

 

Recentemente hai dichiarato: "Dopo avere finito "Citta' violenta"[NN 126] mi sentivo a un punto di svolta. Mi sembrava con quell'albo di avere raggiunto quella pulizia che avevo ricercato a lungo, ma questo non voleva dire che lo stile in sé non fosse migliorabile. Avevo infatti ricevuto una serie di critiche che mi facevano notare come il mio modo di disegnare fosse troppo classico e un po' datato, con un approccio più da illustratore che da fumettista." Quanto è stato impegnativo rimettersi in gioco ed elaborare uno stile che ti convincesse appieno?

 

Molto, però ne sentivo il bisogno io per primo. Volevo uno stile più moderno e istintivo. Ci sto ancora lavorando e qualche risultato si vedrà nella prossima storia.

 

Nathan Never (c) Sergio Bonelli EditoreIn che cosa è consistito questo cambio di stile?

 

Essenzialmente il disegno è rimasto uguale, quella che è cambiata è l'inchiostrazione. Adesso ripasso senza preoccuparmi troppo della bellezza del segno in sé, il risultato finale è più "impressionista", se mi passate il termine. Si vede già abbastanza bene nelle ultime tavole di "Sfida nello spazio".

 

Tu sei uno dei pochissimi autori nostrani che ha un proprio sito internet (www.maxbertolini.com) ed aggiungo che oltretutto sei anche tra i pochi lo aggiornano con una certa frequenza. Nel contesto del tuo lavoro che importanza può ricoprire un sito?

 

Per il mio lavoro d'illustratore ha un importanza decisiva. Mi consente di avre un portfolio on line visibile da tutto il mondo. Per i fumetti conta meno, ma conta. Credo che molti autori non abbiano il proprio sito perché non sono abituati all'uso del computer, che io invece utilizzo molto per le illustrazioni a colori. Per loro, specialmente i più anziani, il computer è ancora un tabù. E' una questione in parte generazionale e in parte di mentalità, che per molti è ancora artigianale e poco "imprenditoriale". Io credo che per potersi vendere sul mercato sia indispensabile una buona pubblicità. Questa, unita a un buon prodotto, alla fine porta dei risultati. Il sito web è una pubblicità eccezionale.

 

Quanto è importante per te il dialogo con i "tuoi" lettori?

 

Molto. Mi piace sentire le loro opinioni, i commenti sul mio lavoro. Ho un dialogo continuo via mail anche con molti giovani disegnatori che periodicamente mi fanno vedere i loro lavori. Se loro impegnano una parte del loro tempo per scannerizzare i lavori e spedirmeli, contando sulla mia esperienza per un giudizio, io posso sicuramente trovare il tempo per rispondere e dargli dei consigli.

 

In rete si parla molto dei prossimi sconvolgimenti che riguarderanno l'universo di Nathan Never. Ci puoi rivelare qualche indiscrezione inerente la trama? Per quando è prevista - orientativamente - la data di inizio di questa cataclismatica story line?

 

Sorry, per queste cose dovete chiedere agli sceneggiatori. Io non ne so molto. Però ti posso dire che a me è stato chiesto di finire la mia storia a cui sto lavorando adesso per febbraio, perché dopo d'allora cambierà tutto nell'universo di Nathan.

 

Sarai coinvolto nella realizzazione di qualcuno dei capitoli di questa saga che promette di sconvolgerci?

 

Credo di no.

 

Da quasi un decennio la tua carriera di fumettista è incentrata sulle gesta di NATHAN NEVER. Hai mai avvertito l'esigenza di dedicarti a qualcosa di diverso?

 

Si. Sto lavorando molto come illustratore e sto preparando delle storie mie. Te ne allego una tavola…. Ma e' tutto top secret per ora.

 

(c) Massimiliano BertoliniDa un punto di vista puramente creativo, qual è il tuo approccio al foglio da disegno? Cominci con lo schizzare sulla tavola le indicazioni dello scrittore, procedendo via via ad affinare gli schizzi oppure hai un metodo diverso?

 

Leggo la sceneggiatura e cerco di capire quello che vuole lo sceneggiatore. Poi comincio a disegnare dalla prima vignetta in alto a sinistra, prima uno schizzo che poi riporto sul tavolo luminoso sulla tavola. Non faccio lay out perché ho tutto chiaro in mente quando comincio.

 

Come si differenzia, invece, il tuo approccio ad una copertina per un romanzo della collana Rosa Mondadori o della collana "I Gialli"?

 

Beh, è tutta un'altra cosa. Per i rosa devo rendere un periodo storico abbastanza preciso e poi disegnare i personaggi in atteggiamenti passionali. E' divertente perché mi piacciono i costumi d'epoca e le belle ragazze che devo rappresentare. Parto da una foto che poi rifaccio con la tavoletta grafica e la penna ottica sul computer, un Mac. Per i gialli che ho fatto mi sono divertito a rendere l'atmosfera cupa degli omicidi.

 

Ti senti più disegnatore o illustratore?

 

Entrambi, ma adesso mi diverto più come illustratore. C'e' una differenza essenziale: nei fumetti devi raccontare con delle sequenze d'immagini, nell'illustrazione hai una sola possibilità e ti devi giocare tutto con quella. Lo trovo un lavoro più appassionante, in questo momento della mia carriera.

 

Quali sono i tuoi strumenti di lavoro?

 

Uso dei pennarelli calibrati indelebili, "pigment liner" della Staedtler, dallo 005 allo 05. Poi pennarelloni sempre indelebili Pentel a punta tonda per le campiture. Per i fogli normalissimi Fabriano A4 lisci. Per le illustrazioni faccio tutto al computer, disegnando sullo schermo con la penna ottica e la tavoletta grafica Wacom A4 oversize, quasi un a3 come superficie.

 

Come strutturi la tua giornata lavorativa tipica?

 

Arrivo in studio alle 10:30 (!) e mi metto sotto con Nathan. Nel pomeriggio cerco di dedicarmi alle illustrazioni, quando non devo rispondere a tutte le tue domande… Finisco verso le 19:30 e vado a casa con mia moglie.

 

Osservando la tua attività di copertinista evidenzi una grande confidenza con l'uso del Photoshop e, più in generale, un'ottima padronanza nell'uso dei colori. Non ti dispiace che la tua attività di fumettista si esplichi principalmente in un mercato in cui l'uso del colore è pressocchè nullo?

 

Altroché! Ma non ci posso fare nulla, a meno di non fare cose mie…..

 

May Fray (c) Sergio Bonelli EditoreC'è una critica che ti fa davvero imbestialire?

 

All'inizio mi dicevano che mi ispiravo troppo a Castellini. La cosa m'infastidiva, anche se c'era del vero, perché io e Castellini non abbiamo fatto altro che ispirarci agli stessi modelli, Buscema e Adams, solo che lui è arrivato prima di me! Quello che a molti sfuggiva è che entrambi avevamo mutuato dai disegnatori americani degli anni 70 gli stessi stilemi grafici. Certo che vedere un italiano che disegnava con uno stile così puramente classico americano, per me, vecchio amante dei comics, era un vero divertimento! Ora che ho una coscienza più critica del mio lavoro mi sono allargato a settori molto lontani dal fumetto, e i miei riferimenti, anche se non ne ho di precisi, si rifanno all'arte in generale. Amo, Alex ross, ma anche Rockwell, Remington, Parkinson e Wheelan.

 

Sei un lettore di fumetti? Quali fumetti ti piace leggere?

 

Non ne leggo quasi più, a parte quelli che mi portano i miei ragazzi a scuola. Mi sono piaciuti Authority, Planetary e alcune cose di Ultimates.

 

Qual è il tuo sogno di disegnatore?

 

Il cinema. Fare il concept visualizer o il character designer.

 

Per me è tutto, vuoi aggiungere qualcosa?

 

Mi ha fatto piacere vedere che eri così preparato sul mio lavoro, hai fatto un bel lavoro di ricerca prima di farmi le domande e l'ho apprezzato.

 

Grazie!

 

A te.

 

(2/07/2003)

 

   

 

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